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Il commento

In fondo alle classifiche per qualità dell’aria, in cima per consumo di suolo: “Bergamo cambi in fretta marcia “

Falbo (Legambiente): "Clima, il tempo della presa di consapevolezza è finito. Dalla politica più fatti e meno parole"

Due classifiche pubblicate a distanza di pochi giorni. La prima, stilata dall' Agenzia ambientale europea (Eea), piazza Bergamo ad un poco invidiabile 320° posto su 344 città europee per qualità dell'aria, catalogata senza appello come "poor" ("scarsa") in base ai livelli medi di particolato fine (PM 2.5). A farle compagnia, più o meno tutte le altre realtà della Pianura Padana. Le stesse, guarda caso, che svettano nella classifica dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) per consumo di suolo: Bergamo, nel 2021, si piazza all'ottavo posto su 108 province con altri 143 ettari di suolo cementificati. Trasformati in abitazioni, strade, capannoni.

Paolo Falbo, presidente del circolo Legambiente Serio e Oglio, guarda piuttosto sconsolato i dati sul consumo di suolo che riguardano in particolare la Bassa Bergamasca, con ben 10 Comuni tra i primi 20 a 'bruciare' più ettari in provincia: Cividate al Piano (primo con oltre 20 ettari, dove è sorto il nuovo centro Amazon), Palosco, Pontirolo Nuovo, Covo, Ghisalba, Romano di Lombardia, Bolgare, Fontanella, Cortenuova e Antegnate. Insieme, hanno consumato 53,3 ettari di terreno, più o meno 70 campi da calcio. "La politica deve accelerare, perché il mondo della logistica l'acceleratore l'ha già schiacciato cinque anni fa e i numeri sono qui a dimostrarcelo. Se aspettiamo ancora un paio d'anni, i buoi saranno ormai usciti dalla stalla".

 

Falbo, in sintesi, chiede alla politica azioni più concrete. "Il tempo della presa di consapevolezza è finito, servono misure rapide e reali". Come reali, del resto, sono i problemi che affrontiamo quotidiamente: "Se questi dati non preoccupano davanti alla straordinaria bolla di calore e la siccità a cui siamo soggetti, c'è qualcosa che non va".

Le responsabilità? "Sento parlare di sindaci egoisti che pensano solo a portare a casa quote di compensazione per sistemare i bilanci comunali. Ma i sindaci guardano in casa loro, ci sono altri amministratori che devono avere una visione complessiva del problema e agire di conseguenza". Si riferisce in particolare a quelli che siedono in Provincia e in Regione. "Sono loro - secondo Falbo - che per mandato e per incarico devono tenere sotto controllo questa crescita e stabilire se è equilibrata o meno. La Provincia di Bergamo - dice - ha avuto la possibilità di chiedere per ciascun insediamento logistico la Valutazione di impatto ambientale", ovvero il passaggio amministrativo previsto per capire se certi progetti sono o meno sostenibili. "Lo ha mai fatto? - si domanda -. Anche la Regione è piuttosto latitante, ma se c'è una legge sul consumo di suolo incompleta è chiaro che non può essere applicata".

In ottica futura, conserva qualche speranza. "La nuova Giunta provinciale sembra avere un atteggiamento diverso. Il consigliere delegato al territorio (Chiara Drago, sindaco di Cologno al Serio ndr) ha concesso un incontro alle associazioni con la promessa di ascoltare le istanze del mondo ambientalista e promuovere tavoli di area vasta. Significa che se una logistica impatta su più comuni, è giusto coinvolgere tutti i sindaci interessati, favorendo un modo di ragionare più comunitario". Ma a suo dire ci sono già state anche azioni concrete, seppur non riguardanti il mondo della logistica. "Sull'Oglio ci sono 34 progetti di centraline idroelettiche in 25 chilometri di fiume. Ebbene lo scorso giugno - per la prima volta, sottolinea Falbo - un progetto presentato a Calcio è stato sottoposto a Valutazione di impatto ambientale. Ciò che chiediamo alla Provincia, in fin dei conti, è di esercitare gli strumenti che ha a disposizione".

C'è poi un altro tema: quello degli spazi commerciali e dei capannoni vuoti. Edifici magari già utilizzabili senza grandi investimenti in bonifiche o demolizioni che potrebbero evitare nuovi consumi di suolo. "La crisi del 2008 e la pandemia hanno purtroppo comportato la chiusura di molte attività - osserva Falbo - per cui di spazi come questi ce ne sono". Anche qui, lancia una frecciata alla politica: "Negli anni si sono visti pochi incentivi e spesso insufficienti per il recupero degli edifici". Esempi virtuosi di regenerazione urbana non sono mancati, anche in provincia di Bergamo. Ma il tema, senza dubbio, resta.

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