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I consigli

Infiammazione alla cuffia dei rotatori, tutti i consigli

Tutte le patologie infiammatorio-degenerative che interessano i tendini della spalla vanno incontro ad un processo che si chiama tendinopatia della spalla

Il servizio di Ortopedia presente in Habilita San Marco è organizzato in modo da garantire all’utenza di avere a disposizione uno specialista per ogni distretto corporeo da trattare. Per quanto riguarda le patologie di spalla e gomito la referente è la Dr.ssa Maria Serena Tajana. Con lei, in una serie di interviste, approfondiremo alcune delle patologie più frequenti e fastidiose della spalla. Oggi ci occupiamo dell’infiammazione alla cuffia dei rotatori. “Quando parliamo di “cuffia”, parliamo di quattro tendini che avvolgono come un cappuccio la testa dell’omero. Tutte le patologie infiammatorio-degenerative che interessano i tendini della spalla vanno incontro ad un processo che si chiama tendinopatia della spalla. In passato tutte le problematiche legate alla spalla erano etichettate come “periartrite scapolo-omerale”: oggi studi e ricerche hanno permesso di affinare notevolmente la nostra conoscenza in questo settore. È possibile quindi distinguere in modo più preciso e definito le diverse patologie legate a questo distretto corporeo. La più diffusa è la tendinopatia della cuffia dei rotatori che provoca una progressiva degenerazione dei tendini”.

Cosa succede al tendine?

“Pensate al tendine come ad un elastico. Con il tempo si consuma, perde la sua elasticità e si rompe. Una volta rotto, il tendine continua a ritirarsi e la lesione aumenta in dimensioni. Ricordo che la rottura può interessare uno o più tendini”.

Ci sono dei soggetti più a rischio?

“Sì, ci sono elementi che influiscono negativamente sul processo degenerativo dei tendini: parlo di lavori manuali pesanti o ripetitivi. Faccio un esempio. Pensate alle cassiere del supermercato che effettuano ripetutamente lo stesso movimento di rotazione interna-esterna. Discorso simile si può fare per chi lavora nel campo della tessitura. Questa situazione provoca spesso un’infiammazione dei tendini. Se questa condizione non viene affrontata per tempo si rischia la rottura (più o meno ampia), anche in assenza di traumi”.

Quali sono i sintomi che possono indicare la presenza di una patologia alla cuffia dei rotatori?

“Il sintomo più evidente legato a questa patologia è il dolore. Il dolore provocato da un problema alla cuffia dei rotatori cresce progressivamente e non si manifesta improvvisamente in modo acuto. Inoltre, si tratta di un dolore che si presenta prevalentemente di notte, mentre si è a letto. Nei casi più avanzati si evidenzia anche un deficit di forza: il paziente fa sempre più fatica ad alzare il braccio”.

Come si individua questa patologia?

“È importante fare una diagnosi corretta. Oltre ad una visita medica specialistica accurata, l’esame che ci permette di averen quadro chiaro e preciso sullo stato di salute della cuffia dei rotatori è la Risonanza Magnetica”.

Come si interviene per risolvere il problema?

Cura e prevenzione di questa patologia, se il tendine non si è ancora lesionato, si basano su un approccio di tipo fisioterapico. Eseguendo particolari esercizi, anche in autonomia, si permette un maggior afflusso di sangue che garantisce una migliore ossigenazione dei tendini. In questo modo si agisce efficacemente riducendo l’infiammazione e, di conseguenza il dolore”.

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Se, invece, è presente una lesione?

“Se è presente una lesione tendinea si va invece nella direzione della chirurgia. Se la rottura dei tendini è riparabile si interviene chirurgicamente in modo artroscopico, vale a dire con un’anestesia del braccio (definita “plessica”), e con un intervento che prevede di effettuare dei piccoli buchi attraverso i quali il chirurgo può suturare la lesione tendinea. Parliamo di un intervento che viene effettuato in day Surgery. Invece, nel caso in cui la lesione non fosse riparabile, si propone un intervento di chirurgia protesica. Questa soluzione consente di togliere il dolore e di riacquisire la forza necessaria a sollevare nuovamente il braccio”.

Quali sono i tempi di recupero dopo un intervento?

“Dopo un intervento in artroscopia il paziente deve tenere un tutore per un periodo di circa 3-4 settimane a seconda della qualità del tendine, ma può muovere fin da subito la mano, il polso e le dita. Deve inoltre iniziare immediatamente a fare ginnastica per recuperare la propria condizione e ritornare alla vita normale senza più dolore o incapacità di alzare il braccio. Nel caso di intervento di chirurgia protesica sono previsti due giorni di ricovero. Il paziente deve indossare un reggibraccio per circa 3 settimane, ma si può muovere il braccio fin da subito. Una volta tolto il tutore può riprendere a guidare”.

Quanto è importante il percorso riabilitativo post-intervento?

“Tenete conto che il 50% dell’esito del recupero dipende dall’attività riabilitativa che viene svolta dopo l’intervento. È quindi fondamentale la collaborazione del paziente. Per questo motivo noi continuiamo a monitorare da vicino la persona che ha subito l’intervento per verificare costantemente il suo percorso di recupero”.

Per informazioni e prenotazioni:
T 035.4815515

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