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Cent'anni dalla nascita

Beppe Crippa ricorda Berlinguer: “Sapeva unire pugni chiusi e segni di croce”

L'onorevole del Pci bergamasco: "Il suo stile, la grande importanza che dava alla morale e all'etica, sono stati elementi che lo hanno fatto molto amare. Venne in città il giorno prima di partecipare ai funerali delle vittime della strage di piazza della Loggia"

Bergamo. “Sapeva unire pugni chiusi e segni di croce. È stata una delle più grandi figure del secolo scorso”. Beppe Crippa, Segretario del Pci e deputato bergamasco del Pci-Pds dal 1983 al 1992, descrive così Enrico Berlinguer.

A cent’anni dalla sua nascita, l’ex segretario del Partito Comunista resta un’icona, un  modello trasversale di buona politica: carismatico, serio, rigoroso, coinvolgente.

Venne a Bergamo nel maggio del 1974, il giorno prima dei funerali delle vittime della strage di piazza della Loggia, ai quali prese parte. Crippa restò sempre con lui “anche per ragioni di sicurezza, considerati gli anni difficili in cui ci trovavamo – racconta l’ex deputato, all’epoca responsabile dell’organizzazione del partito -. Rimasi sorpreso dalle caratteristiche che non si coglievano immediatamente: non era solo serio e schivo, ma era anche scherzoso, piacevole, non risparmiava battute sui compagni del gruppo dirigente nazionale. Ricordo che parlammo di calcio”.

Berlinguer fu per Bergamo di grande ispirazione soprattutto su due fronti: “Il primo riguarda il coinvolgimento dei giovani, quella che chiamammo ‘leva Berlinguer’. A fine anni ’60 gli iscritti al Pci erano poco più di 6mila, nel 1979 diventarono 10.700. Questa figura così affascinante catturò le nuove generazioni e in molti divennero rapidamente la nuova classe dirigente del partito. L’altro elemento importante per la nostra città riguarda l’associazionismo del ceto medio: grazie a lui lo sguardo verso il Pci si modificò. Ne approfittammo per avvicinare artigiani, commercianti, agricoltori, per favorire nuove associazioni, per elaborare politiche specifiche”.

Crippa ricorda perfettamente il giorno in cui arrivò la notizia della morte del Segretario: “Ero a Lallio, ad un comizio all’esterno della fabbrica Pollo Jolly, eravamo in campagna elettorale per le europee. Nel giro di mezz’ora andarono esaurite le mille copie dell’Unità che avevamo a disposizione, ci furono diverse ristampe. Da tutte le sezioni, anche da quelle dei piccoli paesi come Lenna, arrivarono una serie di sottoscrizioni importanti per rafforzare il partito e per sottolineare l’apprezzamento nei confronti del leader appena scomparso”.

Enrico Berlinguer aveva infatti la straordinaria capacità di unire: “Quel pomeriggio arrivarono in federazione dirigenti politici di tutti i partiti. Fu una sorpresa la visita di don Andrea Spada, direttore dell’Eco di Bergamo. I rapporti tra il partito e il quotidiano locale non erano idilliaci, ma in quel momento aprimmo un canale di reciproco riconoscimento”.

“Il suo stile, la grande importanza che dava alla morale e all’etica, sono stati elementi che lo hanno fatto molto amare – conclude Crippa -. Molte fra le nuove adesioni in suo nome vennero dalle realtà giovanili cattoliche. Grazie a lui i rapporti all’interno dei consigli comunali, e in generale le relazioni politiche e istituzionali migliorarono. Il confronto si fece più produttivo e più temperato. Sia quelli che hanno creduto ciecamente in lui che quanti hanno manifestato ad un certo punto una serie di obiezioni, di fronte alla persona, alla coerenza e al rigore, alla capacità di sintonia con sentimenti popolari profondi e diffusi, non solo lo apprezzarono, ma lo amarono forse più di qualsiasi altro dirigente”.

 

 

 

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