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A bergamo

La geografia del desiderio e dell’identità nei “Corpi Minori” di Jonathan Bazzi

L’autore milanese, finalista del Premio Strega 2020, alla Fiera dei Librai per presentare il suo secondo romanzo

Bergamo. È una Milano diversa quella raccontata da Jonathan Bazzi nel romanzo Corpi minori. Una Milano vista con gli occhi della periferia e tanto cercata e caricata di aspettative.

Ed è proprio qui, nella città del desiderio per antonomasia, che si muove il protagonista della storia – del quale non viene svelato il nome –, un ragazzo alla ricerca di un’identità mai trovata nella città Natale, Rozzano. È qui che, tra studio, passioni e grandi amori, questo io itinerante è alle prese con una stagione, gli anni che vanno dai venti ai trenta, in cui il passo della vita cambia e diventa sempre più fondamentale inventarsi.

Presentato alla Fiera dei Librai di Bergamo nella serata di mercoledì, Corpi minori è il secondo romanzo dell’autore trentaseienne. E con il primo – Febbre, finalista del Premio Strega 2020 –, ha punti di contatto da ricercare soprattutto nelle intenzioni.

Indubbio è il fatto che, in entrambi i casi, Bazzi abbia rispettato con estrema coerenza le proprie esigenze e pretese narrative: “La pagina – sostiene – deve onorare e stare nella contaminazione tra ciò che viene immaginato e ciò che è. La scrittura diventa per me la possibilità di condividere le contaminazioni tra fantasia e realtà che costellano la nostra esperienza quotidiana. Deve elaborare e offrire un trattamento letterario di luoghi e situazioni di un tempo che è quello che le persone che leggono stanno, in qualche modo, attraversando”.

Per ogni capitolo, una via del capoluogo lombardo. Per ogni emozione, un nome. E tra tutte, inevitabilmente, è l’amore a emergere e lasciarsi raccontare. Un amore accecante che, come il desiderio, scompagina le carte, ma che sul finire sembra cedere il passo a una voce interiore pronta a mettere tutto di nuovo in discussione.

E allora anche Milano, così carica di sogni e speranze, ma, una volta vissuta, scomoda e contraddittoria, non basta più. Torna a galla la vocazione alla dispersione di un personaggio che, come sottolinea l’autore, “fatica a diventare qualcosa di fermo e univoco, ma non perché non abbia sogni, bensì perché ne ha troppi e uno fagocita l’altro. Così, il protagonista cambia continuamente forma e finisce per fuggire da se stesso”.

Tra le pagine di questo libro si costruisce una vera e propria geografia del desiderio, ma non solo: anche l’identità si rivela un tema centrale, tanto che Bazzi si concede un’ampia e profonda riflessione. “Le identità marginali – dichiara – sono spesso ancora oppresse e invisibili. Essenzialmente, se ne parla soprattutto in termini modulati dalla politica. Il problema per chi crea storie, e mi riferisco quindi in modo particolare a chi agisce in ambiti creativi e letterari, è che queste costruzioni – e costrizioni – narrative univoche finiscono per non cogliere l’ampiezza del reale”.

“È importante – conclude – mantenere un sentimento di differenziazione delle pratiche affinché non si crei una con-fusione dei diversi ambiti”.

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