Ambivere. Il suo viaggio – così lo definisce don Emanuele Personeni – si è concluso pochi giorni fa, con la consegna di una lettera nelle mani di Sua Santità Papa Francesco.
“Sono sicuro che la leggerà”, si augura il sacerdote bergamasco, partito lo scorso 11 febbraio dalla “sua” Ambivere per intraprendere un cammino tanto singolare quanto discusso, in difesa delle persone non vaccinate contro il Covid-19. Un percorso che l’ha portato fino a Roma, attraversando numerose parrocchie dello Stivale.
Per quella scelta, don Emanuele è stato “esonerato da ogni incarico pastorale” dal vescovo di Bergamo, Francesco Beschi. Perché, lasciando di fatto la parrocchia, è venuto meno al suo impegno di sacerdote. Ma, dopo tre mesi e mezzo, il religioso è tornato ad Ambivere, dove ha celebrato Messa suscitando qualche perplessità tra i fedeli.
Dalla Curia spiegano che, di fatto, non vi è alcun impedimento a riguardo. Il vescovo non lo ha “sospeso” (quello è un termine giornalistico, sostengono) ma soltanto “sollevato” per avere abbandonato il suo posto di lavoro. E, in attesa che a settembre subentri il nuovo sacerdote (don Patrizio Moioli, ora al Villaggio degli Sposi, ndr) l’amministratore parrocchiale può decidere se fargli o meno officiare Messa.
Chi ricopre questo ruolo è don Alessandro Nava, uno dei tre sacerdoti – tra cui lo stesso Personeni – che avevano firmato l’opuscolo negazionista “Covid-19, i conti non tornano”, scatenando un’ondata di reazioni e polemiche. Non solo per i contenuti che minimizzavano la pandemia, ma anche per una raccolta fondi volta a pagare i tamponi a chi non si era vaccinato e aveva bisogno di ottenere il Green Pass.
Contattato, don Alessandro Nava si mostra piuttosto laconico, senza però smentire la notizia. “Non ho nulla da aggiungere a quanto detto dalla Curia”, si limita a ripetere, dando quasi l’impressione di volere terminare in fretta la telefonata.
Tra i fedeli, però, c’è chi qualche spiegazione se la aspetta. Come Fulvia Perico, 73 anni. “Quando ho visto don Emanuele celebrare Messa, confesso di essere rimasta un pizzico perplessa. I suoi ragionamenti su Covid e vaccini – dice – mi hanno fortemente delusa”.
Poi aggiunge: “Ho lavorato quarant’anni in ospedale come infermiera e anche mia figlia lo è. Durante la pandemia, l’ho sempre vista tornare a casa stravolta e spaventata per quel che stava accadendo. In fin dei conti, don Emanuele ha lasciato la parrocchia portando avanti una battaglia che molti fedeli non condividevano. Mostrare perplessità, adesso, mi sembra il minimo”.
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