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Bergamo segreta

Parco Caprotti, un viaggio incantevole fra natura e finzione

Nascosto dai palazzi di via Tasso e via Verdi, il giardino ha origini particolarmente antiche che risalirebbero al Quattrocento e che sarebbero legate all'abitazione del maniscalco Francesco Pelorsi in via Pignolo.

La vita di città è spesso frenetica e snervante. Non è semplice trovare un momento di pace in cui staccare la mente e rilassarsi all’ombra di una piccola radura, accompagnati da una vista apparentemente incantevole.

Se le grandi metropoli non offrono queste opportunità, il discorso è diverso per coloro che vivono a Bergamo che hanno l’opportunità di passare qualche minuto all’interno degli spazi di Parco Caprotti. Nascosto dai palazzi di via Tasso e via Verdi, il giardino ha origini particolarmente antiche che risalirebbero al Quattrocento e che sarebbero legate all’abitazione del maniscalco Francesco Pelorsi in via Pignolo.

I documenti dell’epoca attestano come il resto di quest’ultima presentasse un’ortaglia di 9-10 pertiche che corrisponderebbe quindi all’attuale posizione del parco cittadino. Divenuto nel corso del Settecento di proprietà di Francesco Sonzogni, l’edificio passò nella seconda metà dell’Ottocento nelle mani dell’industriale brianzolo Carlo Caprotti che provvide ad abbellire la propria abitazione così come ad offrire l’attuale aspetto all’oasi verde attigua.

Attraversando i due piccoli cortili posti all’ingresso e decorati nel 1892 da Giuseppe Rota, i visitatori si trovano di fronte un paesaggio sorprendente, capace di unire elementi naturali e artificiali senza che si possa compiere un’immediata distinzione. L’impostazione all’ “inglese” in senso lato ha infatti privilegiato l’imitazione della natura che si specchia nell’architettura contraddistinta dalla presenza di una grotta volutamente seminascosta e adiacente a uno stretto laghetto abitato da cigni.

Deciso a ricreare un interessante gioco di luci e acqua, lo specchio d’acqua è dominato da un padiglione in stile neo-rinascimentale denominato “Sala del tè” adornato da una serie di decorazioni dedicate al corteggiamento amoroso. Il tema è infatti ricorrente nei rilievi della terrazza superiore e nei bassorilievi inseriti nelle lunette laterali raffiguranti a destra Venere intenta a guidare il figlio Cupido nello scocco dello strale e a sinistra la dea colta mentre riprende il piccolo putto, mentre in mano regge i suoi dardi.

Dalla cima dell’edificio è possibile osservare con attenzione alberi di notevoli dimensioni fra i quali spiccano esemplari di sequoia, cedro dell’Atlante e gingko biloba, provenienti da altri continenti. Più comuni appaiono invece palme, faggi, bambù e sambuchi che accompagnano i cittadini attraverso Parco Caprotti, un piccolo anfratto verde dove la magia del passato non sembra esser mai scomparsa.

Generico luglio 2022

Fonti
Maria Mencaroni Zoppetti (a cura di), D’erbe e piante adorno. Per una storia dei giardini a Bergamo, percorsi tra paesaggi e territorio, Bergamo : Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, 2008
Marcella Cattaneo, Tosca Rossi, Bergamo scolpita : percorsi nella storia di Bergamo attraverso le voci delle sue pietre. Centro Piacentiniano e Borghi, Bergamo, Grafica & arte, 2018

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