• Abbonati
Carnevali, pd

“Forza Italia stretta nella morsa di Salvini e Meloni: un marchio che resterà indelebile”

L'onorevole Elena Carnevali: "Noi al lavoro per costruire un programma serio, in linea di continuità con il lavoro svolto fino ad ora"

Bergamo. “Tra le vecchie parole e il segno concreto della continuità e della prospettiva futura, la differenza è evidente. E questo è il segno che vogliamo dare ai cittadini che saranno chiamati, il 25 settembre, a scegliere chi dovrà governare il Paese”. È chiara e trasparente l’analisi di Elena Carnevali, onorevole del Partito Democratico, che ha tracciato le linee guida dell’operato della sua forza politica in vista dell’appuntamento alle urne.

Onorevole, solo qualche giorno fa, il suo segretario nazionale Enrico Letta ha invitato all’unità d’intenti le forze politiche unite al vostro credo e chi non ha rinnegato il Governo Draghi. Cosa dobbiamo aspettarci dal centrosinistra in vista della tornata elettorale?

Partiamo dalla linearità e lealtà che dal PD non è mai venuta meno al governo Draghi. Era nato un governo di “Unità Nazionale” su tre emergenze: pandemica, economica e sociale. Per quanto riguarda la prima, l’Italia è tra i migliori Paesi al mondo per la copertura vaccinale che ha permesso di salvare vite umane e riprendere le attività produttive. La situazione è migliorata, ma l’emergenza non è finita. Possiamo dire che è mutata: dobbiamo onorare gli impegni del PNRR, la riforma della assistenza territoriale e le liste di attesa. Sul versante economico, abbiamo visto una crescita del 6,6 % del Pil nel 2021 e dati migliori nel 2022 rispetto ad altri Paesi dell’UE, come confermato dal FMI di ieri, anche grazie alle risorse per le famiglie ed imprese per affrontare il caro energia e carburanti, ma non basta. Ci aspetta un autunno duro e severo, il dl “Aiuti bis” con i suoi 14 miliardi di euro deve arrivare presto. Il segretario Enrico Letta è stato molto chiaro: chi porta valore aggiunto, non pone veti e si approccia con spirito costruttivo è ben voluto nella costruzione del nostro Progetto per Italia ’27.

Quali sono gli elementi caratterizzanti della vostra proposta elettorale?

Chi ha fatto cadere il governo deve ricordarsi che su 18 milioni di lavoratori e lavoratrici, 4,6 milioni non arrivano a prendere 1000 euro al mese. La questione dei salari giusti è enorme, soprattutto per i giovani. Il rinnovo dei contratti, soprattutto per alcune categorie, non si farà a breve per colpa di chi ha deciso sciaguratamente di far cadere il governo. Oltre al fatto che mancano 350 mila persone nel mondo del lavoro e chi professava le ragioni del Nord ha deciso di farci del male. Vogliamo sostenere le imprese e la loro innovazione in un mondo di trasformazione tecnologica e digitale per essere competitivi ed affrontare la crisi climatica ed ambientale. È necessario garantire ai lavoratori e lavoratrici quella mensilità di stipendio in più, su cui eravamo pronti, come nel caso del sostegno alle pensioni, e diminuire il costo del lavoro. Valorizzare gli enti locali e il territorio, tema sul quale penso che le forze di centrodestra, in particolare la Lega, abbiano perso moltissimo. Il legame con la nostra terra è fortissimo e lo dimostrano l’attenzione e le iniziative di questi anni, anche per questo Letta ha chiesto la disponibilità degli amministratori ad essere coinvolti nella campagna elettorale. I maggiori investimenti del PNRR avverranno grazie alla capacità degli amministratori di realizzare opere e progetti e puntando moltissimo sui grandi nodi come quello  della denatalità, dello spopolamento delle aree interne, delle disuguaglianze di territorio e tra le generazioni, mirando a mettere in campo tutte le azioni necessarie per aiutare i nostri comuni, come i 242 quelli bergamaschi, a trovare opportunità di sviluppo e politiche di welfare  in grado di aiutarli a gestire la crescita urbana e a sostenere  l’identità territoriale e la sostenibilità ambientale.

I tempi sono stretti e la corsa alle politiche è piuttosto in salita. I sondaggi recitano infatti di un centrodestra forte, sull’onda di Fratelli d’Italia.

Non sarà una partita semplice da giocare. Quello che è accaduto alimenta l’astensionismo ed allontana i cittadini dalle istituzioni, altro grave danno.  Per questa ragione, la nostra volontà resta quella di fare squadra con quante più forze politiche possibili, che si riconoscono nel progetto, nei valori democratici ed europei. Detto questo, quello che mi sento di evidenziare è che il centrosinistra ha sempre fatto la sua parte in maniera coerente e leale, diversamente dai nostri avversari politici che hanno palesemente tradito la fiducia di Draghi, scalfendo così la credibilità e affidabilità del Paese sia a livello europeo che internazionale. Senza considerare che lo stesso ex Premier, insieme alla sapiente mano del Presidente Mattarella, è riuscito nell’impresa, perché così va chiamata, di garantire all’Italia il 70% dell’autonomia energetica.

Cosa è successo in aula una settimana fa?

Quello che è andato in scena è stato il tradimento vigliacco del Paese e per noi, del Nord. Così va chiamato. Il giorno prima nella sede di Confindustria a tutte le 14 categorie datoriali – dico proprio tutte – promettevano il sostegno a Draghi ed il giorno dopo l’hanno fatto cadere. Il presidente del consiglio Draghi al Senato ha chiesto un “un nuovo patto” con ampio consenso e sarebbe andato avanti anche senza il M5S che aveva perso pezzi rilevanti. Ma di fronte alla mancanza di fiducia della Lega e FI non poteva fare altro che riferire al Presidente Mattarella di non avere più una maggioranza. Direi che la fantomatica “chiarezza” che prendono come scusa perchè non hanno giustificazioni, l’hanno fatta soprattutto Lega e Fi, gettando definitivamente la maschera. Colpisce in particolare Forza Italia. Si sono condannati tra la morsa del populismo di Salvini ed il nazionalismo della Meloni. Va detto chiaro, l’Italia si salva con l’Europa dalla drammatica crisi sociale, energetica, delle materie prime, idrica e dalla disperata ricerca di manodopera qualificata e capitale umano per cui Draghi era garanzia di credibilità e affidabilità. Siamo un Paese con un debito pubblico gigantesco e siamo riusciti a fare decreti per 33 miliardi senza sfasciare i conti dello Stato. Resta la consapevolezza che noi eravamo sulla strada giusta e che dobbiamo continuare a lavorare nel solco per aiutare l’Italia e gli italiani.

Una strada impegnativa.

Sì, ma non ci nascondiamo. Votiamo con la legge elettorale che non siamo riusciti a modificare. Le coalizioni non possono essere un miscuglio tra opposti come vedo nel centrodestra – anzi, nella destra – tra chi guarda con clemenza i Paesi autoritari e non riconosce il valore dell’integrazione europea e chi presiedeva il Parlamento europeo. Noi vogliamo un’Italia solidale, aperta ai diritti sociali e civili, che sia adeguata ai migliori indici internazionali di competitività. Vogliamo un paese in cui scuola e istruzione siano gli ingredienti fondamentali per non pregiudicare il futuro delle nuove generazioni e in cui sanità per tutti, politiche per la non autosufficienza e la disabilità e sostegni alle famiglie siano argomenti al centro dell’agenda del governo. Ripeto, la scelta del centrodestra è stata scellerata non solo per la sua natura, ma anche e soprattutto perchè sono usciti dall’aula senza nemmeno avere il coraggio di lasciare le impronte, nascondendosi nel non voto. Direi che, per il centrodestra, si tratta di un marchio che si porterà sulla pelle per sempre.

E la soluzione del Partito Democratico quale è?

Oggi abbiamo di fronte due vie possibili: da una parte dare speranza a progetti concreti e realizzabili. La campagna elettorale del Papeete e del promettere la luna è già partita. Fare “i piazzisti” può attrarre ma credo che i cittadini italiani abbiamo compreso la differenza tra serietà e abbagli. Il nostro intento è ammodernare e far crescere il Paese con capacità e competenze. Sulla linea tracciata dal Governo che è appena caduto, integrandola con i temi che non abbiamo potuto affrontare e rassicurando, al tempo stesso, un popolo che certamente è spaventato e disorientato anche per via di quanto appena accaduto. In questi due anni abbiamo dimostrato di avere testa e cuore, concretezza e lucidità, e lo stesso continueremo a fare, anche per portare a casa i rimanenti 21 miliardi del PNRR, denari che servono al nostro Paese e che arriveranno solo se saremo in grado di centrare gli ultimi 55 obiettivi previsti entro la fine dell’anno.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI