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Il lutto

L’Università di Bergamo piange Marco Sirtori, docente di letteratura con la passione per la musica

Si è spento a causa di una rapida e ineluttabile malattia. Aveva 55 anni

Bergamo. C’è sgomento all’Università di Bergamo per la scomparsa del professor Marco Sirtori. Stimato docente di Letteratura italiana contemporanea e da oltre quindici anni a Bergamo, Sirtori si è spento a causa di una rapida e ineluttabile malattia. Aveva 55 anni.

Ad annunciarne la scomparsa è la stessa Università: “Con profonda costernazione l’Ateneo annuncia la scomparsa del prof. Marco Sirtori. Studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo e ausiliario si uniscono al dolore per una perdita tanto grave. Professore di Letteratura italiana contemporanea presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere e componente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, il prof. Sirtori lascia di sé un ricordo indelebile nella nostra comunità”.

“Caro Marco, purtroppo non avremo modo di dare seguito a quello che ci eravamo promessi di fare. Un momento, al di fuori dei nostri canoni accademici, in cui ascoltare, insieme a colleghi e studenti, le tue cover più famose, i tuoi brani più ascoltati. Avrei voluto farlo in occasione dello scambio di auguri dello scorso Natale, ma non ci siamo riusciti perché non abbiamo avuto modo di organizzarlo in tempo utile. Un grande rimpianto e un forte dolore per aver perso prematuramente un collega che lascerà un profondo vuoto nel nostro Ateneo – aggiunge il rettore Sergio Cavalieri -. Cercheremo di renderlo più lieve serbando memoria e traendo esempio da quanto hai fatto e dato per tutti noi”.

Di lui gli studenti ricordano la gentilezza, la grande cultura e la passione. Fra i suoi tanti amori, oltre a quello della letteratura, c’era anche la musica. Sirtori aveva infatti pubblicato nel 2019 il disco ‘Vanity’ insieme al maestro Carlo Palmas, con cover della canzone italiana come ‘Ma che freddo fa’, ‘E la chiamano estate’, ‘Un bacio a mezzanotte’. Nel 2021 era uscito invece ‘Nautilus’, in cui spiccava un’originale rivisitazione in chiave pop di ‘Personal Jesus’, brano dei Depeche Mode, ma anche di ‘The power of love’ e ‘Unchain my heart’.

Nel 2021 aveva rilasciato un’intervista per il blog Now We Rise in cui aveva raccontato: “La letteratura è la dimostrazione che una vita non ci basta: la lettura, tramite l’immedesimazione nei personaggi di finzione, ci permette di moltiplicare le nostre esperienze, di esplorare mondi sempre nuovi, di sperimentare esistenze parallele e identità plurime. Chi si accontenta di essere solo se stesso è un uomo infelice. Da bimbo ero sempre desideroso di sentire o leggere storie e per questo sono diventato prestissimo un piccolo frequentatore di biblioteche. Ora la letteratura è, oltre che la mia passione, anche il mio lavoro. Con la musica è stato invece un amore fatale, una specie di attrazione irresistibile che mi ha portato a farne il mio linguaggio artistico. A un certo punto i miei due amori, letteratura e musica, hanno trovato una sintesi nei miei lavori scientifici su parole e musica e, ora, nella produzione di questo album”. I suoi ascoltatori hanno spesso definito il suo stile “alla James Bond” un misto di sinfonico, jazz e pop.

I funerali si svolgeranno martedì 12 luglio alle 10 a Cologno Monzese, nella Chiesa di San Giuliano in piazza San Matteo.

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