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L'appello

Valbrembana, grido d’aiuto per i medici di base: “Casa e ospedale di Comunità da soli non bastano”

A Serina un incontro alla presenza anche della deputata PD Elena Carnevali: “Necessaria una rivalutazione del ruolo della medicina territoriale, oltre ad una continuità assistenziale per le persone più fragili”.

Serina. Un rafforzamento della medicina territoriale, guardando ai presidi ospedalieri ma anche alla figura, sempre più importante, del medico di base. Una figura per anni delegittimata e che la collettività ha riscoperto fondamentale nei mesi più difficili della pandemia, quando era la prima con la quale i pazienti dovevano interfacciarsi.

Un ruolo da sostenere, nel proprio compito sul territorio, come richiesto dalla raccolta firme “SOS medici di base”, lanciata dal Partito Democratico bergamasco per chiedere più professionisti, meno burocrazia e più efficienza. La campagna è stata spunto per discutere sul tema della medicina di prossimità anche a Serina, giovedì 19 maggio, in un incontro moderato da Marco Milesi, Dipartimento Enti Locali Segreteria provinciale PD, alla presenza di Giorgio Cavagna, sindaco di Serina e altri sindaci della Valbrembana.

“Abbiamo raccolto finora più di 3mila firme in pochi giorni, ma non ci fermiamo qui – spiega Davide Casati, segretario provinciale del PD – . Ad oggi, 23mila bergamaschi sono senza medico di base (circa il 10% della popolazione), mentre rimangono vacanti in Lombardia 1.166 posti per medici di medicina generale. Con questa raccolta firme, vorremmo spingere Regione Lombardia a cambiare. Servono incentivi per garantire i servizi indispensabili, andando incontro alle esigenze di tutto il territorio”.

Servizi che possano guardare alle necessità dei cittadini, ma anche incentivi che possano rinnovare l’attrazione verso il ruolo del medico di base.

“Abbiamo aumentato il numero dei corsisti, ma c’è ancora un problema di attrazione rispetto al ruolo – spiega la deputata Elena Carnevali, capogruppo PD nella Commissione Affari Sociali – bisogna intervenire anche da un punto di vista economico, le potenzialità ci sono”.

Rivalutazione del ruolo del medico di base, che deve essere accompagnata però anche da ulteriori punti di riferimento per il cittadino. Grazie ai finanziamenti del PNRR, si stanno sviluppando infatti anche le Case di Comunità, strutture che permettono un’assistenza sanitaria primaria, ma anche attività di prevenzione, in cui sono presenti equipe di medici, infermieri e professionisti della salute.

“L’obiettivo è arrivare ad un luogo unitario – continua Carnevali – che possa distinguersi per multidisciplinarità. Così come le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità (strutture sanitarie di ricovero di cure intermedie, destinati a ricoveri brevi con interventi a bassa intensità clinica), non devono essere solo mere strutture, ma con queste bisogna costruire un percorso all’interno delle comunità, con lavoro dei medici in aggregazione, che possano garantire una continuità assistenziale soprattutto ai più fragili”.

In Valle Brembana, una Casa di comunità verrà aperta a Zogno (con una richiesta anche per uno spoke a Piazza Brembana), mentre all’interno dell’edificio del presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco verrà attivato l’ospedale di comunità.

In merito alla riforma sanitaria regionale, per il consigliere regionale PD Jacopo Scandella, questo però non può bastare.

“Chi ha bisogno di una prestazione ambulatoriale è sottoposto ad un ricatto: o paga la prestazione nel privato, oppure aspetta – spiega Scandella – Questo sistema non è più accessibile a tutti e questo è inaccettabile. Servono servizi non sulla base della redditività, ma sulla base dei bisogni del territorio. Questo però non avviene, si lascia che le strutture inseguano le prestazioni più remunerative. Il fine ultimo è la salute, la scelta tra pubblico e privato deve essere solo un mezzo. Serve poi un rafforzamento della medicina territoriale, guardando alle esigenze dei medici di base, ma anche dei presidi ospedalieri, come quello di San Giovanni Bianco. Il suo depotenziamento deve essere contrastato in ogni modo”.

In merito all’ospedale della Valle Brembana è intervenuta anche Enrica Bonzi, sindaco di San Giovanni Bianco. “Non possiamo guardare alla logica dei numeri, serve equilibrio tra sostenibilità e risposta ai bisogni fondamentali. Serve un Pronto Soccorso efficace H24, come un potenziamento di radiologia e cardiologia. Non è possibile che il pubblico non riesca a programmare, per esempio, alcune visite mediche, costringendo le persone a rivolgersi al privato. La pandemia ha fatto emergere le criticità della medicina territoriale”.

Medicina territoriale che ha visto rivalutato, nei mesi più difficili della pandemia, proprio il ruolo del medico di base.  “Serve dedicare tempo al paziente, non all’anagrafica – denuncia Tullia Mastropietro, coordinatrice dei medici di base della Valle Brembana – Il nostro lavoro è ingolfato dalla burocrazia ed inoltre ci ritroviamo senza incentivi né supporti. Solo grazie ai sindaci possiamo avere, in Valle Brembana, 42 ambulatori pubblici. Un rapporto di prossimità con i pazienti da sfruttare, ma non è semplice, i medici di base si sentono abbandonati. Le Case di Comunità possono integrare gli studi dei medici, ma serve anche una rete capillare sul territorio. Oltre che per l’ospedale, mi piacerebbe che la gente facesse manifestazioni anche per i medici di base che lavorano sul territorio”.

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