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Letto per voi

Nando dalla Chiesa e la vacanza “trasgressiva” in Val Seriana: dove non succede proprio nulla

"Salamelle come fosse la vecchia festa dell’Unità, ma in più una polenta densa con formaggio a mezzogiorno, sotto il sole, eccola qui la vera sregolatezza". Dal suo racconto pubblicato da Il Fatto Quotidiano lunedì 8 agosto

Dice il turismo. E uno pensa al mare, a Rimini con i suoi miti sempreverdi, alla Riviera ligure con le sue fettucce di spiaggia libera, oasi per arrostire.
O al Salento pullulante di rampolli alla milanese, o allo sconfinato Tirreno calabrese, o alla Sardegna e alle città d’arte. Divertimento senza regole, insomma. Ma il turismo è di più. Sfugge agli stereotipi e svela Italie profonde. Basta andare a naso cercando luoghi dalle brezze leggere, dove le moto che bombardano i cervelli quasi non ci sono, dove si dorme magari con la coperta, ed
ecco mondi che non conoscevi.

Il sesto senso mi ha portato qualche giorno in Val Seriana, provincia bergamasca, sette-ottocento metri. Paesi dove non c’è praticamente nulla da fare e questo è il loro bello, perché la vacanza non diventa esibizione, e quello che puoi fare è parlare, e poi parlare ancora, e accarezzare il nipotino che ha scoperto lo yo-yo. Dove la trasgressione non è la smania dell’eccesso: negli sballi notturni, nel chiasso, nell’affollamento, nell’eros, nelle corse stradali, nel gioco, nella mescolanza ossessiva dei locali.

Ma proprio il suo contrario. Nella fine della frenesia. Nella noia, perfino: una noia meravigliosa, pensare, guardare, leggere “Paperino”, riempirti gli occhi di azzurro e verde scuro.
Brevi camminate, ma quali escursioni, per finire con i tuoi cari di tre generazioni in una grande conca che ospita la locale sezione degli alpini. Salamelle come fosse la vecchia festa dell’Unità, ma in più una polenta densa con formaggio a mezzogiorno, sotto il sole, eccola qui la vera sregolatezza, ma di che stiamo parlando? E poi le giostrine, le reti per saltare sempre più su, uno, due metri, e le
gare di tiro con l’arco (sì, tiro con l’arco), e il bob di ferro, che non è più un ardito sport invernale ma un passatempo pacifico per ogni età. Senza un rumore, solo voci umane che si perdono nell’ampiezza degli spazi. E il vino rosso fresco o freddo che non è una bestemmia, ma anzi abbiamo quello della casa oppure lo trova sul menù.

Il massimo della trasgressione arriva quando la voce educata dell’anziana signora ti annuncia, mentre siedi fuori ai tavoli in plastica, che è l’ora della cena, e sono le sette e mezzo, e alle nove si smette. Cose che a Milano mi fanno inviperire con gli amici se ci provano, mica vado a letto con le galline, io. Ma qui si trasgredisce, è vacanza o no? E quindi si va a tavola, serpeggiando tra tavoli di anziani che ti fanno sentire un giovanotto. E mangi benissimo, e non si ha idea quanto, se solo si pensa alle pizzette rafferme, al guacamole e allo spritz annacquato da dieci euro.

Riscopri che cos’erano un giorno le trattorie, al diavolo le nuove usanze, io trasgredisco, mica sono un conformista. Certo mette un po’di inquietudine addosso andare al bar e trovarti tra teste di animali imbalsamati, cinghiali, stambecchi, cervi, daini, i bimbi che chiedono che cos’è come fossero allo zoo, e questa non è, ne convengo, una felice riscoperta.

Poi però ti accorgi che nella valle non c’è una sola auto che non si fermi alle strisce pedonali, qualunque sia la velocità a cui viaggia, e questo è civile, civilissimo, un amico di Bergamo mi giura che nella sua città non è così, è proprio roba del posto.
Come la cortesia dei negozi, nessuno torvo o impaziente come in certe regioni che non nomino per non beccarmi i soliti anatemi in difesa della stirpe. Quel Sandro e quella Carla che escono dalla bottega appena vedono bambini, che fanno materiale in legno bellissimo, “non ho fatto nessuna scuola, iniziai scolpendo le radici, qui il legno è ottimo”.
Il wi-fi? Quello effettivamente è da diventar pazzi. Ma fai pace con il luogo quando te ne vai e vedi nell’atrio la rivista “L’alpino”, con la posta dei lettori, è la prima volta in vita mia. Me la leggo in
mezz’ora. E questa sì che è trasgressione piena. Questa sì che si ricorda.

*Nando dalla Chiesa è uno scrittore, sociologo, politico e accademico italiano.

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