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La kermesse

Si chiude Bergamo Next Level: “Dobbiamo guardare oltre i nostri confini”

Otto giornate di manifestazione per ragionare su circolarità, territori, intergenerazionalità e digitalizzazione

Bergamo. Si chiude dopo una settimana di lavori la seconda edizione di Bergamo Next Level, la manifestazione promossa da Università degli Studi di Bergamo e da Pro Universitate Bergomensi per condividere idee e immaginare la Bergamo del futuro.

Otto giornate di manifestazione, 16 eventi in 15 luoghi diversi della città con 60 docenti impegnati nell’organizzazione, 86 relatori e 9 soci della manifestazione. Ognuna delle proposte aveva al centro lo slogan “rigenerazione senza confini”. Per tirare le somme degli spunti e delle riflessioni emersi durante la settimana è stata organizzata La fucina delle idee, l’evento conclusivo della manifestazione dove alcuni dei più importanti attori del territorio bergamasco hanno dialogato sulle persone e il territorio di domani.

Come i temi, sono quattro le parole chiave emerse da Bergamo Next Level 2022 e sulle quali lavorare nel corso di quest’anno, in vista della terza edizione ma non solo: circolarità, territori, intergenerazionalità e digitalizzazione.

Numerose anche le idee nate dalla riflessione sui quattro argomenti. Sullo sviluppo energetico Bergamo Next Level può giocare un ruolo da catalizzatore sostenendo il lavoro di comunità energetiche rinnovabili per incrementare l’autonomia energetica pubblica e privata, un’occasione di trasformazione anche per l’edilizia.

Anche sul patrimonio culturale Bergamo Next Level può rappresentare un luogo privilegiato di osservazione e di accompagnamento dei territori alla riscoperta di strategie di sviluppo, soprattutto nella prospettiva dell’appuntamento Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Per questo si è avviata la costituzione di un tavolo di lavoro permanente sul turismo, coordinato dall’Università e partecipato da numerose istituzioni tra Regione Lombardia volto ad affrontare le criticità del turismo e dei rischi insiti nell’overturismo.

 

bg next level 2022

 

 

In una società aperta si fa sempre più largo la necessità di approfondire la trasformazione dei modelli di managerialità per adattarsi ai cambiamenti culturali e valoriali in atto nel mondo del lavoro. L’esigenza da parte delle nuove generazioni è infatti quella di una maggiore qualità della vita, sia privata che lavorativa: da qui nasce una minore disponibilità a ricoprire una posizione lavorativa poco soddisfacente o a subire dinamiche troppo incentrate su rapporti piramidali, condizioni che spesso spingono a cambiare posto di lavoro.

Bergamo Next Level si propone di approfondire la possibile risposta a queste trasformazioni. L’innovazione sostenibile richiede infine di affrontare il tema della diversificazione delle fonti energetiche, dell’impiego delle risorse rinnovabili e della promozione della cultura della circolarità.

Ad aprire la riflessione sulla settimana di Bergamo Next Level 2022 è stato Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università degli studi di Bergamo: “Bergamo Next Level non è una kermesse che vede i riflettori spegnersi a fine giornata ma è un progetto strategico, perché l’Università ha una forte missione sul territorio e un evento come questo rappresenta un volano di pensiero concreto che ci obbliga a passare a un’azione. Lo ha ricordato ieri a Padova il presidente della Repubblica Mattarella: l’Università deve uscire dalla dimensione del presente. Questo è il nostro ruolo, metterci attorno a un tavolo e immaginare il futuro”.

Ma secondo Cavalieri bisogna avere una visione “dai confini illimitati”: “Dobbiamo guardare oltre i confini del nostro territorio. L’anno prossimo avremo una grande attenzione su di noi con Bergamo e Brescia Capitale della Cultura, ma uno dei punti su cui lavoreremo è che non basta più essere riconosciuti a livello nazionale, la prossima sfida sarà quella di essere rilevanti a livello europeo. Per questo stiamo lavorando e ragionando nell’ottica di accordi con altre università per creare una rete di atenei europei. È lì che si gioca la partita, e ora più che mai è essenziale dare ai nostri studenti una cultura europea”.

Anche il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi è intervenuto, ricordando soprattutto lo spirito che deve accompagnare nella progettazione della Bergamo futura: “Una delle parole usate per definire questo Bergamo Next Level è stata contaminazione. Credo dobbiamo partire da qui, dall’imparare a contaminarci sedendoci a un tavolo e facendo circolare le idee per trovare una sintesi, ma con un obiettivo che non può essere a breve termine. Non possiamo limitarci a guardare il presente ma dobbiamo avere una visione per almeno i prossimi vent’anni, per non subire i cambiamenti ma per provare a governarli. E governarli non lo può fare una sola persona ma dobbiamo farlo insieme. ‘Insieme’, questa è la vera parola chiave di tutto il percorso di Bergamo Next Level. Basta un esempio per dimostrare come sta cambiando la nostra realtà: nella nostra pianura, nella nostra ‘bassa’ è arrivata la Brebemi, che ha portato con sé una serie di trasformazioni territoriali. Ecco, noi istituzioni riceviamo tantissime sollecitazioni dal territorio di trasformazione e di strutture logistiche, che implicano però non solo una trasformazione paesaggistica ma anche sociale, lavorativa. Oggi a queste richieste non siamo in grado in dare risposte e di governarle, perché subiamo i cambiamenti. È un percorso ambizioso e che può fare paura, ma le paure insieme possiamo superarle”.

Un percorso ambizioso come quello intrapreso dal Comune di Bergamo. Lo spiega bene il sindaco Giorgio Gori: “Il tema della rigenerazione urbana è molto pertinente alla storia recente di Bergamo così come al suo prossimo futuro. La rigenerazione urbana è stato il principio di trasformazione del territorio. Venivamo da una situazione di partenza dove erano visibili le tracce dell’esodo della manifattura dalla città, con molte industrie che hanno scelto di andarsene. Il risultato è che oggi abbiamo una serie di aree che chiamiamo ‘ex’, come l’ex-Reggiani, ma anche l’ex-Ospedale, l’ex carcere di Sant’Agata e l’ex caserma Montelungo. Per questo a differenza del passato abbiamo lavorato per riqualificare il territorio e per densificare il tessuto della città”.

Un altro impegno di lavoro del Comune riguarda le politiche ambientali. “La qualità della vita mi sta a cuore perché la mia convinzione è che una città di medie dimensioni come la nostra, che è ben connessa, innovativa e con un tessuto produttivo resiliente ha grandi opportunità. I dati Istaat nel triennio dal 2019 al 2021 ci dicono che Milano ha perso il 4% della sua popolazione, mentre Bergamo è la città lombarda che ne ha guadagnata di più, oltre il 6%, ed è la terza in Italia. Allo stesso tempo però Bergamo ha perso l’1% di popolazione under 18. I temi demografici sono la ragione per cui è importante coltivare l’attrattività. Se la città diventa attrattiva di nuova popolazione giovane ha la possibilità di rimanere un luogo vivace e capace di affermarsi anche in un contesto di competizione territoriale”.

Per il presidente della Camera di Commercio di Bergamo Carlo Mazzoleni la strada è quella giusta, con un accorgimento da osservare per il futuro: “Bergamo ha dimostrato negli ultimi anni la capacità di saper ragionare sul futuro a lungo termine, che non è scontato. Grazie a questa capacità abbiamo potuto cogliere l’opportunità dei bandi del Pnrr. A questa grande capacità di visione è forse mancata un po’ di execution: al netto dei tanti progetti avviati, il numero non è pari a quello dei progetti che sono stati messi a terra. Per migliorare l’execution è necessario immaginare una geometria variabile di governance, che deve ragionare in termini di tavoli più ristretti, mettendo al tavolo chi ha davvero interesse e competenza sui diversi ambiti. Dobbiamo essere un po’ più concreti e darci regole di ingaggio. E in questo l’Università è fondamentale. Questo è il miglior modo di interpretare la Terza Missione”.

Alla presidente di Pro Universitate Bergomensi Cristina Bombassei la battuta conclusiva sull’edizione: “Come Pro Universitate non posso che dichiarare la nostra grandissima soddisfazione. La nostra missione è sempre stata quella di dimostrare vicinanza alla nostra Università, ma dall’anno scorso ci siamo avvicinati anche alla Terza Missione. Mi piace pensare che stiamo costruendo un modello di Terza Missione, partecipativo e bilaterale. Bilaterale perché abbiamo dato l’opportunità all’Università di dialogare con il mondo economico e di riflesso al mondo economico di ricevere un rimando dal mondo accademico. L’abbiamo fatto stimolando le competenze, aiutando a coinvolgere il mondo imprenditoriale e delle istituzioni, che insieme si sono confrontati mettendo a fattore comune tante nuove progettualità”.

 

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