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Report 24/30 maggio

Covid, mille contagiati in meno a Bergamo: -43% rispetto alla scorsa settimana

Sempre più evidente il calo della curva del contagio a livello nazionale e locale, fattore che dovrebbe garantire una maggiore tranquillità nel periodo estivo a patto di non abbandonare ogni forma di precauzione

Sempre più evidente il calo della curva del contagio, fattore che dovrebbe garantire una maggiore tranquillità nel periodo estivo a patto di non abbandonare ogni forma di precauzione. I nuovi casi a livello nazionale sono stati 132.919 (-27,5% dai 183.308 del periodo precedente); media giornaliera 18.988 (da 26.187). Rapporto positivi/tamponi totali medio settimanale dall’11,46% al 10,06%.

Prosegue anche questa settimana il calo dei decessi: i morti sono stati 586, mentre lunedì scorso ne contavamo 686.

Scendono ancora anche i ricoveri, sia quelli nei reparti Covid: ora 5.281 (erano 6.388), sia quelli in Terapia Intensiva: da 291 a 255.

Diminuisce anche il numero dei nuovi ingressi in Terapia intensiva: da 178 a 142.

In decremento l’indice di occupazione nei Reparti Covid: dal 9,9% all’8,2% e quello nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 2,9% al 2,6%. In calo anche i pazienti in isolamento domiciliare: sono ora 693.325 (erano 862.368).

Continua anche questa settimana la diminuzione nel numero dei tamponi effettuati: se ne sono effettuati 1.308.002 (-16,5% rispetto ai 1.567.445 nel periodo precedente), il 75% dei quali di tipo antigenico rapido.

In diminuzione anche tutti gli altri indici:

Curva dei contagi: da 0,16 a 0,12.

Rt nazionale: da 0,90 a 0,84.

Indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 330 a 242.

Lombardia e Bergamo

Anche in Lombardia si registra un deciso calo nel numero dei positivi: sono stati infatti 17.272 che, rispetto ai 25.432 della settimana precedente, evidenziano una diminuzione del 31,8%.
Si registra un calo per quanto riguarda il numero dei ricoverati in Area Covid: da 744 a 615; mentre è stabile il numero dei pazienti in Terapia Intensiva: si passa da 34 a 35.
In diminuzione il numero dei nuovi ingressi in T.I. che passano da 20 a 11.

I suddetti numeri determinano quindi una diminuzione nell’indice relativo all’occupazione ai Reparti Covid: dal 7,1% al 5,9%. Invariato quello dei Reparti di Terapia Intensiva all’1,9%.
Sale invece il numero dei decessi: nel periodo sono stati 125 rispetto ai 111 del precedente.

Per quanto riguarda gli attualmente positivi, si registra l’ennesima diminuzione: sono ora 104.828 (erano 120.673 la settimana scorsa); lo stesso calo che riguarda le persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono ora 104.178 (erano 119.895).

Scende l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti: da 260 a 173; così come l’indice medio settimanale di positività, che passa dal 10,25 % all’8,37%.

Notevole il calo dei nuovi casi anche in provincia di Bergamo: nel periodo osservato sono stati 1.252 rispetto ai 2.219 del periodo precedente (-43,6%).

Migliora la situazione per quanto riguarda il numero dei pazienti ricoverati nell’ospedale cittadino: in Area Medica nel periodo si è passati da 38 a 26; in Terapia Intensiva da 6 a 5.

Nel periodo osservato si sono registrati 12 decessi (8 nel precedente).

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 200 a 114.

Situazione attuale

L’epidemia sta attraversando una importante fase di riduzione, nonostante il più volte evidenziato calo dei test eseguiti. È certamente positivo anche il dato che testimonia una forte riduzione dei pazienti ospedalizzati, segno di un contagio che non alimenta più in modo importante le forme clinicamente rilevanti.

Lo stesso si può affermare per quanto riguarda la riduzione dei decessi giornalieri, quasi costantemente sotto quota 100 dopo mesi trascorsi con medie che oscillavano tra 130 e 150.

Terzo indizio che testimonia l’effettiva contrazione del contagio, il rapporto positivi/tamponi totali: che si è progressivamente allontano dall’intervallo 15-16% (valore tenuto per oltre due mesi) fino a raggiungere ora la soglia del 10%.

Ciononostante, è ancora presto per dichiarare chiusa l’emergenza: la situazione, come suddetto, sembra volgere al meglio, ma l’assenza di un costante monitoraggio delle varianti, impedisce di valutare con precisione con quale tipologia di Omicron stiamo in questo momento provando a convivere.

Una diffusione su larga scala delle sub-varianti Omicron B.A.4, Omicron B.A.5 e Omicron B.A.2.12.1 (molto diffusa negli Usa) potrebbe scombinare nuovamente le carte, in particolare se la circolazione fosse a lungo silente fino a creare un bacino di replicazione importante. Dovremo aspettare qualche settimana, e la prossima flash survey di inizio luglio, per avere risposte più solide in proposito, che si spera possano confermare la possibilità di trascorrere un’estate relativamente tranquilla.

Questione mascherine Ffp2

La loro capacità di ridurre il rischio di contagio (oltre l’80%) è ormai accertata a livello internazionale. È stata inoltre osservata nei soggetti che la indossano, in ambienti chiusi, un’esposizione inferiore (-72%) all’aerosol che resta in sospensione nell’aria, e quindi al virus. Come sappiamo, venire a contatto con una quantità inferiore di materiale virale può ridurre sia il rischio di infezione, sia quello di sviluppare forme gravi della malattia. Motivo in più per non rovinare i traguardi finora raggiunti, lasciando al virus la possibilità di tornare a correre liberamente

Il consiglio resta per ciò quello che abbiamo più volte ripetuto in questi due anni: usare le mascherine, indipendentemente dall’obbligo o meno, in tutte le occasioni di contatto stretto con persone al di fuori dalla nostra sfera abituale. Al chiuso, senza dubbio, ma anche all’aperto. La mancanza dell’obbligo non deve essere interpretata come un segnale di totale sicurezza, ma di una diminuzione del rischio rispetto al passato.

A questo proposito tra due settimane, il 15 giugno, scadrà l’obbligo di mascherina nei pochi luoghi rimasti. Dove resterà? Negli ospedali, nelle Rsa e tra i banchi di scuola fino alla fine dell’anno scolastico. In particolare è circolata l’ipotesi di togliere l’obbligo per gli studenti della maturità, ma fonti dicono all’Ansa che “non ci sono i tempi tecnici per modificare la legge attualmente in vigore che prevede l’obbligo delle mascherine fino alla fine dell’anno scolastico”.

Cosa sappiamo sul vaiolo delle scimmie

In questi giorni ha destato una certa apprensione la diffusione di un nuovo virus, chiamato vaiolo delle scimmie, che sta coinvolgendo sempre più Paesi nel mondo. Dieci fra coloro che si sono infettati, secondo gli ultimi numeri, sono in Italia.
Si tratta di un virus endemico in alcune aree dell’Africa, come il Congo. Ed è ritenuta “parente” del vaiolo debellato circa quarant’anni fa. Va detto che per quanto riguarda le condizioni dei pazienti ricoverati in Italia, le loro condizioni non sembrano destare grosse preoccupazioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha tuttavia avvertito che i 260 casi rilevati (al 28/5), in Paesi in cui il virus non circola abitualmente, potrebbero essere “solo la punta dell’iceberg”.

Il vaiolo delle scimmie solitamente inizia con una malattia simile all’influenza e un gonfiore dei linfonodi, seguiti da un’eruzione cutanea sul viso e sul corpo. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee.

È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (la vaccinazione è stata abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione.

In passato, in Africa, l’infezione è stata veicolata da morsi di roditori o piccoli animali e di solito la malattia non si diffonde facilmente tra le persone.

La maggior parte delle persone guarisce dal vaiolo delle scimmie in poche settimane, ma secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la malattia è fatale per un massimo di 1 persona su 10.

Chiudiamo come di consueto con i dati Oms, che fotografano la pandemia a livello mondiale. Nella settimana epidemiologica 16-22-maggio sono stati individuati 3.721.079 nuovi casi, con un lieve incremento (+5,7%) sul periodo precedente. Modesta la flessione dei decessi (-3-7%) a quota 9.440. I Paesi più colpiti per numero assoluto di casi sono stati: Usa (713.882 positivi; +18%); Cina (543.290; +39%); Australia (360.323; + 8%); Germania (268.396; -35%) e Giappone (249.210; -11%). L’attenzione dell’Oms è rivolta alle sub-varianti di tipo Omicron, in particolare a quelle classificate come B.A.4, B.A.5 e B.A.2.12.1 e alle diverse ricadute diffusionali in Paesi precedentemente colpiti da ondate di Omicron 1 e 2.

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