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Presentato al teatro cittadino

“Giuseppe Donizetti. Il Pascià turco”: un libro racconta la vita del fratello del compositore

Scritto da Emre Araci, celebre direttore d’orchestra turco, parla delle avventure vissute dal musicista militare

Bergamo. “Mio fratello turco”. Così Gaetano Donizetti, celebre compositore bergamasco, era solito chiamare Giuseppe, il fratello maggiore. Per gli abitanti di Costantinopoli, invece, era il Pascià bergamasco. Ed è così che ancora oggi viene ricordato.

La sua vita è minuziosamente raccontata da Emre Araci, celebre direttore d’orchestra turco, nel libro “Giuseppe Donizetti. Il Pascià bergamasco”, la cui versione in lingua italiana è stata presentata sabato 18 giugno alla Sala Tremaglia del teatro Donizetti.

Giuseppe Donizetti è stato un musicista, militare, migrante. È il meno noto, almeno in Italia, della famiglia Donizetti, ma la sua vita il sapore di una grande avventura. I viaggi, la musica, la guerra, l’amore e poi l’ultima meta: l’impero ottomano.

“Dovrebbero dedicargli un film”, ha detto durante la presentazione Paolo Fabbri, Direttore Scientifico della Fondazione Teatro Donizetti che ha firmato l’introduzione al volume.

Nato a Bergamo nel 1788, Giuseppe si avvicina sin da subito al mondo della musica, come Gaetano, grazie allo zio Carini Donizetti. La vita però lo ha portato su altri percorsi. “Nel 1806, l’anno in cui Giovanni Simone Mayr diede vita alle Lezioni caritatevoli di musica a Bergamo, Giuseppe era ormai troppo grande – ha spiegato Fabbri – Così andò a cercare fortuna altrove”.

Il giovane Giuseppe avrebbe voluto fare il cantante ma la coscrizione obbligatoria lo costringe ad arruolarsi nell’esercito piemontese. Gaetano scampa a questo destino grazie a un generoso mecenate che decide di pagare la quota sostituiva all’arruolamento del giovane.

“Dopo aver partecipato alle guerre Napoleoniche, Giuseppe segue Napoleoniche in esilio sull’isola D’Elba – continua Fabbri – qui incontra una giovane ragazza, Angela Tondi. I due si innamorano e decidono di sposarsi”. Ciò che segue è un racconto sorprendentemente appassionante.

Proprio nel momento in cui può congedarsi dall’esercito per motivi familiari, Giuseppe è costretto a imbarcarsi perché Napoleone sta per lasciare l’isola e sfuggire all’esilio. Arriva a Parigi e vive l’avventura dei cento giorni. Alla fine, torna sull’isola per riabbracciare la moglie, ma una volta lì scopre che Angela è partita: è corsa a Parigi per poterlo rivedere. Dopo un’attesa più lunga del previsto i due si ricongiungono: non molto tempo dopo nascono Marianna e Andrea, i loro figli.

Nel 1829 arriva la svolta. Viaggio di sola andata, direzione Costantinopoli. Giuseppe non pensa che quella sarebbe stata una lunga permanenza, ma alla fine in Turchia rimane per tutta la vita.

A Istanbul trova un ambiente ricettivo, aperto alle diverse culture e incline alla modernizzazione. Qui, tra le varie attività, insegna musica a Palazzo ai membri della famiglia reale ottomana e alle principesse e alle donne dell’harem.

Giuseppe Donizetti compone anche i primi due inni nazionali dell’impero, la marcia Mahmudiye, dedicata nel 1829 a Mahmud II, e la Mecidiye, del 1839, commissionata dal successore sul trono imperiale Abdülmecid I. Per i suoi meriti gli viene conferito inizialmente il grado di colonnello e il titolo di Bey; successivamente fu promosso maggior generale, ricevendo infine il titolo di pascià. Rimase in Turchia fino alla morte, avvenuta nel 1856. È sepolto nella cripta della cattedrale di Saint Esprit, a Istanbul.

L’augurio è che questo libro, insieme al, sia la porta d’accesso per nuove e fiorenti relazioni tra Bergamo e l’antica capitale dell’impero Ottomano. Uno scambio di patrimoni culturali sulla scia di quanto fatto da Giuseppe Donizetti. Donizetti insegnò musica a Palazzo ai membri della famiglia reale ottomana e alle principesse e alle donne dell’harem.

La biografia scritta da Emre Araci racconta un pezzo importante della storia bergamasca, che è stata scritta anche da persone come Giuseppe Donizetti: da emigranti, instancabili lavoratori, capaci di creare immense fortune in terre lontane, ma sempre legati alla terra natia.

 

giuseppe donizetti
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