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Le dichiarazioni

Gasperini: “Io migliorato insieme all’Atalanta. Per il futuro abbiamo tre strade” fotogallery video

Il tecnico piemontese ha parlato a margine della consegna di un premio assegnatogli dall'Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, mettendo subito le cose in chiaro: "Ho letto cose assurde in questi giorni, non sono qui a dare le dimissioni"

Bergamo. Gian Piero Gasperini torna a parlare. A poco più di due settimane dalla fine del campionato, utili per metabolizzare quella che è stata la stagione appena conclusa e per ammettere candidamente che sì, un po’ di delusione ora si sente chiaramente.

“Anche se nel complesso poi vedo che abbiamo fatto il record di punti nel girone d’andata, abbiamo avuto una presenza in giro per l’Europa con grande onore portando con orgoglio il nome di Bergamo, abbiamo fatto il record di vittorie in trasferta – ha sottolineato Gasperini, ospite dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo che lo ha premiato per i risultati ottenuti e per la sua consueta vicinanza al mondo della solidarietà – Anche se siamo rimasti fuori dall’Europa, questo è stato il sesto miglior campionato nella storia dell’Atalanta”.

Gasp ha ringraziato per il riconoscimento assegnato dall’associazione guidata da Giovanni Licini, appuntamento al quale difficilmente il mister rinuncia, e si è scusato per l’assenza di domenica alla Camminata Nerazzurra, a causa di un malessere. Poi, prima di iniziare, ha spento le voci infondate di un suo addio, che avrebbe annunciato proprio in questo contesto: “Ho letto cose folli, nessuno ha convocato una conferenza stampa. Non sono qui a dare le dimissioni”.

Quello che è stato è stato, la mente del tecnico è già alla prossima stagione che scatterà tra meno di un mese: ritrovo il 4 luglio, con abbuono di tre giorni per chi sarà impegnato con le nazionali. “Il campionato purtroppo inizia presto e avrà anche l’anomalia di tre partite con mercato ancora aperto e questo agli allenatori non piace. Purtroppo posso solo prenderne atto”.

Già, il mercato. Sul quale Gasperini mette subito le cose in chiaro: “Vedo tre strade percorribili – spiega il tecnico piemontese – La prima è quella di ricercare un potenziamento immediato, con un giocatore top che può alzare subito il livello. Quando è arrivato Zapata era andato via Petagna, che per noi era stato importante: ma era evidente che stavamo innalzando la qualità. Lo stesso vale per Muriel. L’altra strada è quella di un ringiovanimento della rosa, che è arrivata un po’ tutta insieme un po’ più in là. Al momento vedo possibile la valorizzazione di Koopmeiners e Scalvini, ma giusto per età. Sono quei profili che portano alle famose plusvalenze. L’ultima possibilità è lasciare le cose come sono, andando avanti con chi c’è. Tre filosofie diverse, dovrà essere presa una decisione e l’importante è la chiarezza. L’allenatore dice la sua, poi ci sono anche i direttori, il presidente e l’amministratore delegato. E infine si deve fare i conti con le opportunità del mercato”.

Sui nomi Gasp non si avventura: “Non l’ho mai fatto – precisa – Al massimo indico in quale posizione serve un potenziamento. Sempre detto dell’attaccante perchè chi vuole alzare il livello nell’immediato parte da lì. Suggerisco dei ruoli, poi il resto lo fa chi opera sul mercato. Tutti i giocatori che sono arrivati qui hanno giocato e avuto opportunità. Nessuno è stato messo da parte: rispetto il lavoro dello scouting e non entro nel discorso economico. Se sono convinti di un giocatore lo prendono e io mi fido. Non ho mai bocciato nessuno in partenza e difficilmente chi è andato via da qui è poi esploso da altre parti. Solo in quel caso puoi fartene una colpa. Se oggi mi sento competitivo? Così come siamo probabilmente no, anche se spero di essere smentito”.

Anche sugli obiettivi Gasperini è chiaro: “Oggi non è giustificato parlare di scudetto o Champions League, non possiamo metterci sullo stesso piano di squadre che possono spendere tanto e allargare ancora la forbice. Noi non ci siamo mai tirati indietro, ci sono stati motivi clamorosi con 12 partite in cui ci sono stati 15 episodi var contro. Poi ci abbiamo messo anche del nostro, perchè bastava vincere con Cagliari, Empoli o Salernitana, tutte alla nostra portata, per essere in Champions”.

C’è stato spazio anche a qualche momento amarcord, come nel racconto di uno dei primi incontri col presidente Percassi: “Quando sono arrivato mi ha detto una cosa che mi ha colpito – ricorda Gasperini – ‘Ho un sogno, vorrei che la mia squadra avesse 7-8 giocatori del settore giovanile, cresciuti nel vivaio. La gente si deve identificare in questa squadra’. Io guardavo alla rosa e pensavo che ci fossero già, dovevo solo metterlo in atto. Tra i miei obiettivi io non ho mai messo la salvezza, quello era il minimo: allo stesso tempo non potevo immaginare di fare quello che abbiamo fatto. Però se oggi bolliamo come fallimento una mancata qualificazione in Champions perdiamo tanto di quello che siamo: noi lottiamo per il massimo, ma così si rischia di rovinare un ambiente e farci del male”.

Guardando alla sua esperienza sulla panchina nerazzurra, Gasp mette in cima all’olimpo dei momenti migliori “la sfida al Psg in Champions, ma non è detto che sia il più bello. Quest’anno ad esempio abbiamo vinto a Torino con la Juve, dopo tanto tempo. Con la società ci sarà da lavorare, definendo bene gli obiettivi, ma loro lo stanno già facendo da settimane. Vedremo. So che nel calcio è difficile, ma chiedo solo la maggior chiarezza possibile perchè ce lo dobbiamo noi e lo dobbiamo alla gente. Quello che abbiamo fatto in questi anni è straordinario e proprio per quello non è facilmente ripetibile. Altrimenti sarebbe una cosa normale, no?”.

C’è, infine, un’ammissione importante. Perchè se è vero, ed è innegabile, che Bergamo e l’Atalanta siano cresciuti da quando è arrivato Gian Piero Gasperini, anche il tecnico in questi anni si sente cambiato in meglio: “In proporzione ho fatto la stessa scalata che ha fatto la squadra, come è cresciuta lei sono cresciuto anche io. In questi anni si sono visti diversi tipi di Atalanta, abbiamo cambiato tanto. Siamo partiti da una squadra di giovani italiani emergenti che sono stati la fortuna anche economica della società e poi è stata rivoluzionata e non ne abbiamo quasi più nel giro di due anni sono rimasti i due portieri e pochi altri. Un’evoluzione continua, nel gioco, nelle proposte e quindi nelle caratteristiche di squadra e giocatore. All’inizio nei primi 20′ eravamo sempre in vantaggio. Negli ultimi due anni invece il più delle volte eravamo sotto. Si parla veramente di tante Atalanta diverse. C’è stata molta diversità ed evoluzione, quindi vale anche per me. Le coppe ci hanno dato sicuramente valorizzazione: quando giochi coi più bravi cresci”.

 

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