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Verso le elezioni

Crisi di governo, Alessandra Gallone: “Non siamo pazzi. Era più facile fingersi morti”

Elena Carnevali, onorevole del Partito Democratico: "Il comportamento del centrodestra ha varcato i limiti della scelleratezza"

Sergio Mattarella ha sciolto le Camere, si va al voto entro 70 giorni. Del resto, un Draghi bis era molto difficile, troppo. Praticamente impossibile, biglietto di sola andata per il mondo dell’Iperuranio.

E  se prima al Premier Draghi, ormai ex, toccava fare la conta, ora la palla è passata al Presidente della Repubblica. Le sorti del Paese, a dimissioni confermate nella mattinata di giovedì, sono nelle mani di Sergio Mattarella, la cui massima preoccupazione è quella di riuscire a chiudere la tornata elettorale il prima possibile, per consentire l’approvazione della legge di bilancio entro fine dicembre. La data, calcolatrice alla mano, dovrebbe essere quella del 25 settembre. Un ribaltone politico al quale gli italiani sono oramai tristemente abituati, anche se questa volta, almeno da come si evince dai tanti appelli espressi da più parti nelle scorse ore, l’auspicio dei cittadini era un altro. Ma, si sa, la politica dei palazzi, specie quelli romani, viaggia troppo spesso su un binario parallelo che troppe volte non solo non si incontra, ma si scontra, con quello della realtà.

Le reazioni del Partito Democratico

“Tutti coloro che hanno votato contro la fiducia al Governo non si rendono conto del danno che hanno causato al Paese – ha spiegato Elena Carnevali, onorevole del Partito Democratico -, e non solo, anche ai cittadini e alle imprese, perché hanno tradito le promesse fatte. E quello che è accaduto fa sì che, ora, non basterà la sola forza della nostra nazione e quella degli italiani a garantire la nostra credibilità anche e soprattutto a livello europeo. Inoltre interrompe i lavori necessari per portare a casa l’ulteriore tranche di 20 milioni di euro derivanti dai fondi del PNRR. Senza dimenticare lo stop forzato ai grandi temi della protezione sociale, agli interventi riguardanti il cuneo fiscale, l’incremento dei costi legati alla crisi energetica, il problema della perdita del potere di acquisto da parte dei cittadini, il grande tema della crisi climatica e molto altro ancora. Questo comportamento, irresponsabile, ha veramente superato ogni limite, ha varcato i confini della scelleratezza”.

Il suo segretario di partito, Enrico Letta, ha definito il PD “partito lasciato solo a difendere gli interessi dei cittadini”. Cosa pensa del comportamento del centrodestra?

“Dico che il mio partito ha dimostrato di essere l’unico veramente serio, concreto e lineare nelle intenzioni e nelle promesse fatte quando è nato questo governo di emergenza nazionale. Credo di poter affermare con grande serenità che abbiamo fatto tutto l’umano possibile per non scalfire la credibilità italiana agli occhi dei suoi cittadini e del mondo intero, cercando sempre di lavorare seguendo la linea dell’impegno e della volontà, per garantire autorevolezza non solo al nostro operato ma anche e soprattutto al nostro Paese. Per quanto riguarda il centrodestra, e in particolare la Lega e Forza Italia, non posso non dire che si sono comportati esattamente come il Movimento 5 Stelle che si è tirato indietro non votando la fiducia e di fatto aprendo una crisi nazionale. Si tratta di una questione politica molto precisa, di una chiara volontà, della scelta forte di mandare a casa un governo per poter sfruttare il momento e andare a votare”.

Le reazioni di Forza Italia

E se da una parte, dunque, il PD grida allo scandalo, Forza Italia, per voce dei suoi esponenti, tenta di spiegare i motivi di una scelta che, solo fino a qualche giorno fa, non era di certo immaginabile. Il partito di Silvio Berlusconi, da sempre grande estimatore della figura di Mario Draghi, come sostenuto dallo stesso Presidente a più riprese, si è praticamente accodato alla posizione della Lega o, meglio ancora, a quello di Giorgia Meloni, che non si è mai smossa dalla sua granitica posizione, come del resto fu per l’elezione del capo dello Stato. Una giravolta che a molti non è piaciuta, tanto da generare la dipartita di pezzi da novanta come  Gelmini e Brunetta, e che è parsa, appunto, come un pretesto per prendere la cosiddetta palla al balzo per andare a votare, forti dei consensi degli ultimi periodi. Peccato però, che dai sondaggi, sembrano di più quelli della leader di FdI che del resto della ciurma. Ma gli equilibri del triumvirato sono un’altra cosa.

“Non è mai stata messa in discussione la figura di Mario Draghi, lo stesso Silvio Berlusconi non ha mai fatto mistero di stimarlo molto – ha spiegato Alessandra Gallone, senatrice azzurra -. Il Premier è stato un ottimo direttore d’orchestra, ma non si può dire la stessa cosa degli orchestrali. Il problema è che tutti hanno buttato il cerino addosso al centrodestra, strumentalizzando la vicenda, ma non tutti si ricordano che Forza Italia ha votato la fiducia a 55 temi portati in aula. Questo sta a significare l’impegno e la volontà che il mio partito ha sempre profuso per un governo che, come ha spiegato Draghi, doveva essere senza aggettivi. Ma la verità è che il Pd e il Movimento 5 stelle, al contrario, non hanno fatto altro che mettere sul piatto temi divisivi, riuscendo, tra l’altro, spesso ad ottenere i favori dall’alto, possibilità che invece noi non abbiamo avuto. Il Paese è stretto nella morsa di queste due forze politiche e l’unità nazionale è saltata perché sono mancati gli intenti comuni. Credo che questo shock, anche se sembra difficile da capire, possa invece migliorare le cose. E ai tanti imprenditori che incontro tutti i giorni, come anche ai cittadini, dico che non si deve avere paura di quanto è successo, li rassicuro dicendo che le cose andranno avanti normalmente, che i fondi del PNRR arriveranno come stabilito e che il governo andrà avanti a lavorare esattamente come ha fatto fino ad ora”.

Il clima, inteso come sentore popolare e derivante dalle prese di posizione, è di poca comprensione nei confronti dei movimenti del centrodestra. 

“I 5 Stelle hanno cambiato la struttura e l’assetto sociale dell’Italia introducendo una serie di norme per noi veramente incomprensibili, come il reddito di cittadinanza. E il partito Democratico li segue. Noi ci stiamo mettendo la faccia. E agli italiani dico che non siamo pazzi. Era certo più facile fingersi morti e lasciar proseguire le cose così come stavano andando avanti, smarcandoci da ogni responsabilità, soprattutto quelle che emergeranno a ottobre quando, ad esempio l’accensione del riscaldamento. Ma non ci siamo nascosti, ci siamo presi le nostre responsabilità, in un momento storico difficile come questo, e siamo usciti allo scoperto. E, come sembra, anche tra le nostre fila non tutti hanno sposato questa linea: mi dispiace molto che MariaStella Gelmini se ne sia andata, l’ho sempre stimata molto. Lei ha avuto un cursus ad honorem all’interno del partito, era davvero in vista: è stata tre volte Ministro, coordinatrice regionale e capo gruppo alla Camera, a dimostrazione della caratura della sua figura e di quanto Berlusconi la tenesse in considerazione. Lei ha una visione molto governativa e probabilmente, uscendo, non ha fatto altro che assecondare i suoi pensieri”.

La Lega

L’affondo di Daniele Belotti è tutto verso il Movimento 5 Stelle e il Pd: “Purtroppo sono state giornate che avremmo voluto evitare – ha spiegato il deputato della Lega -, ma tutto parte dall’irresponsabilità dei 5 Stelle che hanno confuso il Parlamento per il Consiglio comunale di Roma. Perché deve essere chiaro che la sfiducia dei grillini nasce dal decreto aiuti dove era previsto lo sblocco per il termovalorizzatore della Capitale. Che tra l’altro ne ha assoluto bisogno visto che è una città sommersa dai rifiuti.  In questo teatrino anche il Pd ci ha messo del suo: prima ha minato la tenuta della maggioranza pretendendo l’approvazione della cannabis e dello ius scholae che niente avevano a che fare con il patto d’emergenza nazionale del governo Draghi, poi ha dato sponda al presidente del Consiglio nel non accettare una nuova coalizione senza i 5 Stelle in nome del fantomatico ‘campo largo’ che in alcune regioni, dove i grillini hanno ancora qualche voto, è fondamentale per vincere le elezioni. La Lega e il centrodestra volevano Draghi ma non l’armata Brancaleone dei grillini”.
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