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Al concertozzo

“Sono autistico e ne vado fiero”. Dante, figlio di Elio, fa scuola di inclusione

"Vi chiedo una cosa in particolare – ha detto Dante prima di lasciare il palco -. Per prima cosa godetevi lo spettacolo, vi lascio in pace, ma come seconda cosa per favore, rispettate tutte le persone autistiche".

“Sono autistico e ne vado fiero”. A volte bastano poche parole, dette con decisione, per arrivare alla testa e al cuore delle persone. Possono essere una decina o migliaia. Dante Belisari, il figlio dodicenne di Elio de Le Storie Tese, si è trovato davanti a diecimila persone quando è salito sul palco e si è presentato per il ragazzo che è. Un gesto sicuramente coraggioso, quanto necessario.

Quello che doveva essere solo un concerto, anzi un “Concertozzo coi fiocchi” all’Arena della Musica di Bergamo con Elio e Le Storie Tese, è diventato una finestra spalancata sulla diversità. Fuori da quella finestra si vede una voragine di non comprensione, ignoranza e pregiudizi. Quest’ultimo

La neurodiversità – che sia autismo, sindrome di Asperger, di DSA, dislessia, la discalculia, la disprassia, la sindrome di Tourette, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) – può arrivare nella vita delle persone come un dono. È arrivato il momento di abbandonare l’idea che la neurodiversità sia una disabilità. È un modo diverso di pensare, vivere il mondo e le relazioni. Quindi, si, una differenza c’è, è inutile negarla. Ma la sfida di cui tutti noi dovremmo prenderci carico è di integrare questa differenza.

Insieme a Dante sul palco c’è anche Nico Acampore, fondatore di PizzaAut, uno dei progetti di inclusione meglio riusciti in Italia – a testimonianza che è possibile cambiare le cose – che ha dato vita ad un locale gestito da ragazzi con autismo affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione. Acampora ha ricordato che le persone con autismo ancora oggi vengono tagliate fuori dal mondo del lavoro malgrado la loro abilità.

“Vi chiedo una cosa in particolare – ha detto Dante prima di lasciare il palco -. Per prima cosa godetevi lo spettacolo, vi lascio in pace, ma come seconda cosa per favore, rispettate tutte le persone autistiche”. Dietro il rispetto richiesto da Dante c’è la pretesa legittima di una presa di responsabilità non solo da parte delle istituzioni o degli addetti ai lavori. È compito di tutti aprire gli occhi è andare oltre qualsiasi tipo di credenza limitante.

Finché tutto questo non sarà raggiunto, finché non ci saranno consapevolezza e strumenti adeguati all’inclusione di ogni tipo di diversità, nelle scuole e nei luoghi di lavoro, allora i palchi di tutto il mondo, piccoli o grandi che siano, dovranno accogliere persone neurodiverse. Bambini e bambine, ragazze e ragazze, adulti, genitori, insegnanti, tutti loro dovranno poter salire sulla pedana e raccontarsi, parlare di cosa significa essere nello spettro dell’autismo, di come non esista un solo modo di vedere il mondo, ma tanti ugualmente validi. Basta avere il rispetto e l’intelligenza di saperli accettare.

Per questo motivo il Concertozzo sarebbe dovuto essere “solo” un evento sold out che tanti avrebbero portato nel cuore. Ma è stato molto, molto di più di questo. Il merito è di Dante, “perché la terra dei cachi è la terra dei cachi”.

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