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La disavventura

Pagano la caparra ma le camere non ci sono: due famiglie bergamasche truffate a Rimini

L'hotel di Marebello è stato sgomberato dalle forze dell'ordine: più di 500 le denunce a carico della struttura

San Giovanni Bianco. Caparra già versata, ma le camere non ci sono. Questo l’amaro inizio di vacanze per gli ignari ospiti dell’Hotel Gobbi, a Marebello di Rimini, che ha registrato quasi 500 prenotazioni a fronte dei 40 posti disponibili.

Una truffa portata avanti per settimane, in questo periodo estivo, che ha visto clienti (attratti da prezzi vantaggiosi, soprattutto nella settimana di ferragosto) mandati via dalla struttura per insufficienza di posti, nonostante la regolare prenotazione e il versamento di una caparra. Una caparra mai restituita.

Un raggiro che ha visto protagoniste, loro malgrado, anche due famiglie della Valle Brembana. “Abbiamo visto l’offerta della struttura sul sito Booking.com –  spiega I.M. – quindi abbiamo deciso di contattare direttamente l’Hotel Gobbi per avere un preventivo per due camere nel periodo dal 7 al 14 agosto.

Dalla struttura poi ci lasciano il numero di un responsabile, che contattiamo via WhatsApp per alcune informazioni. Prenotiamo due camere da tre persone e ci chiedono una caparra di 400 euro, 200 a camera. Abbiamo fatto il bonifico il 23 giugno, ricevendo in seguito una mail dalla struttura alberghiera con la conferma del pagamento effettuato e della prenotazione”.

A fine luglio, però, cominciano ad uscire le prime notizie su una possibile truffa effettuata ad ignari clienti dell’hotel. “Contattiamo subito la struttura, ma non risponde più nessuno, nemmeno al numero che ci avevano lasciato per la prenotazione. Chiediamo allora ad un amico del posto di recarsi all’hotel, per cercare di capire la situazione. Parla con un dipendente, che spiega come il proprietario non c’entri nulla, perché l’hotel è in gestione ad un’altra persona”.

I titolari del “due stelle”, infatti, risiedono a Druento, nel Torinese, mentre la famiglia Baietta, proprietaria dell’albergo, ignara della truffa (e in arretrato nel ricevere i pagamenti dell’affitto), sta cercando di riottenere la restituzione della struttura.

“Dipendente che, però, conferma la disponibilità delle due camere che avevamo prenotato, nel periodo richiesto. Non volevamo rischiare di andare lì e trovarci senza stanze, visto che venivano registrate sempre più denunce di truffa a carico dei gestori della struttura.

Abbiamo deciso allora di sporgere denuncia presso i carabinieri della zona e anche a San Giovanni Bianco, spiegando che, nonostante le prime denunce e le notizie che stavano uscendo, all’interno dell’hotel continuavano nel proprio intento. Carabinieri di zona che ci confermavano più di 500 denunce a carico della struttura”.

La truffa, nel frattempo, proseguiva: oltre alle stanze fantasma, è iniziato a singhiozzare anche il servizio- ristorazione. “Siamo in contatto con una ragazza che aveva prenotato nel nostro stesso periodo e che è riuscita ad avere la camera prenotata. All’arrivo hanno dovuto versare in anticipo l’intero importo del soggiorno ma, dopo un paio di giorni, non hanno più potuto accedere ai servizi di ristorazione”.

Clienti truffati e servizi a singhiozzo, fino alla mattinata di venerdì 12 agosto, quando la Polizia Locale di Rimini e la Polizia di Stato hanno iniziato lo sgombero dell’Hotel Gobbi, perché la struttura non risultava in regola con le norme antincendio.

Nel frattempo, i 500 clienti truffati hanno creato un gruppo su Facebook per denunciare i singoli casi: il giro d’affari, secondo gli avvocati e le associazioni dei consumatori, ammonterebbe a 800mila euro, tra caparre incassate e fornitori non pagati.

“Abbiamo sporto denuncia e abbiamo chiesto in banca il richiamo del bonifico, ma ormai è già passato del tempo – spiegano i protagonisti di questa disavventura – . Adesso vediamo come muoverci, sperando di riuscire a riavere la somma versata per la caparra”.

Una denuncia della vicenda arriva anche da Federconsumatori Emilia Romagna. “Caparra versata e prenotazione annullata, dei gestori dell’hotel naturalmente non c’è traccia – si legge sul comunicato dell’associazione – . Purtroppo non è l’unico caso e non riguarda solo gli hotel. Per questioni burocratiche, il provvedimento di chiusura è stato notificato in queste ore; l’Associazione Albergatori Rimini ha fatto sapere che i gestori sono persone note, non nuove a episodi di questo tipo con altre strutture.

La struttura alberghiera è in affitto come circa il 50% degli alberghi riminesi, situazione che non aiuta ad elevare la qualità dell’offerta ricettiva. Vorremmo confrontarci in merito ad uno strumento che potrebbe orientare e supportare i turisti, coadiuvandoli, anche in rapporto con le Forze dell’Ordine, dalla fase di scelta del soggiorno fino agli eventuali problemi che possono emergere al termine della vacanza.

Uno strumento ed un servizio che contrasti una concorrenza che ha frequentemente al centro una proposta di prezzi e proposte troppo allettanti e perfino irreali, dietro ai quali si possono nascondere fenomeni di evasione ed irregolarità varie.

Anche per questo riteniamo utile far crescere esperienze e relazioni come quella che proponiamo, che da un canto innalza il livello qualitativo del nostro sistema, sino al post vacanza, e dall’altro contrasta i rischi interni di abbassamento della qualità, di inseguimento del “massimo ribasso” al di sotto della soglia di legalità, con effetti di immagine negativi su tutto il sistema turistico emiliano romagnolo”.

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