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L'intervista

Liliana Donato direttore generale di Atb: “Tecnologica e intermodale, la mia idea di mobilità per Bergamo”

Da venerdì 1 luglio prende il posto di Gianni Scarfone: "La sostenibilità? La raggiungiamo nel momento in cui l'utente abbandona l'auto privata per scegliere mezzi convenienti dal punto di vista economico e ambientale"

Bergamo. La nomina risale al marzo scorso, ma ufficialmente Liliana Donato, una vita nel mondo della mobilità, inizia da venerdì 1 luglio il suo nuovo percorso da direttore generale di Atb.

Il passaggio di consegne con l’uscente Gianni Scarfone è stato per questo motivo molto graduale, con un affiancamento andato avanti praticamente fino all’ultima ora: “È un ruolo che ho sempre vissuto indirettamente avendo lavorato a braccetto col direttore, pur senza mai entrare nel merito delle sue decisioni, al netto degli ultimi mesi. Finora ho avuto una spalla, quando poi arriva il giorno in cui tocca davvero a te è tutto nuovo e un’emozione unica”.

Dottoressa Donato, più orgoglio o responsabilità? 

Sono ovviamente molto orgogliosa e anche molto emozionata. Le responsabilità ci sono sempre state e anche di un certo livello essendo stata direttore di esercizio del trasporto su gomma. Ora sicuramente crescono su più fattori, quali la sicurezza dei lavoratori, la privacy, il numero delle persone per le quali sono responsabile. A questo proposito, quando sono stata nominata direttore generale uno dei colleghi mi ha scritto: ‘Ricordati che da te dipendono quasi 400 famiglie’. E quella è una responsabilità che si sente.

Atb negli ultimi anni ha dimostrato di avere un’attenzione particolare verso la tutela dell’ambiente: la linea C completamente elettrica, i bus a metano, il rinnovamento della flotta aziendale. Secondo lei quale ruolo può giocare il trasporto pubblico locale nella ricerca di una maggiore sostenibilità? 

Partiamo da un presupposto fondamentale: come azienda di trasporto pubblico locale il nostro mestiere in primis è quello di trasportare le persone, cercando di sottrarre sempre più utenti ai mezzi privati. Però, come mezzi che in città ingombrano parecchio, vogliamo anche dare l’esempio a partire dalla trasformazione del nostro parco macchine: al di là di quale sia il carburante che li alimenta, ci siamo prefissati l’obiettivo di ammodernare i mezzi e nel 2018 siamo stati tra i primi in Italia a investire con decisione sugli autobus elettrici. Ne acquistammo 12, che se rapportati con la nostra flotta avevano un’incidenza importante. L’obiettivo che portiamo avanti, sostenuti anche dagli interventi politici a livello nazionale o regionale, è quello di convincere il cittadino a scegliere il trasporto pubblico: meno macchine in città e più gente su mezzi convenienti dal punto di vista economico e ambientale. Questo è il vero valore aggiunto che possiamo rappresentare.

Nel campo dei trasporti si parla sempre di una svolta che può essere data solo dall’intermodalità: cosa manca a Bergamo per avere un sistema di questo tipo che funzioni davvero? 

Serve un collante, uno strumento tecnologico, da dare al cittadino per permettergli di acquistare facilmente tramite un unico device un servizio di qualità che allinei i vari sistemi di mobilità. A livello tecnico parliamo di ‘MAAS’, Mobility As A Service: dobbiamo mettere a disposizione un’applicazione che permetta di utilizzare i vari sistemi di trasporto di mobilità dolce o sostenibile tramite un unico strumento, completando il proprio viaggio con un clic. Nell’immediato lo sforzo enorme è quello di far comunicare le diverse tecnologie che stanno alla base di servizi differenti: Atb parla un linguaggio, Trenord un altro, Arriva un altro ancora. Ne serve invece uno comune ai vari servizi di trasporto.

Ci state lavorando? 

Abbiamo questa idea, è sicuramente un obiettivo futuro: siamo in una fase di ricerca, per capire di cosa abbiamo bisogno a livello tecnologico, informatico e di risorse umane per poterlo realizzare. Ci serve uno studio preventivo, perchè l’utilizzatore finale deve essere agevolato. Già la bigliettazione elettronica sta dando i primi frutti e tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo cominceremo ad adottare progressivamente due supporti: il Chip on paper per gli utilizzatori occasionali e una Smart Card che potrà contenere al suo interno fino a 8 tipologie diverse di titoli di viaggio. In quest’ultimo caso nel momento in cui l’utente la avvicinerà al lettore automatico, immediatamente verrà scelta la miglior soluzione possibile a livello tariffario per il pagamento del servizio, tra quelle ovviamente a disposizione nel ‘portafoglio’ dell’utente. Un primo passo verso la facilitazione dell’utilizzo della mobilità sostenibile che Bergamo può offrire.

liliana donato atb

 

A proposito di una mobilità più sostenibile, tra i prossimi progetti del gruppo ce ne sono due particolarmente attesi: la linea T2 della Teb e l’Electric Bus Rapid Transit che collegherà la stazione di Bergamo con quella di Verdellino, passando per Dalmine. 

Sicuramente T2 è un progetto che ha uno stato di avanzamento maggiore rispetto al BRT, che oggi è in fase di progettazione di fattibilità: credo molto in entrambi, perchè insieme miglioreranno la mobilità collettiva su larga scala. Su BRT ci ha creduto anche il governo, dato che lo ha inserito tra le opere finanziabili con il PNRR: per rendere appetibile il trasporto pubblico bisogna necessariamente renderlo competitivo nei confronti dell’auto privata e quest’opera ne ha tutte le potenzialità. Si troverà in sede per la maggior parte protetta, che aumenta tantissimo il livello di servizio erogato riuscendo a migliorare di quasi il 50% la velocità commerciale: significa che se oggi un bus ci mette tra i 45 e i 50 minuti per percorrere la tratta Bergamo-Dalmine, in futuro con questo servizio ce ne vorranno 20-25. In questi progetti il fattore tempo ha un valore economico importante. Per me è un progetto molto sfidante, perchè oltre a Bergamo coinvolge altri sei comuni e partendo dalla stazione di Bergamo arriva fino a quella di Verdellino: tocca il polo di Dalmine, con due istituti importanti e l’Università, rientrando a pieno nel nostro target di utente. Correrà su un asse lineare, quello della provinciale 525, con bus elettrici a 18 metri ad alta capacità, con una notevole flessibilità e una frequenza che andrà dai 15 ai 10 minuti nei momenti di punta.

È vero che è solo all’alba della sua esperienza da direttore generale: ma si è già fatta un’idea di quella che dovrebbe essere la mobilità del futuro per Bergamo? 

Torno su temi che abbiamo già toccato qua e là: vedo una Bergamo dalla mobilità integrata, interoperabile e più smart, nel senso di maggiormente fruibile da un target di utenza più ampio. Per fare questo, però, serve investire su tecnologie, infrastrutture, sistema di alimentazione dei mezzi ma anche su tanti piccoli fattori migliorativi da discutere insieme all’amministrazione comunale. L’apporto che noi come azienda potremmo dare per migliorare la vivibilità della città è quello di investire sulla frequenza, adattando il servizio in base alla domanda: dovremo studiare meglio esigenze e abitudini di spostamento dei bergamaschi, indagando quali sono le necessità anche di chi vuole una mobilità dolce o sostenibile. Questo sicuramente sarà un mio obiettivo importante: non per rincorrere la domanda, ma per adeguare e migliorare il nostro servizio. Una volta che l’avremo raggiunto credo che il sistema di mobilità interno alla città possa essere un fattore migliorativo della vivibilità: confermo la nostro volontà di farlo, ma chiaramente servirà un lavoro coordinato con l’amministrazione comunale.

Ci sembra che un certo feeling tra le parti ci sia già: c’è qualche iniziativa che potrebbe incentivare ancora di più l’utilizzo dei mezzi pubblici?

I fattori sono davvero tanti, credo che non possa esserci un’unica soluzione ma un insieme di leve che, concordate con l’amministrazione e gli altri enti locali, portino il cittadino a sceglierci. Bisogna trovare un equilibrio sostenibile tra risorse e servizi, ma sicuramente qualcosa in più si può fare. Un esempio? Col Comune potremmo implementare una sorta di servizio a chiamata in orario notturno, partendo in via sperimentale in alcune aree della città.

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