Sorisole. “Quando accoglieva i bambini all’asilo, Lionella si inginocchiava, si metteva alla loro altezza e li abbracciava. È stata come una mamma per tutti i piccoli che l’hanno avuta come maestra. Erano la sua gioia, per lei andare tutte le mattine all’asilo non era un lavoro, ma una vocazione”.
L’amico Davide ha le lacrime agli occhi ricordando Lionella Bonzi, la donna di 59 anni residente a Sorisole deceduta mercoledì in un tamponamento lungo la A1, in provincia di Firenze.
Era insieme alla figlia Francesca, 32 anni, stavano tornando a casa dopo aver fatto visita ad un’amica suora in Toscana: “Erano andate a pregare le icone – spiega Davide -. Non si dice “dipingere” le icone, si dice proprio pregare, perché è un atto di meditazione, di spiritualità”.
Lionella era molto credente, aveva un grandissima fede. “L’ho sentita proprio quel giorno, via messaggio. Verso le 11 mi ha mandato delle fotografie della fraternità di Romena, una pieve a Pratovecchio, in provincia di Arezzo, attorno alla quale è nata una comunità spirituale che richiama pellegrini da tutta Italia. Mi ha pensato e mi ha inviato gli scatti con uno dei suoi messaggi pieni d’affetto”.
“Con Lio ci siamo conosciuti anni fa. Facevamo parte di un cammino di preghiera per giovani coppie e famiglie nato nel 1988 su proposta di don Nicola Ati – racconta Giusi, cara amica della 59enne -. Ci siamo trovati una volta alla settimana per almeno 15 anni. Lei era figlia spirituale di don Nicola, perché con lui aveva affrontato anche un percorso individuale. Ora sono in paradiso insieme”.
La donna inviava messaggi carichi di significato alle persone che amava. Ora che non c’è più, gli amici cercano conforto postando le sue parole sulla chat del gruppo di preghiera. Scriveva a Livia, circa un mese fa: “Dobbiamo gustare i momenti sereni della vita, per prendere forza per quelli difficili”. A Giuliana: “Siamo tutti luce… a volte però ce lo dimentichiamo e guardiamo gli altri con giudizio e con occhi di male. Però niente può spegnere, nemmeno l’invidia, la nostra vera luce. Ti abbraccio”.
Per lei gli abbracci erano fondamentali. “Durante il Covid era un dramma – continua Davide -, non potendo stringerci fisicamente mimava il gesto, ci teneva a farti capire che ti voleva bene. Era una persona davvero disponibile e solidale, così come lo era la sua mamma prima di ammalarsi. Aiutavano sempre tutti”.
Giuliana prosegue: “Era una donna dall’animo gentile e delicato, sempre rispettosa e discreta, determinata nelle prove della vita. Aveva sempre uno sguardo di speranza nel futuro e sapeva trasmetterlo con poche efficaci parole. La fede era la sorgente di questo suo modo di essere”.
Non appena il magistrato darà il nulla osta per la sepoltura, la salma di Lionella tornerà a Petosino e ad attenderla troverà tutti coloro che le volevano bene. “Organizzeremo momenti di preghiera per accompagnarla”, dice Giusi.
La figlia Francesca, 32 anni, ha un femore rotto, diversi traumi ed è ricoverata all’ospedale di Firenze ma fortunatamente è fuori pericolo. Lionella Bonzi lascia anche un’altra figlia, Valentina, di 33 anni, la mamma, il papà, il fratello Fulvio e tantissime persone che l’hanno conosciuta e apprezzata.
Gli amici mostrano un suo ultimo, calzante, messaggio: “Siamo tutti visitatori in questo tempo e in questo mondo. Siamo solo di passaggio. Il nostro compito qui è osservare, imparare, crescere, amare e poi tornare a casa”.
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