Lunedì mattina sono stati rinviati a giudizio il bergamasco Mirto Milani e le sorelle Paola e Silvia Zani: i tre sono accusati dell’uccisione di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di 52 anni uccisa l’otto maggio di un anno fa a Temù, paese dell’Alta Valle Camonica.
Lo ha disposto il Gup Gaia Sorrentino nell’udienza preliminare: i tre saranno in aula a Brescia il prossimo 27 ottobre per il dibattimento, davanti alla prima sezione penale della corte d’Assise.
Dovranno rispondere di concorso in omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere.
I tre avevano confessato nelle scorse settimane, ammettendo le proprie responsabilità. Milani avrebbe raccontato le fasi del delitto anche un uomo recluso con lui nel carcere di Brescia. Avevano prima cercato di stordire la vittima preparando dei muffin farciti di benzodiazepine, per poi offrirne uno alla donna e renderla del tutto inoffensiva prima di ammazzarla.
Ma le cose non erano andate come previsto. L’ex vigilessa non sembrava risentire di alcun effetto. Poco dopo, però, avrebbe incominciato a sentirsi leggermente confusa e assonnata. Proprio a quel punto sarebbe esplosa la furia della figlia Silvia, che avrebbe afferrato alle spalle la madre e sarebbe caduta su di lei. L’altra figlia, Paola, si sarebbe poi mossa bloccandola e, insieme a Mirto, le avrebbe stretto un sacchetto di plastica intorno alla testa, soffocandola.
Al momento di essere seppellita nella fossa scavata lungo il fiume Oglio, però, la 52enne poteva essere ancora viva: infatti aveva ancora lunghe convulsioni e non sarebbe stato chiaro se fosse effettivamente deceduta.
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