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Intervista doppia

Bergamo, il 23,5% degli studenti chiede l’esonero dall’ora di religione cattolica: le ragioni di chi frequenta e chi no

Emma e Giada, 18anni, hanno fatto scelte diverse, ma su alcuni aspetti concordano: "Le nuove generazioni - dicono - si fanno sempre più domande, mentre ci sono troppi professori con visioni 'tradizionaliste e superate'"

Secondo le rilevazioni dell’Uaar (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti) il 23,57% dei ragazzi bergamaschi decide di non affrontare l’ora di insegnamento della religione cattolica (Irc in sigla) a scuola.

Emma, 18anni, prova a spiegare brevemente il perché: “Ci sono molti professori di religione con visioni tradizionaliste e superate… Noi ragazzi abbiamo bisogno di stimoli, di comprensioni diverse del mondo, di dibattito… L’ora di religione dovrebbe servire anche a questo”.

Il 3 luglio abbiamo pubblicato un articolo riguardo ai dati UAAR sull’ora di Insegnamento della Religione Cattolica. Ebbene, la Bergamasca si posiziona nella top 20 per numero di ragazzi che non frequentano questa disciplina.

La redazione di BGY si è chiesta: che cosa spingerà un giovane a fare una scelta piuttosto che un’altra? Esiste una pressione sociale inerente a questa decisione? Abbiamo intervistato due ragazze di visione opposta tra loro: scopriamo quello che hanno da raccontare.

Presentatevi ai lettori: quanti anni avete e quale Istituto Superiore frequentate?

GIADA: Ciao! Mi chiamo Giada, frequento il liceo delle Scienze Umane “Leonardo da Vinci” e ho quasi diciotto anni.
EMMA: Io sono Emma, il 3 agosto ho compiuto diciotto anni e frequento l’Istituto Tecnico Belotti con indirizzo informatico.

Avete optato per l’Irc a scuola?

EMMA: Sì!
GIADA: No.

È stata una scelta consapevole?

GIADA: Per me sì. Alle elementari e alle medie era obbligatorio, ma quando ho iniziato il liceo ho comunicato ai miei (che sono credenti) la decisione di non avvalermi più di questo insegnamento, dato che in quel periodo avevo cominciato a farmi delle domande rispetto alla mia fede, capendo di non credere in Dio.
EMMA: Anche per me nelle ore di elementari e medie era obbligatoria, soprattutto perché ho frequentato una scuola cristiana cattolica. Una volta alle superiori non ci ho pensato molto, è stato quasi dato per scontato, più che altro perché le ore di religione non sono come quelle di catechismo: si studiano religioni diverse e mi piacciono perché si comprende come la religione affronta determinati aspetti della vita e del mondo attorno a noi. Recentemente abbiamo fatto una ricerca sull’ecologia partendo dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco, sono emersi diversi spunti.

Beh, bellissimo! E diteci, avete mai sentito frasi del tipo “preferisco un’ora in più per studiare”? Che cosa ne pensate al riguardo?

GIADA: Io sì, da tutti i miei compagni che non fanno religione. Noi non la viviamo bene perché c’è tanto da studiare. I pomeriggi, i giovani, hanno bisogno di dedicarli alle proprie attività e al contatto sociale, che durante il periodo della pandemia è mancato. Io stessa, frequentando il Conservatorio, se l’ora di religione è l’ultima, ho più tempo per spostarmi e arrivare in via Palazzolo con tranquillità.
EMMA: L’ho sentita dai compagni, e ammetto che ci ho pensato anch’io! Ma conoscendomi, pur sapendo che sarebbe un’ora da sfruttare, la passerei a chiacchierare con le amiche. Devo dire che però, nel 2020, una mia compagna dopo aver deciso di abbandonare, durante il periodo di lockdown ha deciso comunque di partecipare alle lezioni di religione. Forse perché si annoiava e non sapeva cosa fare in quelle ore, chissà.

A tal proposito, dai sondaggi UAAR emerge che un numero sempre più elevato di ragazzi, una volta arrivati alle superiori, decide di abbandonare l’ora di religione: sarà legato al periodo adolescenziale, in cui si maturano consapevolezze diverse, per il semplice fatto di rilassarsi, o anche per pigrizia?

GIADA: Secondo me un po’ entrambe. Le nuove generazioni si fanno sempre più domande, ma ho anche la sensazione che un po’ di sana pigrizia sia normale! Io e i miei amici siamo dei gran pigroni (ride, ndr).
EMMA: Anche per me, non bisogna essere categorici! Una parte di noi crede nella possibilità di rinnovare la disciplina e anche per questo decide di rimanere nell’ora di religione, altri preferiscono rilassarsi, altri ancora professano una religione diversa, quindi le posizioni sono molto variegate.

Potrebbe esistere una pressione sociale (da famiglia, ambiente, o amici) riguardo alla scelta di fare o meno l’ora di religione? Qual è la vostra esperienza?

GIADA: Secondo me sì, non tanto dagli amici, quanto dalla famiglia. I mei genitori mi hanno introdotto al mondo della religione cattolica, lasciandomi libera di scegliere. Tra i giovani non credo esista questo tipo di pressione, ho amici credenti e non: è un argomento che non viene affrontato frequentemente tra di noi, non perché sia tabù, ma in quanto non ci viene in mente di discuterlo , né ci siamo mai sollecitati a vicenda.
EMMA: Non saprei, tutt’al più dagli amici che non la fanno… La mia famiglia mi ha spronata sicuramente, sono nata con una matrice cattolica, ma quando ho scelto, dopo la cresima, di non andare frequentemente a messa, tutti hanno capito.

Trovate che l’ora di religione potrebbe essere sostituita da un’ora di dibattito su etica, educazione ambientale o sessualità? Se sì/no, perché?

GIADA: Secondo me potrebbe essere un’idea: la religione è un argomento di cui si parla a casa, mentre temi come etica e sessualità sono meno affrontati, quindi a scuola potrebbe essere utile!
EMMA: Secondo me dipende molto dall’insegnante che hai. Mi ritengo fortunata: dalla prima superiore ho avuto sempre lo stesso professore e con lui affrontiamo diversi temi, dalla mafia alla guerra in Ucraina, è interessante! Su quest’ultimo argomento, abbiamo recentemente svolto un gioco di ruolo in cui ognuno di noi doveva scrivere un monologo sul personaggio che il professore aveva assegnato: c’era un mio compagno che faceva l’esperto di borsa, un altro che faceva Putin, un altro ancora Zelensky… Io ero una ragazza ucraina. Da questi monologhi abbiamo creato un video, condiviso con gli altri docenti sulla nostra cartella Classroom. Ammetto che la cosa più religiosa che abbiamo affrontato in quattro anni è stata la vita di Gesù da un punto di vista meramente storico e sono cosciente del fatto che purtroppo non per tutti è così accattivante.

Cosa ne pensate del fatto che per essere insegnante di religione oggi bisogna avere esperienza in seminario o terminare la laurea magistrale in Scienze Religiose in un Istituto Superiore di Scienze Religiose approvato dalla Santa Sede?

EMMA: Non ne avevo idea! Ammetto che se lo sapessero tutti credo che sarebbero spaventati dalla cosa… Anche una persona senza quei requisiti potrebbe insegnare religione, almeno nella scuola pubblica!
GIADA: Neanche io lo sapevo e stavolta mi trovo d’accordo con Emma!

Credete che ci sia bisogno di un nuovo sistema educativo nell’ambiente italiano? Se sì, come si posiziona l’ora di religione nello stesso?

GIADA: Onestamente non ci ho mai pensato… Alla fine sostituire l’ora di religione con dibattito, etica o sessualità sarebbe già un cambiamento, quindi direi di sì.
EMMA: Sì, sì, assolutamente sì. Un esempio potrebbe essere quello di avere più classi ribaltate: ci sono argomenti che ai ragazzi interessano di cui gli insegnanti sanno poco! Nell’ora di religione in particolare ci deve essere una selezione maggiore nella scelta degli insegnanti, in senso metodologico: ci sono ancora molti professori tradizionalisti e con visioni superate. È anche per questo che i miei coetanei decidono di abbandonare… Invece noi ragazzi abbiamo bisogno di stimoli, di comprensioni diverse del mondo, di dibattito… l’ora di religione dovrebbe servire anche a questo!

Spunto molto significativo! Ora mi rivolgo in particolare a Giada: se ci fosse un cambio rispetto al metodo di insegnamento di religione, potresti pensare di frequentare quest’ora di nuovo?

GIADA: Probabilmente se la modernizzassero un po’ potrei pensare di tornare! Ovviamente la mia visione non cambierebbe, ma sarebbe comunque un’esperienza interessante da fare, se diventasse così. Mi trovo d’accordo con Emma.

Bene ragazze, prima di andare, vi propongo un’ultima domanda provocatoria: trovate che l’utilizzo del crocifisso sia importante nelle scuole? Se sì/no perché?

GIADA: Secondo me nelle scuole pubbliche non cristiane e/o cattoliche non ha senso, essendo l’Italia un Paese laico.
EMMA: Anche per me, ci deve essere il rispetto di tutti.

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