Giovedì 16 giugno alle 9,30 in Cattedrale, in Città Alta, si svolgeranno i funerali del Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli, fondatore della Gewiss.
Questo non è un ritratto. Il soggetto non è stato in posa ore. Ma solo il tempo di una sigaretta. Quella perenne che ho sempre visto in mano al Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli nei nostri brevissimi incontri.
La prima cosa che colpiva di Bosatelli era il suo sguardo, curioso ed indagatore, e quella luce di chi osserva il mondo come una perenne scoperta.
Seguiva un sorriso appena percepito, trattenuto.
All’apertura dell’Expo di Milano, il primo maggio 2015, ci ricevette nello spazio di Gewiss vicino a Palazzo Italia. C’era tutta l’incertezza di una manifestazione partita con grandi ritardi, eppure Bosatelli era felicissimo: “Vedrete, sarà un successo. L’Expo rilancerà Milano”. “Le ho seguite tutte le Expo, ho visto il prototipo del fax a Tokyo, sembrava cambiasse il mondo: adesso ci sono i cellulari”.
Intanto faceva servire succhi e caffè. Un ospite perfetto.
Alla presentazione del Chorus Life lo feci mettere in posa davanti al plastico del nuovo quartiere: “alzi i pollici”, gli chiesi. Lo fece senza battere ciglio, divertito. Amava parlare, ma era un acuto ascoltatore. Un uomo che la vita l’ha trascorsa succhiandone l’essenza fino al midollo, che portava in sé una gerla di sogni e tanti li ha realizzati.
Adesso ha acceso una luce nell’aldilà, dove sicuramente si starà inventando qualcosa.
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