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Il dossier di libera

Infiltrazioni mafiose in Bergamasca: dopo il Covid tornano a crescere le segnalazioni

I numeri degli episodi di spaccio, frodi e riciclaggio di nuovo ai livelli pre-pandemia. Breviario: "E attenzione alla crisi economica"

Bergamo. La pandemia è finita, anche per la mafia. Dopo la flessione degli ultimi due anni segnati dal Covid, le segnalazioni di infiltrazioni nella nostra provincia stanno tornando a crescere. È quanto emerge dalla presentazione del dossier di Libera che come ogni anno raccoglie tutti gli episodi legati alla criminalità organizzata sul nostro territorio.

Dopo lo stop dello scorso anno dovuto all’emergenza sanitaria, lunedì sera l’associazione che si occupa di lotta alla mafia è tornata a riunirsi nella sala Viberbi di via Tasso. Oltre ai referenti Francesco Breviario (provinciale) e Luca Bonzanni (cittadino), erano presenti i rappresentanti delle forze dell’ordine e una cinquantina di persone tra cui – nota positiva – diversi giovani.

“I dossier 2020 e 2021 risentono in parte della pandemia – le parole di Breviario – . Quello del 2020 comprende 57 episodi, in media più di uno a settimana. Quello dello scorso anno 78″.

Numeri che tornano a crescere e una conferma: “La ‘ndrangheta rimane l’organizzazione più radicata in Bergamasca. Ha una forte valenza il fatto che il 7 giugno 2021 il tribunale di Bergamo, nell’ambito del processo Papa (quello legato al trasporto della frutta, Ndr), abbia emesso tre condanne con l’aggravante mafiosa. Nell’ambito della stessa inchiesta, il filone bresciano del processo ha visto a marzo 2021 la sostanziale conferma delle condanne anche in appello per diversi soggetti coinvolti nell’indagine: è stata confermata l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso che aveva come epicentro la nostra provincia”.

Un’altra piaga già nota è quella dello spaccio: “Nel corso di questi due anni altre inchieste partite da diverse procure dell’Italia hanno fatto emergere episodi che riguardano prevalentemente traffico di droga, Lo spaccio di sostanze stupefacenti nel 2020 ha visto un fisiologico rallentamento legato alla pandemia e al lockdown. Nel 2021 sono emersi segnali di ripresa, come una sorta di ritorno alla normalità.

Le matrici che gestiscono il traffico in Bergamasca sono molteplici: una quota è legata alla ‘ndrangheta, ma sul territorio appaiono più radicate le organizzazioni straniere; in particolare, l’eroina – per cui si nota da anni un ritorno importante del fenomeno – è gestita in buona parte da clan albanesi”.

Attenzione anche alle ricadute della crisi economica, dovuta alla pandemia ma ora anche alla guerra in Ucraina: “Ha accentuato il rischio di usura, con giri di prestito a strozzo gestiti prevalentemente da pregiudicati del territorio. Sono già emerse le prime inchieste su questo tema e il fenomeno allarma anche le associazioni di categoria.

La criminalità economica resta rilevante. Periodicamente si segnalano importanti indagini che portano alla luce frodi fiscali e riciclaggio: si tratta prevalentemente di fenomeni criminali slegati dai circuiti della criminalità organizzata “classica”; si tratta solitamente di “cartelli” di imprenditori locali – attivi soprattutto nell’edilizia – che operano grazie a professionisti compiacenti”.

Da evidenziare anche il dato legato alle segnalazioni di operazioni sospette in materia di riciclaggio: “Nel 2020 si sono registrate 1.537 segnalazioni in Bergamasca, in calo del 15% rispetto al 2019: un rallentamento dell’economia “sporca” analogo a quello dell’economia pulita. Nel 2021 però le segnalazioni sono state 1.952, un livello superiore al pre-Covid che indica anche qui una ripartenza”.

La presentazione del dossier di Libera è stato il primo appuntamento di un articolato calendario di iniziative per rinnovare anche nella nostra provincia la memoria e l’impegno contro mafie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel trentennale della loro scomparsa.

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