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L'analisi

Impennata di pensioni nel “pubblico”, Cisl: “È necessaria una riforma”

Roberto Corona: “Data l’età media alta degli uffici, era logico aspettarsi questa ondata”. Sempre maggiore la spesa: 120 milioni in più rispetto al 2018

Bergamo. Tornano a crescere anche a Bergamo i nuovi ingressi tra i pensionati nel pubblico impiego, dopo due anni di costante calo, e sale, più consistentemente che nel pubblico, la spesa per gli assegni mensili.

Dal 2018 al 2020, infatti, il trend dei nuovi pensionati pubblici marcava il passo, scendendo di 1245 unità nel 2019 e di ulteriori 153 l’anno successivo. Dal 2021, invece, complice forse anche la scadenza di quota 100, l’impennata di dimissioni per raggiunta quota pensionabile hanno toccato quota 10779 (crescendo di oltre 1000 unità), rimanendo stabile anche per il 2022, tornando quindi alle cifre di cinque anni fa.

Nello stesso arco di tempo, inoltre l’assegno medio versato per ogni pensionato proveniente dal pubblico impiego è passato dai 1952 ai 2223 euro, con “picchi” di aumento (sempre medi) che sfiorano i 400€ per chi va oggi in pensione tra i 65 e i 69 anni. Sono i risultati di un’analisi su dati INPS che l’Osservatorio di FNP CISL Bergamo ha condotto recentemente.

“Il blocco del turn over degli ultimi anni e la ‘spinta’ di Quota 100 o Opzione Donna hanno dato il via a un vero e proprio esodo dagli uffici pubblici. D’altronde, nel pubblico impiego a Bergamo la fascia d’età tra i 51 e i 60 anni rappresenta il 47% del totale del personale in servizio. Era logico aspettarsi una simile ondata di uscite”, sottolinea Roberto Corona, della segreteria FNP CISL provinciale.

A livello nazionale, la spesa pensionistica di ex dipendenti pubblici supera i settantanove miliardi di euro, secondo quanto rende noto INPS Nel 2018 il totale provinciale della spesa pensionistica dei dipendenti pubblici era di 676.065.637 euro. A fine 2022 sarà di 794.329.016, un aumento di 118.263.379.

Le pensioni ai superstiti rappresentano il 10% circa del totale dell’ importo di spesa annuale. Infine, le pensioni di inabilità rappresentano il 5% della spesa.

La distribuzione per genere e categoria delle pensioni liquidate ha una composizione analoga a quella delle pensioni vigenti con una prevalenza del genere femminile in tutte le categorie ad eccezione delle inabilità. In generale, per chiari motivi di longevità, il 59,5% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato a donne, contro il 40,5% erogato a uomini.

Oltre all’invecchiamento dei lavoratori pubblici, a incidere sull’aumento della spesa pensionistica sono state anche le uscite anticipate, compresa Quota100. Il 78% degli assegni “pubblici” pagati in provincia, dice la nota dell’Osservatorio FNP, sono di anzianità o anticipati, con importo complessivo annuo pari a 677.381.510 euro.

“È ora di condurre in porto una riforma del sistema previdenziale che dia alle pensioni maggiore consistenza, sostenibilità sociale e inclusività, soprattutto per giovani e donne – conclude Corona -. La proposta dei sindacati rimane sempre la stessa: un uscita con 41 anni di contributi o a 62 anni di età”.

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