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Giovanni danesi

Tumori e sordità: “Gli otorini non si occupano solo di gola e tonsille” video

Ne parliamo con il presidente della Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale Giovanni Danesi

L’otorino non è solo il medico specialista che si occupa dei problemi alle tonsille, alla gola o alle orecchie. Il suo raggio d’intervento e di studio è molto articolato ed è più ampio di quanto non si creda nell’immaginario collettivo.

La Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale è impegnata per promuovere una maggior consapevolezza di questa figura, rivolgendosi soprattutto alle istituzioni. Se ne è parlato al congresso nazionale di questa organizzazione, dove è emersa come una priorità a cui dedicarsi. Per saperne di più, abbiamo intervistato il professor Giovanni Danesi, presidente della Società e direttore del dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove è anche direttore responsabile dell’unità operativa di otorinolaringoiatria e microchirurgia della base cranica.

Cos’è emerso dal congresso?

Abbiamo posto l’attenzione sull’esigenza di diffondere una visione diversa del ruolo e della professione dell’otorinolaringoiatra perché è ancora piuttosto diffusa una concezione anacronistica di questo lavoro. Non ci occupiamo solo dei problemi alle tonsille, alla gola o alle orecchie: ci impegneremo sulla comunicazione rivolgendoci in modo particolare alle istituzioni per far sì che possano acquisire più consapevolezza. Tra i pazienti, invece, generalmente c’è una conoscenza maggiore degli ambiti d’interesse dell’otorino, magari perché si ha avuto esperienza diretta oppure perché ne hanno usufruito parenti e conoscenti. È sicuramente utile, comunque, fornire informazioni complete e corrette. L’otorinolaringoiatria è una branca della medicina prevalentemente chirurgica che ha anche aspetti clinici che non vanno sottovalutati. Negli ultimi vent’anni, inoltre, il progresso tecnologico ha messo questa specialità di fronte a una complessità chirurgica estremamente elevata.

Quali sono gli aspetti meno conosciuti della professione dell’otorino?

Molteplici, soprattutto quelli legati alla ricerca scientifica e ai tumori della testa e del collo, dei quali si occupano prevalentemente gli otorini. Sono un ambito d’interesse importantissimo: la possibilità di usufruire di tecniche chirurgiche all’avanguardia e di tecnologie inimmaginabili fino a un paio di decenni fa permette di eseguire interventi chirurgici ad altissimo livello. In Italia spesso si parla dei tumori alla mammella, ai polmoni e all’intestino, ed è giusto portarli all’attenzione di tutti, ma ci si dimentica di quelli alla testa e al collo.

Le istituzioni dovrebbero conoscere meglio queste patologie?

Si, i tumori alla testa e al collo sono un argomento rilevante e complesso. L’otorinolaringoiatria è una specialità che riveste un ruolo primario nel trattamento di queste patologie. Un altro settore di cui si occupa l’otorino è rappresentato dai problemi all’udito, non ultimo la sordità.

Oltre alla chirurgia e agli aspetti clinici, è importante la prevenzione

Certamente, la prevenzione è il gradino primario di una corretta politica sanitaria. Contando su tecnologie di ultima generazione, siamo in prima linea a livello chirurgico. In modo particolare, ha conosciuto un notevole sviluppo la chirurgia endoscopica della testa e delle patologie cranio-facciali. La dotazione tecnologica di cui possiamo disporre all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nello specifico, è aggiornata e in otorinolaringoiatria ne abbiamo fatto un uso sapiente per affrontare patologie sempre più complesse. Ne sono esempi i tumori della base cranica, fra encefalo, faccia e collo: negli ultimi 25-30 anni si è sviluppato questo settore di ricerca aprendo nuove frontiere di trattamento che prima erano impensabili.

Cosa può scaturire dalla nuova consapevolezza verso l’otorinolaringoiatria?

Dovrebbe portare a una ridefinizione e a un nuovo disegno delle realtà otorinolaringoiatriche italiane. Negli ultimi anni si è verificata una contrazione delle unità operative e una riduzione degli stanziamenti alla sanità. Non si può fare a meno di fondi ben impiegati, che devono concretizzarsi in risorse umane e implementazione della digitalizzazione già prevista dal piano nazionale di resistenza e resilienza. Generalmente quando si affronta il tema degli stanziamenti, si sente dire che non ci sono i soldi ma tutto dipende da come si decide di spendere le risorse disponibili. Guardando al futuro, poi, c’è un altro aspetto fondamentale: la formazione e la preparazione dei nuovi medici otorinolaringoiatri.

Ci spieghi

Sono già esistenti reti ospedaliere di formazione in convenzione con le università. Questi progetti misti universitari-ospedalieri sono punto di svolta nella formazione delle future generazioni di otorini. Sono fondamentali, inoltre, le esperienze all’estero e credo che in questa direzione vadano avviati programmi di finanziamento in modo che le giovani leve possano avere formazione in realtà extra-nazionali, che costituiscono preziose occasioni per la crescita individuale e professionale, perché paragonando le diverse realtà si può sviluppare una corretta percezione di ciò che si sa fare.

Le risorse su cui si può contare sono adeguate?

Bisognerebbe destinare più fondi per la formazione all’estero. La ricerca e la formazione vanno di pari passo e hanno un’importanza strategica: spesso sono sostenute dai privati e il loro supporto è lodevole, ma in termini quantitativi la parte pubblica è carente.

 

Il professor Danesi resterà presidente della Società per un anno, fino a maggio 2023. Nel maggio 2024 subentrerà il successore – come previsto dal funzionamento di questa organizzazione – e si svolgerà il congresso nazionale a Bergamo.

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