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L'intervista

Francesco e il suo sogno, volare: “Vi spiego come si diventa piloti di linea”

Francesco Gennari lavora all'aeroporto di Bergamo: "Il primo ingrediente è la passione, ma a chi vuole cominciare consiglio di farsi prima un giro nell'aeroclub più vicino. E provare"

Come si diventa pilota di linea? Francesco Gennari lavora all’aeroporto di Bergamo e ha deciso di raccontare il percorso che ha intrapreso per realizzare il suo sogno: volare.

Come è nata la passione per il volo?

Sin da quando ero bambino ho amato gli aerei, mi ricordo che all’età di 12 anni andavo in vacanza a Genova e mio zio mi portava sempre in aeroporto per vederli decollare . Mi ricordo che erano grandissimi ai miei occhi e un giorno dalla vetrata dell’aeroporto un pilota seduto in cabina di pilotaggio mi salutò. Fu il momento in cui decisi che da grande avrei fatto il pilota.

Hai sempre avuto questa ambizione?

Sono sincero, no ! Quando ero bambino mi sarebbe piaciuto davvero molto, ma non sapevo neanche da dove cominciare, anche solo a prendere informazioni. Del resto la bellezza di essere un bambino è quella di potere sognare in grande. All’età di 14 anni mio padre mi fece vedere il film “Twister” , un film in cui i personaggi danno la caccia ad uragani e trombe d’aria in America con l’obiettivo di riuscire ad analizzare la velocità del vento e la potenza: mi innamorai .Cominciai ad informarmi sulla questione meteo, cambiamenti climatici e ovviamente temporali , supercelle ed uragani. Non avrei mai pensato che anni dopo mi sarei trovato ad affrontare lo studio della materia ‘meteo’ per superare esami per il mio brevetto di volo.

Hai mai avuto paura?

Sì, ma la paura non è sempre negativa. Infatti, a volte, può essere positiva, ti può bloccare ma può anche darti la forza di superare un ostacolo. Ogni volta che volo non provo paura, ma massima concentrazione in quanto bisogna essere attenti a molti parametri. Non conta quante ore di volo si ha all’attivo, bisogna sempre essere vigili perché il pericolo è sempre dietro l’angolo. Mi ricordo uno dei momenti più belli e intensi della mia carriera da studente: il volo da solo: “il solista”, cioè la prima volta che un pilota affronta un volo senza istruttore: consiste in un circuito in cui si decolla ed atterra per una durata media di circa 5 minuti, 5 minuti in cui il tempo si ferma e sei governato da un pizzico di paura ed adrenalina.

Quali sono i rischi del tuo lavoro?

I rischi in aviazione possono essere diversi, anche se le statistiche sugli incidenti aerei sono molto favorevoli rispetto agli incidenti su strada. Può capitare ad esempio che per un guasto meccanico si spenga l’elica di un aereo da turismo ( casi molto molto rari ), ma esistono comunque procedure ben studiate per ovviare le più svariate problematiche. È un dato di fatto, però, che la maggior parte dei disastri in aviazione non sia causato dall’ aereo ma dall’uomo, ed è per questo che nelle nuove tecnologie ci sono sistemi di guida sempre più raffinati e precisi, pronti ad interagire ed eventualmente correggere errori o distrazioni del pilota che rimane comunque fondamentale.

Che cosa succede se si perdono i collegamenti con l’esterno?

A volte si possono riscontrare problemi di comunicazione, ma anche in questo caso esistono procedure apposite a garantire comunque una comunicazione con l’esterno anche visiva con la torre di controllo, come per esempio segnali luminosi che guidano il pilota e sequenze di tasti e numeri da inserire in appositi strumenti all’interno della cabina che permettono all’esterno di capire il tipo di problema che si sta affrontando. È di solito comunque consigliato atterrare nell’aeroporto più vicino .

In quanti aeroporti hai volato?

Durante il mio addestramento ho volato in diversi aeroporti del Nord Italia e anche Centro tra cui l’isola d’Elba. Posso dire che ogni aeroporto è diverso dall’altro in quanto cambia l’altitudine, la direzione della pista, il vento in quel preciso istante e anche lo stato emotivo del pilota; il cosiddetto “fattore umano” va infatti sempre considerato ed è normale rapportarsi adeguatamente alla situazione che ci si presenta. Molto importante per un pilota è comunque avere una buona conoscenza, essere sempre aggiornato “up to date” ed avere la cosiddetta “situation awareness”, quindi sapere esattamente dove si è nello spazio, seguendo sempre le regole che riporteranno a terra il pilota sano e salvo.

Come è l’aeroporto di Bergamo? Mai avuto problemi?

È un aeroporto internazionale, lo considero notevolmente efficiente con personale di ottimo livello. Problemi che riguardano la mia persona non ci sono stati; penso che il concetto di lavorare in team sia fondamentale specialmente in aviazione perchè tutta l’organizzazione è basata sulla costante comunicazione e cooperazione per lo svolgimento di tutte le procedure a partire da quella fondamentale della sicurezza: teamwork !

Quali controlli si fanno prima della partenza?

Il controllo prima della partenza è fondamentale, in quanto è il momento in cui si possono individuare eventuali problemi dell’aereo e segnalarli immediatamente alla manutenzione. È necessario controllare tutte le parti del velivolo eseguendo un giro all’esterno ed analizzando tutte le superfici per capire se ci siano danni o anomalie; bisogna inoltre analizzare l’interno della cabina attenendosi ad una ” lista” di passaggi da verificare punto per punto che riguardano anche la strumentazione dell’aereo vero e proprio . Bisogna, inoltre, consultare il meteo, gli aeroporti disponibili in caso di emergenza, il carburante e la rotta da seguire poiché tutto il volo viene eseguito seguendo precise regole.

Quanto bisogna studiare per diventare pilota?

Il percorso per diventare pilota è suddiviso in vari step da affrontare:

1°STEP: PPL (Private pilot license)

È la prima licenza che uno studente si trova ad affrontare, composta da 10 materie di studio teorico in aula e da circa 35 ore di volo pratiche affiancate da un istruttore e 10 ore da pilotare come solista. Un esame finale con un esaminatore ENAC verrà effettuato per valutare le competenze teoriche e pratiche.

2° STEP: ATPL ( Air transport pilot license)

Composta da 13 materie simili al PPL ma molto più articolate ed approfondite, è possibile

affrontare l’attività di studio in classe quindi una full-immersion della materia che consente di

risparmiare tempo per concludere l’iter, oppure in “distance learning ” , ideale per le

persone che lavorano. La pratica per questo step consiste nell’ “hours -building ” ossia una costruzione delle ore, che prevede 100 ore di volo da effettuare come pilota in comando.

3° STEP: CPL – IR ( Commercial pilot license – instrumental rating )

In questa parte il pilota affronta un training più specifico e mirato ad usare la strumentazione di bordo e ad introdurre procedure che serviranno per pilotare un aereo ad uso commerciale.

4° STEP: MEP ( multi engine piston )

In questa fase il pilota impara a condurre un aereo a due motori con una strumentazione

mirata all’aereo di linea.

5° STEP: MCC ( multi crew coordination)

Questa è l ‘ultima fase dell’addestramento di un pilota e permette di effettuare ore di

addestramento al simulatore, in cui il lo studente ed un suo collega interpretano ruolo di

comandante e primo ufficiale in preparazione all’ aereo di linea vero e proprio e alle selezioni

di una eventuale compagnia aerea.

È molto impegnativo… hai tempo libero?

Nel mio caso, lavorando come Steward su aerei di linea, il percorso è estremamente impegnativo in quanto devo riuscire, nei momenti liberi dal lavoro, a conciliare le ore di studio per la teoria e le ore di training di volo.

Che consigli dai ai ragazzi che vogliono intraprendere la tua stessa carriera?

Consiglierei innanzitutto di provare un giro turistico in aereo, cercando l’aero club più vicino a loro per poter fare un’esperienza di volo. Bisogna valutare attentamente anche il fattore economico ed essere consapevoli dei sacrifici in termini di tempo e impegno per realizzare questo progetto. Decisiva è la passione per il volo.

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