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L'analisi

Inps: “Il 23% dei lavoratori guadagna meno dei 780 euro del Reddito di Cittadinanza”

Il presidente Pasquale Tridico: "La percentuale di lavoratori sotto la soglia di 9 euro lordi l’ora è 28%, ovvero oltre 4,3 milioni, e quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro/mese, considerando anche i part-time"

Il 23% dei lavoratori guadagna meno dei 780 euro che rappresentano la soglia d’importo massima dell’assegno di Reddito di Cittadinanza per un single che vive in affitto: è uno dei punti focali della fotografia scattata dall’Inps riguardo la partecipazione al mercato del lavoro in Italia, consegnata nelle ultime ore al governo e che va a inserirsi nel caldissimo dibattito politico che comprende tra le altre cose anche il tema dell’introduzione del salario minimo.

Nella sua relazione annuale il presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale Pasquale Tridico ha inserito un intero capitolo dedicato al Reddito di Cittadinanza, sottolineando come nei primi tre anni di applicazione, dall’aprile 2019 all’aprile 2022, la misura abbia raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari per 4,8 milioni di persone: costo complessivo quasi 23 milioni di euro, per un assegno medio di 577 euro.

Deficitario il bilancio se ci si focalizza sulle politiche attive: tra gli oltre due milioni di beneficiari per almeno 11 mensilità, più dell’80% è risultato non avere avuto alcuna posizione lavorativa nello stesso periodo. Sono 393mila invece i percettori con una posizione lavorativa aperta in contemporanea alla fruizione del sostegno (236mila uomini e 157mila donne) e 326.315 nuclei su 855.000 famiglie.

Si può dunque stimare in un 40% circa, dunque, la contemporaneità tra Reddito di Cittadinanza e lavoro per i nuclei familiari, nel 20% per le persone.

Confrontando il dato con quello del precedente rapporto Inps del 2019, il 33% dei percettori in età lavorativa risultava occupato.

Le 393mila persone che ricevono il RdC e contemporaneamente lavorano nel corso dell’ultimo anno hanno lavorato per una media di 28 settimane, il 62% con lavoro dipendente privato, il 19% come lavoro autonomo e l’8% come lavoro domestico.

Guardando al mercato del lavoro italiano la situazione non è incoraggiante: il 28% dei lavoratori guadagna meno dei 9 euro lordi all’ora indicata dal Movimento 5 Stelle come soglia di salario minimo, vale a dire 4,3 milioni di persone. Un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese, il 23% meno dei 780 euro che rappresentano l’importo massimo dell’assegno del Reddito di Cittadinanza.

“La distribuzione dei redditi all’interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza – sottolinea Tridico – Per la precisione il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro/mese, considerando anche i part-time. Per contro, l’1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva. In Italia il fenomeno della povertà lavorativa è più marcato che negli altri Stati europei. Secondo Eurostat, nel 2019, l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2%. La percentuale di lavoratori sotto la soglia di 9 euro lordi l’ora è 28%, ovvero oltre 4,3 milioni, e quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro/mese, considerando anche i part-time”.

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