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Il progetto

“Sostenibilità in Azione”, il tessile bergamasco guarda al futuro

Nato per rispondere alle esigenze di business delle aderenti al Gruppo orobico (96 imprese a fine 2021, il 67% delle quali MPMI), il Progetto ‘Sostenibilità in Azione’ ha consentito di condurre un confronto-analisi lungo i binari della sostenibilità a livello territoriale (da un lato) e della sostenibilità lungo tutta la catena del valore (dall’altro).

“Due-terzi dei prodotti del comparto Tessile e Moda, che mezzo miliardo di Europei compra ogni anno, arrivano da altri Continenti”. E poi: “Sono 180 i miliardi di capi di abbigliamento che
vengono prodotti nel mondo, ogni anno. Dato che la Terra è abitata da circa 7 miliardi di individui, ognuno di noi dovrebbe possedere dai 25 ai 26 capi. Ma così non è”.

Declinata a vari livelli – da quello mondiale a quello provinciale, grazie ai contributi di importanti addetti ai lavori, fra cui Alberto Paccanelli e Sergio Tamborini, rispettivamente Presidenti di Euratex e di SMI-Sistema Moda Italia – nel pomeriggio di giovedì 29 giugno la Sostenibilità è stata la protagonista dell’incontro, organizzato dal Gruppo Tessili e Moda di Confindustria Bergamo, nella sede al KilometroRosso, durante il quale sono stati presentati i risultati di un recente studio settoriale, condotto in collaborazione con Ernst Young lo scorso maggio.

Nato per rispondere alle esigenze di business delle aderenti al Gruppo orobico (96 imprese a fine 2021, il 67% delle quali MPMI), il Progetto ‘Sostenibilità in Azione’ ha consentito di condurre un confronto-analisi lungo i binari della sostenibilità a livello territoriale (da un lato) e della sostenibilità lungo tutta la catena del valore (dall’altro).

“Grazie a questo Progetto – ha commentato Chiara Ferraris, Presidente del Gruppo Tessili e Moda di Confindustria Bergamo – abbiamo avuto la possibilità di adottare approcci innovativi e sistemici, finalizzati all’integrazione della sostenibilità del business delle singole imprese. Le quali sono state protagoniste di un percorso di crescita, volto a potenziare le rispettive competenze strategiche di sostenibilità, strutturando, al tempo stesso, una rete di contatti tra diversi protagonisti della filiera all’interno del Gruppo”.

Recepite le esigenze delle associate (‘Cultura della sostenibilità e comunicazione col cliente’, la richiesta più gettonata, seguita da ‘Impatto ambientale e materie prime’) sono quindi stati realizzati due differenti laboratori progettuali. Il primo – Progettare prodotti sostenibili – ha avuto la finalità di identificare i processi e i materiali che rendono sostenibile la produzione e valutare le strategie di circolarità funzionali al proprio business. Il secondo – Misurazione e pianificazione di sostenibilità – ha avuto invece il fine di fornire, a quanti vi hanno preso parte, le competenze chiave per rendere sempre più efficace il processo di raccolta di dati di sostenibilità ai fini di rendicontazione interna-esterna.

Ma quali sono gli aspetti rilevanti che hanno, o potranno avere, un impatto sulle performance aziendali in termini di sostenibilità? Per i partecipanti al Progetto sono i seguenti: Gestione della
filiera, Persone e Know how, Cultura della Sostenibilità e comunicazione col consumatore, Impatto ambientale e materie prime, Lifecycle di prodotto e prodotti sostenibili, Gestione sostenibile
dell’energia, Ricerca e sviluppo per la sostenibilità di prodotto, Design circolare, Valore del Territorio, Packaging e Digitalizzazione.

“Tutte – ha commentato Riccardo Giovannini, Responsabile dell’area Cambio climatico e Sostenibilità di EY Italia, a conclusione della presentazione dei risultati del Progetto – fanno riferimento all’adozione di pratiche di sostenibilità, quali adozioni di policy interne, specifiche certificazioni di sostenibilità, calcolo dell’LCA di prodotto, approvvigionamento energetico sostenibile. L’obiettivo della definizione dei temi rilevanti è guidare le aziende a gestire meglio i rischi reputazionali e finanziari, identificando nuove opportunità di business considerando i trend di settore”.

tessile bergamasco

“Integrare la Sostenibilità nel business – ha aggiunto Giovannini – significa ripensare e ridefinire strategia e processi operativi per affrontare il cambiamento oltre che per rispondere ai bisogni e alle aspettative del mercato e della società, con l’obiettivo di accrescere la competitività e la redditività duratura”.

“Se riparare, riutilizzare e allungare il più possibile la vita di ciascun pezzo di abbigliamento – ha proseguito Giovannini – saranno i tre cardini dell’Economia circolare del comparto Tessile e Moda,
indispensabile sarà il confronto con numerosi altri fattori”: la gestione delle risorse idriche (si sta studiando il ricorso a tecnologie senz’acqua, per la tintura e la lavorazione dei tessuti), la tutela dei diritti umani (ancora troppe donne sono vittime di abusi, in alcuni Paesi), le relazioni nella filiera (integrando aspetti sociali, etici e ambientali per scegliere fornitori, siti produttivi e partnership), i consumi energetici e la decarbonizzazione (il settore abbigliamento e calzature è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra), l’utilizzo sempre più sicuro delle componenti chimiche nei prodotti tessili, fino ad un packaging sostenibile coniugato ad un’altrettanta sostenibile gestione dei rifiuti.

In Italia – è emerso dallo Studio – il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è costituito da scarti tessili (un balzo all’insù del 39%, rispetto al 2010); e, delle 480mila tonnellate di rifiuti prodotti, solo 157mila tonnellate sono acquisite tramite la raccolta differenziata. Ma, dal 2025, la normativa comunitaria dovrebbe mutare. Tra due anni e mezzo, infatti, la Commissione intende rendere obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili (disposizione già entrata in vigore da inizio anno, in Italia).

tessile bergamasco

Nel frattempo, la crescente importanza attribuita alle performance di sostenibilità nei processi decisionali degli investimenti (il 91% di chi ha messo denari in società del Tessile/Moda – evidenzia lo Studio – sostiene che le performance non finanziarie hanno inciso parecchio, negli investimenti fatti negli ultimi dodici mesi), aiuta a capire in che direzione stia tirando il vento. E col mutare, di sensibilità e sentiment degli investitori, muta anche il contesto legislativo. Se, nell’aprile dello scorso anno, la Commissione ha adottato una proposta per la direttiva di Corporate reporting sulla sostenibilità, allo scopo di rivedere e rafforzare le disposizioni varate sette anni prima sulla rendicontazione non finanziaria, quest’anno ha pubblicato un Regolamento “per l’istituzione di un quadro che favorisca gli investimenti sostenibili”.

In particolare, il documento vergato dalla Commissione Europea definisce sei obiettivi di carattere ambientale (mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso un’economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli
ecosistemi), rispetto ai quali “attività, progetti e investimenti potranno essere definiti e classificati come sostenibili”, e introduce un “nuovo obbligo di rendicontazione” per talune società, “chiamate ad includere informazioni su come e in che misura le attività d’impresa sono associate ad attività economiche considerate ecosostenibili”.

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Nella seconda parte dell’incontro, Alberto Paccanelli e Sergio Tamborini hanno offerto interessanti spunti di riflessione sulle possibili declinazioni della “sostenibilità” in ambito europeo (e non solo).

Il Presidente di Euratex ha anticipato che il comparto Tessile/Moda diventerà uno dei 14 ecosistemi “che godranno dell’attenzione e dei fondi” dell’Unione europea, grazie al pressing esercitato della componente italiana. Mentre il Presidente di SMI ha ricordato la recente costituzione di Retex-Green, un Consorzio per la gestione dei rifiuti del comparto tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria. “Puntiamo a mettere in rete tutti gli attori del comparto fashion – ha spiegato Tamborini – coinvolti nelle fasi di raccolta, selezione, riutilizzo e riciclo, attraverso il coordinamento di un general contractor per il waste management”. “E intendiamo operare con aziende serie, che operino secondo etica e legalità in ogni passaggio della loro catena del valore”.

I lavori sono stati conclusi dal breve speech della Presidente di Confindustria Bergamo, Giovanna Ricuperati che, nell’elogiare “queste iniziative-ponte con l’Europa”, ha auspicato che la comunità imprenditoriale bergamasca prosegua nel solco di questo percorso con iniziative simili.

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