• Abbonati
Crisi di governo

L’on. Dori: “Se Conte non voterà la fiducia a Draghi nel Movimento ci sarà una nuova scissione”

Chi dei cinquestelle ne ha fatto parte, come l’onorevole Devis Dori (ora nel Gruppo Misto con Europa Verde), racconta cosa è successo all’interno del partito guidato da Giuseppe Conte.

Bergamo. Il giorno della crisi è arrivato. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è atteso a un nuovo esame sulla fiducia al suo governo nelle aule prima del Senato e poi della Camera dei Deputati giovedì. Non è chiaro cosa farà Draghi, anche se nonostante le sollecitazioni delle forze politiche a continuare l’azione di governo il Primo Ministro sembra intenzionato a confermare le proprie dimissioni. Ancora meno chiaro è cosa farà il Movimento 5 Stelle, l’ago della bilancia di questa crisi. Chi dei cinquestelle ne ha fatto parte, come l’onorevole Devis Dori (ora nel Gruppo Misto con Europa Verde), racconta cosa è successo all’interno del partito guidato da Giuseppe Conte.

Onorevole, lei sostiene che quella che vediamo oggi era una crisi annunciata e che la scissione tra Conte e Di Maio ne sarebbe una prova. Quando si sono rotti gli argini tra i due?

Il primo a logorare Giuseppe Conte non è stato Luigi Di Maio, ma Beppe Grillo. Lo sbriciolamento del M5S è iniziato il 29 giugno 2021 quando Beppe Grillo riferendosi a Giuseppe Conte si esprimeva sostenendo che “non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”. Lo stesso concetto, Grillo, lo aveva già espresso cinque giorni prima alla Camera davanti ai deputati M5S. In quell’occasione, lo ricordo esattamente, Grillo elogiò Luigi Di Maio – che era presente – riconoscendone la crescita politica, e delegittimò Conte – che non era presente – con alcune espressioni ironiche. Quello che sta accadendo in queste settimane nel M5S l’avevo già previsto da almeno un anno.

La leadership di Conte non è mai stata accettata da buona parte del Movimento e da Grillo in primo luogo, secondo lei.

Quando nel luglio 2021 annunciai il mio abbandono del M5S utilizzai questa metafora, riferendomi a Giuseppe Conte: “Qualcuno sta lavorando per forargli il serbatoio del carburante. E, quando, alla prima buca sarà costretto a sostituire un pneumatico, si accorgerà che qualcuno ha fatto sparire il cric e la ruota di scorta, in modo da costringerlo a restare fermo e a chiamare i soccorsi”. E aggiunsi che quella sullo statuto avrebbe potuto quindi rivelarsi una falsa vittoria, perché sarebbe stato solo l’inizio di una serie di altri nodi da risolvere, col rischio di scissioni ad ogni curva. Mi ero espresso anche sul possibile effetto dell’ingovernabilità del M5S sul campo progressista: “L’obiettivo finale, infatti, non è solo il logoramento politico di Giuseppe Conte, ma l’indebolimento dell’intero centrosinistra. E sulla lunga distanza, invece, lo scopo è quello di spianare la strada alle destre”.

Devis Dori

Lo aveva previsto. Ma dobbiamo aspettarci qualcos’altro dal Movimento 5 Stelle?

Le scissioni non sono ancora finite. Conte infatti non ha ancora affrontato il vero pomo della discordia: il terzo mandato. Quando deciderà, qualsiasi sarà la decisione – magari confermata da un voto online – provocherà un nuovo conflitto, e quindi una scissione, tra chi ha sempre giurato che sarebbe tornato alla vita e al lavoro di prima dopo aver svolto due mandati e chi aspira legittimamente a un secondo mandato.

Ma veniamo alla crisi di governo. Come giudica la decisione di Draghi di rassegnare le dimissioni?

In questa crisi di Governo l’atteggiamento di Draghi è stato lineare: all’inizio del 2021 si è assunto l’impegno di guidare il Governo sostenuto da un’ampia maggioranza: se, a un certo punto, quella maggioranza viene meno, da un punto di vista istituzionale le sue dimissioni sono ineccepibili. Se non l’avesse fatto, si sarebbe esposto ai ricatti e contro-ricatti continui di tutti i partiti, anticipando di fatto la campagna elettorale, svolgendola da dentro il Governo, mettendo quindi a rischio ogni votazione.

Ora che la fiducia dei Cinquestelle è venuta meno un Draghi II sembra improbabile. Si andrà al voto oppure ci sarà un Draghi bis senza cinquestelle?

Mattarella e Draghi stanno concordando tra loro ogni singolo passo, quindi il problema non è istituzionale. Il problema è politico: in questo momento non è ancora chiaro cosa voterà il M5S anzitutto al Senato. Se Conte dovesse decidere di non votare la fiducia al Governo Draghi, assisteremmo probabilmente a una nuova scissione interna al M5S. E, a quel punto, tutto tornerebbe nelle mani di Mattarella che, comunque, vuole tutto fuorché mandare il Paese ad elezioni anticipate, soprattutto se Draghi dovesse avere ancora una maggioranza solida, seppur diversa da quella attuale.

Con questa crisi il campo “largo” progressista ne esce malconcio. Crede che sia un regalo al centrodestra, in particolare a Salvini e Meloni?

Assolutamente no. Ma lasciamoglielo credere. Si sta già dando per scontato quell’esito sulla base di sondaggi che hanno un campione di alcune centinaia di persone. Ogni volta che l’esito delle elezioni sembrava scontato, gli elettori hanno riservato grandi sorprese. Ricordiamo ad esempio, a parti invertite, nel 2013 quando sembrava che il centrosinistra dovesse vincere a mani basse. Inoltre bisognerà vedere quali dinamiche si creeranno col taglio del numero parlamentari e l’effettiva composizione del prossimo Parlamento. Soprattutto non è ancora chiara come sarà formata la coalizione di centrosinistra. Tutti danno per assodato un’alleanza politica tra Salvini e Meloni, ma non è da escludere che la Lega, invece, guardi al centro anziché a destra. Infine ci si dimentica del principale partito, quello dell’astensione, che potrà essere il vero ago della bilancia.

Europa verde sosterrà il governo Draghi?

Sin dalla sua costituzione, nel febbraio 2022, la componente parlamentare Europa Verde-Verdi europei è stata all’opposizione di questo Governo. E continuerà a stare all’opposizione. Ma saremo un’opposizione propositiva. Europa Verde e Sinistra italiana hanno infatti elaborato e lanciato oggi pubblicamente 9 proposte che permetteranno di contrastare la crisi sociale e ambientale in atto, tra cui: un tetto al prezzo del gas ed energia, la restituzione agli italiani degli extraprofitti accumulati dalle grandi compagnie energetiche, lo sblocco delle autorizzazioni per gli impianti di energie rinnovabili, la gratuità del trasporto locale e regionale per un anno, il salario minimo, una legge sulla rappresentanza sindacale, l’approvazione del piano di adattamento climatico, un sistema per disincentivare le delocalizzazioni e tutelare i posti di lavoro. In una democrazia parlamentare le opposizioni hanno un ruolo importante, perché restano un fondamentale punto di riferimento per i cittadini, serve qualcuno che porti in Parlamento quelle istanze di cui la maggioranza non può o non vuole farsene carico. Come Europa Verde siamo pronti a qualsiasi esito, anche alle elezioni, non temiamo il voto dei cittadini. Ma ora è la maggioranza che deve chiarirsi le idee e dare delle risposte trasparenti. Purtroppo in questi giorni una parte della politica ha anteposto gli interessi di partito a quelli del Paese reale e i cittadini sono disorientati. Ora è il momento che ognuno dica espressamente da che parte sta: il caos è l’antitesi della democrazia e va ad alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI