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Decine di annunci

Oriocenter, mai così tanta richiesta: “1 negozio su 3 cerca personale”

Tra le figure più richieste addetti alle vendite e commessi. Il direttore del centro commerciale: "Circa 150 i profili richiesti, ma il reddito di cittadinanza non invoglia". Colleoni (Filcams-Cgil): "Non è vero, le ragioni sono altre"

Orio al Serio. La sfilza di annunci appiccicati alle vetrine fa una certa impressione: nel giro di venti minuti ne abbiamo contati una trentina.

Tanti, tantissimi dei circa 300 negozi di OrioCenter cercano personale. “Uno su tre”, stima il direttore del centro commerciale Ruggero Pizzagalli. Tra le figure più richieste ci sono addetti alle vendite e commessi: a tempo pieno o part-time (“meglio se con esperienza”, precisano diversi annunci).

“Lo scorso mese abbiamo condotto una ricerca, sono più o meno 150 i profili richiesti – spiega Pizzagalli -. Stiamo ricevendo un buon ritorno, ma non a sufficienza. Se ricordo momenti con una simile richiesta? No, ma il tema della ricerca di personale interessa moltissime realtà, non solo OrioCenter. Le faccio un esempio: Fra.Mar (impresa di pulizie che lavora anche a OrioCenter, ndr), nei giorni scorsi ha pubblicato un avviso in radio. Cerca 70 persone per il territorio bergamasco”.

Sulle ragioni dell’ormai cronica carenza di personale – nei più svariati settori – si discute quotidianamente. “Sicuramente certe misure non aiutano – commenta il direttore Pizzagalli (che nulla ha a che vedere con i processi di assunzione dei negozi che si trovano all’interno della struttura, ndr) in riferimento al reddito di cittadinanza -. Ma a OrioCenter, oggi, una persona con voglia di lavorare può trovare delle ottime posizioni, con ottime possibilità di crescita future”.

 

 

La mancanza di personale sta mettendo a dura prova anche ristorazione e turismo, più che mai con l’arrivo dell’estate. Secondo Mario Colleoni, della Filcams Cgil, la mancanza di personale – soprattutto in alcuni settori – è figlia di “politiche dedite a non far crescere i salari e aumentare a dismisura la flessibilità” che avrebbero reso i lavoratori sempre più “fragili e ricattabili. Per non parlare – aggiunge – dell’utilizzo spesso inappropriato dello ‘stage’. Nel commercio, ma non solo, non è raro imbattersi in vetrine di negozi con la scritta ‘cercasi stagista’: ragazze e ragazzi, non solo giovani – sottolinea – che lavorano a tutti gli effetti senza alcuna retribuzione e che quasi mai poi vengono assunti”.

Secondo il sindacalista, non si affronta il tema vero: capire perché, rispetto al passato, un crescente numero di giovani e meno giovani stentano a valutare una carriera in determinati settori. “È necessario, soprattutto in questa fase, analizzare con attenzione le ragioni più profonde che hanno diminuito l’appeal di questi settori. C’è la necessità – conclude Colleoni – di lavorare per trovare soluzioni, senza banalizzazioni, semplificazioni e con determinazione. Soltanto con una visione che punti a valorizzare il lavoro anche tramite un’occupazione non precaria, qualificata, regolare e stabile è possibile rilanciare l’economia del Paese”.

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