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L'intervista

M5S e crisi di governo, Violi: “Draghi non è l’uomo della Provvidenza”

Il coordinatore regionale bergamasco: "Il termovalorizzatore? Solo un pretesto per metterci all'angolo"

Bergamo. Mancano poco più di 24 ore al D-Day di Mario Draghi, atteso nuovamente al Quirinale per conferire con il presidente Sergio Mattarella per capire quali saranno le sorti del Governo.

Ci ripensa? Non ci ripensa? Il climax è di quelli da ricordare, ormai il tono è più che acceso e le strade sono segnate: da una parte il ritiro delle dimissioni per proseguire sulla linea della continuità, tenuto conto che i numeri per la maggioranza non mancano, auspicio ampiamente invocato da sindaci, imprenditori e personaggi della società civile, dall’altra la rottura e le elezioni in autunno. Sulla gogna mediatica, e politica, Conte e il movimento 5 Stelle, reo di aver rotto il matrimonio per “colpa” di un termovalorizzatore a Roma.

La risposta, di chi è sulla barricata, in prima linea, è chiara: “Abbiamo presentato un documento con 9 punti programmatici, documento consegnato circa tre settimane fa – racconta Dario Violi, politico bergamasco e coordinatore regionale del Movimento -, con all’interno una serie di temi a noi molto cari, tra i quali la normativa sul 110, gli aiuti alle piccole e medie imprese, il salario minimo e molto altro ancora. Ora, è stato inserito un termovalorizzatore da costruire a Roma. Al di là del fatto che non c’entra nulla con il contenuto del testo, ma le sembra che Giuseppe Conte abbia scelto di mandare tutto all’aria, così come dicono le prime pagine dei giornali, per una cosa del genere? Direi che è lampante che è un pretesto, uno spunto per metterci all’angolo, un tentativo, riuscito, di forzare la mano. Vorrei ben vedere se avessero chiesto al Partito Democratico di votare un documento in cui c’erano norme sulla chiusura dei porti, se lo avesse fatto. La manovra politica è chiara”.

L’invito a rimanere, a Draghi, è arrivato anche da molti imprenditori italiani. Non sono gli stessi di cui mi ha appena parlato lei, quelli oggetto di interesse e tutela da parte della sua forza politica?

Confindustria e piccoli imprenditori sono due cose molto diverse. La prima fa politica, come del resto i politici che hanno inviato la lettera al Premier. Basta leggere le firme e vedere a che partito appartengono per capire quali sono i loro interessi. Il movimento si occupa dell’impresa vera, dei suoi lavoratori e ha a cuore i grandi nodi legati, ad esempio, al salario minimo. Noi ci occupiamo delle famiglie che non arrivano a fine mese, di chi viene pagato 4 euro e mezzo all’ora. Il nostro sguardo è su questo. Il resto è solo retorica e volere di un uomo, definito della provvidenza, che in realtà non ha fatto nulla, niente di più e niente di meno di quanto non sono riusciti a fare, da soli, Berlusconi, Letta o Renzi. L’Italia è andata avanti fino al 2022 anche senza Draghi e, se sarà così, saprà farlo anche dopo. Del resto dove sono le riforme annunciate che non sono state fatte? Io non le vedo. E mi basta guardarmi intorno per rendermene conto. In diciotto mesi non c’è stato nulla, nulla si è mosso. Dov’è la legge sul catasto? Dov’é la disciplina che regolamenta le gare per la gestione degli stabilimenti balneari? Questi sono solo alcuni esempi per spiegarle che tra otto mesi, comunque, la legislatura sarà finita. E non è praticamente stato fatto nulla. Anche i tanto osannati 219 miliardi arrivati con i fondi del PNRR che, secondo molti, non sono gestibili se non con la mano di Draghi, non sono certo il frutto del suo lavoro. È stato Conte a trattare e a portarli a casa, è stato Conte a farsi dare dall’Europa molti più soldi di quanti ne abbiamo mai ricevuti. L’unica manovra del suo governo degna di nota è stato il contributo dei 200 euro ai lavoratori, pensi che rivoluzione.

 

Dario violi elezione presidente

 

Di fatto, però, si è aperta la crisi di governo in un momento storico particolare, segnato dal post pandemia e dalla guerra. 

E perché Renzi non ha fatto la stessa cosa a gennaio 2021? Ha fatto saltare il Governo quando non avevamo ancora trovato un vaccino capace di contrastare il Covid. Eppure nessuno ha gridato allo scandalo come si fa oggi. Non ci trovo nulla di trascendentale a riguardo. Il patto di governo è venuto meno e, se non si troverà la quadra, si andrà a votare. Esattamente come hanno fatto quattro Paesi l’autunno scorso e altri 3 in primavera. Quello che oggi si dipinge è solo un finto spauracchio.

Quale sarà il finale che dobbiamo aspettarci questo mercoledì?

Secondo me la crisi rientrerà e lo dico perché credo che Draghi tornerà sui suoi passi. Conosco bene lo spirito di auto conservazione che regna a Roma, la volontà e l’attaccamento alla poltrona. E credo che difficilmente, compresi quei parlamentari del mio Movimento che sembrano sulla porta, pronti ad andarsene, i miei colleghi rinunceranno a sei mesi di stipendio sicuro. Soprattutto se l’alternativa è andare a votare, cosa legittima se non ci sono più i presupposti per governare, e se si comincia a parlare anche di taglio dei parlamentari.

 

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