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L'inchiesta

Fatture false per 50 milioni di euro, coinvolta la ‘ndrangheta: indagini in Bergamasca

Usura, estorsione e riciclaggio per il sodalizio criminale legato a esponenti di note famiglie di matrice ‘ndranghetista operanti in Lombardia

La squadra mobile di Brescia, con la prima divisione del servizio centrale anticrimine della Dca della polizia di Stato e il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Brescia, coordinate dalla locale Procura distrettuale della Repubblica, hanno portato a termine un’attività investigativa che ha fatto emergere rilevanti ipotesi di reato per usura, estorsione e riciclaggio da parte di un sodalizio criminale legato a esponenti di note famiglie di matrice ‘ndranghetista operanti in Lombardia, in particolare sulla sponda bresciana del Lago di Garda.

Le fiamme gialle bresciane hanno ricostruito un giro di fatture false del valore di oltre 50 milioni di euro, realizzato tramite una serie di società “cartiere” nazionali ed estere, attraverso cui, l’organizzazione in rassegna avrebbe creato un vero e proprio mercato di servizi fiscali illeciti a favore di imprese compiacenti.

I proventi dell’evasione fiscale sarebbero stati poi monetizzati all’estero e, attraverso un sistema di passaggi volti a ostacolare la provenienza illecita del denaro, riciclati a favore dei committenti.

Ciò è emerso in almeno due circostanze: a marzo del 2020, in pieno lockdown, quando la squadra mobile di Brescia ha intercettato e sequestrato oltre 487mila euro, trasportato da corrieri attraverso il valico del Brennero, e nel luglio dello stesso anno, quando è stato operato un ulteriore sequestro di contante per oltre 170mila euro nei confronti di un nullatenente di nazionalità straniera.

In relazione alle ipotesi di reato, lo scorso ottobre è stata eseguita una prima trance di 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere, cui sono seguite, nei giorni scorsi, ulteriori 7 misure e, precisamente, due provvedimenti di custodia cautelare in carcere, tre degli arresti domiciliari e due misure interdittive dell’esercizio dell’attività imprenditoriale.

L’esecuzione della seconda fase dell’operazione è stata curata, sotto il coordinamento della locale Procura Distrettuale della Repubblica, dalla squadra mobile e dal Gico di Brescia, con il supporto del servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico), del servizio centrale operativo (Sco) e di altre articolazioni della polizia di Stato e della guardia di finanza di Reggio Calabria, Catanzaro, Gioia Tauro, Bergamo e Milano.

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