Sono iniziati sabato 30 luglio e continueranno fino a martedì 2 agosto gli interrogatori di garanzia per i nove arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Milano all’alba di venerdì, nell’ambito delle indagini riguardo la faida tra due bande capeggiate dai trapper Simba La Rue, nome d’arte di Mohamed Lamine Saida, e “Baby Touchè”, al secolo Mohamed Amine Amagour.
Il gip Guido Salvini ha interrogato i primi quattro, tra i quali anche un 22enne di Calusco d’Adda e la ventenne che avrebbe ricoperto il ruolo dell’esca per attirare le vittime: tutti avrebbero ammesso le proprie colpe, ricostruite in modo minuzioso dagli inquirenti tra fatti accertati e conversazioni intercettate.
L’attenzione si è concentrata in particolare sulla figura della ventenne, l’unica ragazza del gruppo: sarebbe stata lei a ideare il piano originario di un appuntamento galante al quale lo scorso 1 marzo furono attirati due giovani vicini al trapper Baby Touchè, poi aggrediti per vendicare l’agguato subito due settimane prima da un amico di Simba La Rue alla stazione di Padova.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del capoluogo lombardo e dalla pm Francesca Crupi, la giovane avrebbe poi condiviso in tempo reale la propria posizione su Whatsapp e sarebbe rimasta in continuo contatto con gli aggressori tramite le cuffie bluetooth del cellulare lasciate appositamente accese per consentire l’intervento violento nel luogo e nel momento giusto.
La sequenza degli interrogatori si concluderà martedì, quando davanti al giudice comparirà proprio Simba La Rue: lo scorso 16 giugno era stato accoltellato in un parcheggio di Treviolo, episodio al centro di un’indagine collegata e condotta dai carabinieri dalla procura di Bergamo, solo uno degli atti di sangue scatenati dai due gruppi nel giro di pochi mesi.
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