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Lo scenario

Crisi di governo, ora a Draghi tocca fare la conta

A fare da ago della bilancia il numero dei fuoriusciti dei 5 Stelle e la paura della giravolta di Lega e Forza Italia

Bergamo. E ora tocca fare la conta. Questo lo scenario che si preannuncia a Roma, questo il palinsesto delle prossime ore, poco più di 24 per la precisione, che preannunciano la trama del giorno del giudizio, la fine di una miniserie, quella che, con i suoi titoli di coda, può portare alla conclusione del governo Draghi o alla continuazione dello stesso.

Un epilogo già scritto? Tutt’altro.

Una chiusa che, raccontano i ben informati, verrà pescata alla lotteria della conta. Quale? Quella del pallottoliere dei fuoriusciti del Movimento 5 Stelle che, nella serata di lunedì, hanno continuato la loro personale 30 ore di discussione: pettorina attaccata al collo per i partecipanti alla piccola maratona che vede, tra di loro, chi è disposto a continuare a correre per il leader Giuseppe Conte e chi, invece, scegliere di non tagliare il traguardo con la volata del gruppone, ma prendere una strada alternativa.

Il tutto, sempre, per arrivare alla meta. E la partita la si gioca tutta qui, con il Premier, si dice, pronto a far pendere l’ago della bilancia per una scelta o per l’altra proprio a seconda di quanti esponenti del Movimento decideranno di rimanere fedeli alla causa o, piuttosto, di tradire il loro comandante. Del resto, la storia insegna, le scissioni sono all’ordine del giorno e anche il Movimento di Grillo non ne è nuovo: solo qualche settimana fa il palinsesto della politica romana ha mandato in onda il “ci siamo tanto amati” di Di Maio, e oggi il remake, con chi giura che ci siano più di 30 parlamentari con le valigie pronte.

Il puzzle è variegato e i pezzi da comporre sono tanti. Oltre alla separazione senza divisioni di beni all’interno del partito di Grillo, ci sono anche la Lega e Forza Italia che certo non stanno a guardare. Acque agitate anche nel centrodestra, con la triade che fatica, ancora una volta, a trovare una quadra. Unità d’intenti per Salvini e Berlusconi dopo l’incontro a Villa Certosa, mentre Fratelli d’Italia resta ferma sulle sue posizioni negazioniste, come fu per l’elezione di Sergio Mattarella. Meloni destinata a rimanere sola, probabilmente, arroccata sulla sua granitica posizione del no rispetto alla prosecuzione del governo Draghi e decisa a portare il Paese al voto. Ergo, se per Lega e FI è contemplato un Draghi bis purché senza Conte & company, se no si va a votare, la Meloni ha già buttato la chiave. Certo, la situazione cambia continuamente, le immagini e i pensieri corrono veloci. Del resto, signori, questo è il gioco della politica. A questo sono servite e serviranno le riunioni della serata di lunedì (quella della Lega) e di martedì (del Partito Democratico).

A sparpagliare le carte, poi, anche la posizione di Draghi che, al momento, resta l’incognita: per alcuni il jolly da pescare, per altri la Luna Nera, come recitava un famoso programma tv. Una scelta, quella dell’uomo più in vista d’Italia, che appare dunque appesa ad un duplice filo: da un lato il numero dei fuoriusciti pronti appunto a voltare le spalle al Movimento, numero che andrebbe ad alimentare una maggioranza già certa, e dall’altra la posizione della Lega, della quale il Premier teme l’ennesima giravolta. Ma tra la variabile x e y, c’è pure la z, l’unica certezza, almeno al momento: la voce del popolo, che certo conta moltissimo. I ben informati raccontano, infatti, di un Draghi sinceramente colpito dalle tante manifestazioni di affetto politico e stima ricevute negli ultimi giorni. Mezza Italia si è mossa per chiedergli, a gran voce, di non abbandonare la barca, ma di continuare a remare per altri otto mesi. Il tempo necessario per accompagnare questo governo di coalizione di emergenza in acque tranquille. E poi si vedrà.

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