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Bergamo segreta

Il Santuario della Madonna dei Campi, un capolavoro pittorico a due passi da Calvenzano

Meglio conosciuta come “Santuario della Madonna dei Campi”, la chiesa spicca all'interno del contesto rurale grazie al rosso dei mattoni e al bianco dell'intonaco che condiscono la parte esterna.

Alcuni lo paragonano alla Cappella Sistina, altri semplicemente lo definiscono il “gioiello dell’arte barocca bergamasca”. Stiamo parlando dell’Oratorio della Beata Vergine Assunta di Calvenzano, edificio sacro posto a cavallo delle province di Bergamo e Cremona nonché perla sconosciuta dell’architettura orobica.

Meglio conosciuta come “Santuario della Madonna dei Campi”, la chiesa spicca all’interno del contesto rurale grazie al rosso dei mattoni e al bianco dell’intonaco che condiscono la parte esterna. Nonostante la sua bellezza risplenda particolarmente, essa ha origini ancora oggi sconosciute: l’aspetto attuale non consente di datare con precisione la sua costruzione che tuttavia si può collocare antecedentemente al Cinquecento. A rendere particolarmente visibile il fabbricato sono il campanile a base quadrata dotato di una particolare copertura “a pigna” e l’ampio porticato, utilizzato con ogni probabilità per ospitare i fedeli che raggiungevano il luogo per pregare sia quando la chiesa era chiusa, sia in occasione di funzioni e processioni.

Alzando lo sguardo è inoltre possibile osservare un ciclo di affreschi raffigurante il Giudizio Universale e suddiviso in due vele principali dove sono rappresentati specularmente il Paradiso e l’Inferno. Ai lati spiccano inoltre otto spicchi con angeli e alcune lunette nelle quali sono riprodotti i santi Pietro e Paolo, una martire dotata di palma e un santo vescovo la cui figura è attribuibile a quella di Imerio, titolare della Cattedra di Amelia.

Da uno squarcio di cielo spunta infine Maria Assunta al centro di un complesso pittorico probabilmente risalente alla prima metà del XVII secolo e fondamentale per ricordare ai fedeli il destino inevitabile che attende chiunque. All’interno del porticato è curiosa anche la condizione del muretto posizionato lungo il lato meridionale dove è possibile osservare profondi solchi nella pietra, utilizzata dai contadini per affilare le lame delle falci. Varcando il portale ligneo ci si trova di fronte a un’aula completamente affrescata dal pittore cremasco Tomaso Pombioli detto il “Conciabracci” che operò a Calvenzano nel 1623 realizzando un ciclo mariano fra i più complessi della sua carriera artistica.

Suddivisibile in cinque parti, la sequenza iconografica è contraddistinta dalla presenza di cartigli scritti in volgare, utili per consentire ai fedeli di comprendere al meglio il contenuto delle immagini il cui percorso prende il via dalla parte destra del presbiterio con la “cacciata di Gioacchino dal Tempio” raccontando di seguito tutta la vita di Maria con tanto di episodi riguardanti la nascita e l’infanzia di Gesù. All’interno delle scene e lungo i pilastri che reggono l’arco di accesso al presbiterio non mancano simboli che richiamano gli appellativi rivolti alla Vergine Maria come “Specchio della Santa Divinità”, “Rosa Mistica”, “Torre di Davide”, “Porta del Cielo” oppure “Fonte sigillata”.

Ulteriori immagini che richiamano all’universo femminile sono presenti nelle decorazioni così come nel “Ciclo delle Sante Intercessorie” dove compaiono diverse martiri riconosciute dalla tradizione come protettrici di quel mondo. Ad esser raffigurate sono infatti Sant’Apollonia che sorregge una tenaglia con un dente, Santa Lucia con il tradizionale piatto dove sono deposti gli occhi e Sant’Agata che ai cui piedi è posizionato un piatto con i due seni. Il complesso pittorico sfocia inoltre nel ciclo dedicato a Sibille e ai profeti, posti lungo gli archi e le lunette laterali, e in quello destinato agli “angeli musicanti” posizionati all’interno delle volte della navata.

A completare il racconto della Salvezza vi è infine la raffigurazione della “Strage degli Innocenti”, inserita nella contro-facciata e di forte impatto emotivo complice la drammaticità descritta nella scena. Rispetto agli affreschi di Pombioli appare invece di origine più antica la pala d’altare raffigurante la Vergine Assunta in compagnia dei dodici Apostoli, perplessi di fronte al sepolcro di Maria rimasto vuoto.

Considerato che nei documenti d’inizio Seicento la chiesa veniva menzionata con l’appellativo “del Padre Eterno”, ciò fa pensare come il quadro fosse stato posizionato in seguito e di come il presbiterio fosse decorato soltanto l’immagine di Dio Padre e quella dei quattro Evangelisti che compaiono nel soffitto.

Nonostante non si conosca l’autore, si può facilmente ipotizzare come la pala sia un richiamo all’opera di Simone Peterzano collocata nella chiesa di Santa Maria della Passione a Milano.

Lo scorrere inesorabile del tempo non ha ridotto l’affetto espresso dai calvenzanesi verso il Santuario della Madonna dei Campi, un amore che ha consentito di preservarlo e riportare alla luce la sua bellezza originaria.

Fonti
AA.VV., Madonna dei Campi. Oratorio della Beata Vergine Assunta di Calvenzano. Una piccola gemma nella pianura bergamasca, Gessate, Centro Salesiano Don Bosco, 2006

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