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L'intervista

Antidepressivi, Garattini: “Spesso assunti inutilmente, siamo in balia del mercato”

Il presidente e fondatore dell'istituto Mario Negri: "Manca un’informazione libera per capire quali siano migliori di altri"

“Tante persone assumono antidepressivi senza averne realmente bisogno. Siamo in balia del mercato e manca un’informazione libera per capire quali farmaci siano migliori di altri”. Così il professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’istituto Mario Negri, si esprime in merito al consumo di questi medicinali.

Il Rapporto 2021 sull’uso dei farmaci in Italia, realizzato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha evidenziato un aumento dell’utilizzo degli antidepressivi. Si tratta di un incremento di poco superiore rispetto alla crescita che si è verificata negli anni precedenti, ma conferma un trend al rialzo. Abbiamo chiesto un parere al professor Garattini.

Esiste una correlazione tra la pandemia da Covid-19 e l’aumento dell’utilizzo di farmaci antidepressivi?

Analizzando l’ultimo Rapporto OsMed non sembra che ci sia questa correlazione o, almeno, non emerge in modo significativo. L’aumento che abbiamo avuto è simile a quello che si è registrato negli anni scorsi: c’è stato un incremento dell’uso di antidepressivi, ma non si tratta di una grande variazione: nel 2021 è stato del 2,4%, mentre in precedenza si attestava attorno all’1,9%. Probabilmente una componente di questa percentuale sarà dettata dal difficile periodo vissuto a causa della pandemia da Covid-19, ma è una crescita contenuta. Dal punto di vista numerico, in Italia le persone che assumono antidepressivi sono 4 milioni e si stima che il 6% della popolazione italiana di età compresa fra i 18 e i 69 anni soffra di qualche forma di depressione. Concentrandoci sulla fascia anagrafica dai 50 ai 69 anni, si nota che ad esserne affetti sono gli uomini per l’8% mentre le donne arrivano al 13%, quindi ne soffrono in maniera più diffusa. Ogni mille persone vengono assunte circa 44 dosi giornaliere di un antidepressivo anche se non di rado un soggetto ne prende più di uno. Quelli maggiormente prescritti agiscono sulla serotonina: prevalgono sugli altri sia in termini di costo sia di dosi. Ci sono differenze significative, invece, a livello geografico.

Ci spieghi

Nelle regioni italiane settentrionali si rilevano 46,9 dosi giornaliere per mille abitanti, nel centro Italia 50,4 e nel sud 37,7. La regione in cui vengono utilizzati maggiormente gli antidepressivi risulta la Toscana con 66 dosi per mille abitanti, mentre la Campania ne conta 35. Queste differenze rispecchiano la capacità delle industrie di fare propaganda dei loro prodotti nelle varie regioni e nelle diverse situazioni. Molti assumono questi farmaci senza averne realmente bisogno: sappiamo che molte delle prescrizioni vengono fatte a chi si trova in condizioni che possono essere associate a forme di depressione o possono portare a stati depressivi, ma non si tratta sempre di casi patologici che richiedono necessariamente di essere trattati con antidepressivi.

In che senso?

Quando si perde una persona cara, si resta senza lavoro o si hanno problemi nelle proprie attività chiaramente è possibile sentirsi depressi. Ci si rivolge al medico per riferirgli la situazione e in genere quest’ultimo farà scattare la prescrizione, anche perché non vuole che si dica che non l’abbia fatta. Questi casi, invece, solitamente si risolvono da soli, ricevendo consigli o il supporto di esperti: il servizio sanitario nazionale dovrebbe ricorrere maggiormente alla psicoterapia. Alcuni studi condotti in altri Paesi evidenziano che per le forme di depressione non gravi psicoterapia e farmaci hanno più o meno la stessa efficacia: va precisato, però, che si tratta di indicazioni ricavate dalla letteratura straniera e non è detto che trovino lo stesso riscontro in Italia. Inoltre, le prescrizioni di antidepressivi a chi non ne ha bisogno comportano un grande spreco di denaro.

Come mai?

Gli antidepressivi devono essere assunti per un certo periodo di tempo, ma solo il 38% di chi li utilizza ha un’elevata aderenza al trattamento. Pensando di non averne più bisogno perché si sentono meglio, molti smettono di prenderli e la spesa è stata vana.

Ma assumere farmaci non necessari è dannoso per il nostro organismo?

I farmaci possono avere effetti collaterali, non portano solo benefici. La propaganda, che è fatta da chi produce i medicinali, si concentra sui loro aspetti positivi, ma vanno valutate anche le controindicazioni che possono dare luogo a situazioni che richiedono di assumerne altri. Da parte del servizio sanitario nazionale, del ministero della salute e dell’Aifa non c’è un programma finalizzato a dare un’informazione indipendente: il medico riceve solo il flusso del mercato.

Non ci sono enti incaricati a controllare queste dinamiche?

Non c’è un’organizzazione vera e propria. Ci sono alcune realtà preposte a questa funzione ma non sono sufficienti. Servirebbe più informazione indipendente, invece manca o è molto limitata. Si prescrivono troppi antidepressivi e non abbiamo studi comparativi per sapere quale sia meglio, più o meno efficace e più o meno tossico. Si opera in un sistema che di certo non è il più razionale e non si può sostenere con certezza che l’incremento dell’uso di antidepressivi sia determinato da chi ne ha veramente bisogno. Purtroppo siamo un Paese che investe poco nella ricerca e non ci sono fondi per studiare queste problematiche: di fatto siamo in balia del mercato, non abbiamo altro tipo di informazione

Quanto incidono le dinamiche del mercato?

Parecchio. Gli interessi di chi vende sono superiori di chi paga e di chi riceve il farmaco. Il mercato dei farmaci funziona in modo diverso rispetto agli altri settori: per fare un esempio, quando si acquistano vestiti o scarpe chi compra, chi sceglie e chi utilizza il prodotto solitamente è lo stesso soggetto, mentre nel caso dei farmaci non è così. Chi paga è lo Stato, ma non sceglie e non usa i farmaci, chi li sceglie è il medico ma non è lui a pagarli e a usarli, mentre il paziente che li utilizza non li sceglie e (nelle tipologie previste dal sistema sanitario nazionale) non li paga. La situazione è molto complessa e senza un’informazione indipendente nessuno ci può dire se un farmaco sia meglio di un altro.

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