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Ambiente

Morìe di pesci, schiume, idrocarburi: aumentano gli sversamenti nei corsi d’acqua bergamaschi fotogallery video

Nei primi otto mesi del 2022 sono già 38 gli interventi di Arpa, contro i 32 di tutto il 2021

Dagli sversamenti di schiume tossiche alle perdite di idrocarburi che avvelenano pesci e corsi d’acqua, sono già 38 gli interventi che l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) ha effettuato nel corso del 2022 in provincia di Bergamo: un numero non indifferente, visto che nell’intero arco del 2021 se ne contavano 32.

Considerando che siamo solo ad agosto, a che cosa è dovuto questo incremento? Di certo siccità e scarsità d’acqua non aiutano a diminuire il livello d’inquinamento, semmai il contrario: vale per le acque reflue, come per i sistemi in cui vengono poi reimmesse le acque trattate. “Uno dei principi base della depurazione è la diluizione, ma questa viene meno quando l’acqua scarseggia”, spiega l’ingegnere Marco Tomasoni del dipartimento Arpa Bergamo. Di conseguenza, viene meno anche la possibilità di abbassare la percentuale degli inquinanti. “Allo stesso modo – aggiunge – la scarsità d’acqua permette di individuare molto più facilmente la presenza di queste sostanze, senza contare la crescente attenzione dei cittadini verso le tematiche ambientali, sempre più reattivi nel segnalare eventuali criticità”. L’unico aspetto positivo.

Ad aumentare sono soprattutto gli interventi per sversamenti attraverso il sistema fognario (2 nel 2021, già 6 nel 2022). Seguono quelli da idrocarburi, con le tipiche chiazze iridescenti a macchiare la superficie dell’acqua (2 nel 2021, 5 quest’anno). L’ultimo episodio ha interessato il torrente Nesa ad Alzano Lombardo, ma grazie alla prontezza dei tecnici Arpa è stata individuata una perdita dai serbatoi interrati di un condominio. “Se lo sversamento è importante – illustra l’ingegnere Tomasoni – si forma una pellicola superficiale che impedisce lo scambio di ossigeno con l’acqua, danneggiando i pesci che potrebbero anche ingerire queste sostanze con effetti tossici non trascurabili. Le stesse, possono anche depositarsi lungo le sponde arrecando ulteriori danni a vegetazione e fauna”.

Raddoppiati anche gli interventi per morìa di pesci (2 lo scorso anno, 4 nel 2022), spesso conseguenza proprio dello sversamento di idrocarburi. Un fenomeno che si verifica con sospetta frequenza nel torrente Zerra, tra Montello e San Paolo d’Argon. “All’inizio pensavamo fosse colpa degli scarichi industriali di quella zona, ma dai controlli non sono emerse criticità – assicura Tomasoni -. Abbiamo invece rilevato degli inquinanti organici in una roggia che si immette nel torrente”. Difficile da quantificare – perché enorme – il danno all’ecosistema del fiume Serio, prosciugato dall’assenza di piogge. Il 22 luglio, all’altezza dell’Oasi Verde di Seriate, si contavano nello spazio di pochi metri decine, forse centinaia di pesci immobili tra l’acqua delle pozze, stagnante per il poco ossigeno e le temperature bollenti. “In situazioni come queste svolgiamo delle analisi in corrispondenza dello scarico e a monte della valle del corso d’acqua – chiarisce Tomasoni -. Con l’ausilio di una sonda parametrica verifichiamo la temperatura, il Ph, l’ossigeno, la percentuale di saturazione dell’ossigeno e la conducibilità dell’acqua. In base ai valori, un tecnico Arpa è in grado di capire subito a cosa sia dovuta la morte dei pesci”.

 

Come se non bastasse, sono in aumento anche gli interventi per sversamenti da attività produttive (da 3 a 5). L’ultimo si è verificato lunedì a Val Brembilla. I controlli sono scattati dopo la segnalazione di un cittadino, evidentemente preoccupato per la salute dell’omonimo torrente che confluisce nel Brembo. I tecnici di Arpa si sono attivati per individuare le responsabilità, ammesse da un’azienda del posto con tanto di scuse agli abitanti: un gesto non da tutti, molto apprezzato, ma che non ha comunque salvato l’attività da una sanzione.

Infine, se nell’arco del 2021 si contavano 13 interventi per sversamento da schiume, sono già 11 quest’anno in fossi, rogge, torrenti, canali, fiumi e laghi bergamaschi. Se la loro formazione è spesso dovuta a sostanze tensioattive naturali, altre volte avviene per cause legate all’attività dell’uomo. Purtroppo – sottolineano da Arpa – nella stragrande maggioranza degli interventi si tratta del secondo caso.

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