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Lo studio

L’eco-ansia colpisce soprattutto i giovani: cos’è e quali conseguenze ha per la salute

Il laboratorio di Neuroscienze Cliniche del dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute dell’Università Sapienza di Roma ha avviato un progetto di ricerca al quale chiunque può contribuire: ecco come

Ondate di calore, anticiclone, siccità, bollino rosso sono ufficialmente le parole dell’estate 2022, iniziata con largo anticipo rubando la scena alla primavera. Nessuno di noi riesce a ricordare un mese di giugno così caldo perché non lo abbiamo mai vissuto. Per la prima volta, in Italia, viviamo gli effetti del cambiamento climatico. Nel bacino del Mediterraneo le temperature stanno crescendo più velocemente rispetto alla media del pianeta e nella Pianura Padana la siccità, che dura da quasi un anno, sta impedendo l’impiego di parte del calore percepito, per l’evaporazione dell’acqua. Tale situazione ha costretto alcune regioni italiane a dichiarare uno speciale stato di emergenza per sostenere l’industria agroalimentare e prevenire gli incendi.

Sentirsi preoccupati, sconfortati e impotenti di fronte a questa situazione dimostra che il cambiamento climatico non è più un argomento riservato agli scienziati, ma interessa tutti perché sta colpendo la nostra salute mentale. A conferma di ciò i dati dell’Osservatorio sulla sostenibilità (dicembre, 2021) mostrano che la paura del cambiamento climatico è presente nel 79,9% degli italiani, con percentuali ancora più elevate tra le donne (82.7%) e gli abitanti del Nord Est (83,8%).

In particolare, questa condizione psichica ed emotiva è stata riassunta dal filosofo Albrecht col termine “eco-ansia” e sta diventando oggetto di numerose ricerche.

L’eco ansia è spesso risultato dell’impatto diretto con un problema ambientale (inondazioni, terremoti, etc.) ma può manifestarsi ancora più di frequente attraverso un’esperienza indiretta (migrazioni climatiche). A soffrirne sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 24 anni, spesso protagonisti di azioni collettive a favore dell’ambiente. Nello specifico i giovani con vulnerabilità psicologiche già esistenti e mancanza di adeguato supporto sono a maggior rischio di sviluppare gravi sintomi dai disturbi psicosomatici all’uso di sostanze.

Nonostante il territorio italiano, data la sua complessa topografia e le influenze del clima arido del Nord Africa e di quello temperato e piovoso dell’Europa centrale, si presti ad essere un interessante caso studio per i modelli climatici regionali, la ricerca scientifica è ancora molto limitata.

Per questa ragione il laboratorio di Neuroscienze Cliniche del dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute dell’Università Sapienza di Roma ha deciso di avviare un progetto di ricerca che si ponga come obiettivo non solo di mappare sul territorio italiano la diffusione dell’eco-ansia, ma di osservare quali siano le sue dirette conseguenze sulla salute mentale individuale e collettiva. Il focus dello studio non sarà solamente sugli aspetti clinici ma anche sulla componente culturale, fattore sovraordinato che pare particolarmente incisivo nello sviluppo della sintomatologia legata all’eco-ansia.

Per partecipare allo studio e contribuire ad aumentare la conoscenza su un argomento che la Commissione Europea ha ritenuto essere una delle sfide centrali per il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) basterà compilare un questionario, completamente anonimo, della durata di 20 minuti a questo link (accessibile da qualsiasi dispositivo anche mobile): https://www.psytoolkit.org/c/3.4.2/survey?s=7NNWS

Vi ringraziamo fin da ora per il vostro contributo e siamo disponibili a rispondere a tutte le vostre domande che in questa calda estate sicuramente non mancheranno.

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