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La panoramica

Pronto soccorso senza medici: Lovere sotto del 50%, a Bergamo e Seriate largo ai liberi professionisti

E anche Treviglio lancia l'allarme: "Numeri insufficienti con utenza in aumento"

Un’emergenza nell’emergenza. Letteralmente. Perché a mancare non sono solo i medici di base, ma anche quelli nei Pronto Soccorso. Con effetti spesso correlati. “Sempre più spesso ci capita di assistere pazienti che non hanno assegnato il medico di famiglia” osserva Roberto Cosentini, direttore del Pronto Soccorso dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Non lo dice esplicitamente, ma il rischio, senza un filtro adeguato tra ospedale e territorio, è quello di avere un elevato numero di accessi inopportuni. “I pazienti vanno dove trovano maggiore disponibilità, e qui sanno che è h24”. Oggi, mediamente, si contano all’incirca 130 ingressi al giorno. “In servizio abbiamo 33 medici, ma sull’organico complessivo (che dovrebbe coprire sia il Pronto Soccorso di Bergamo che quello di San Giovanni Bianco, ndr) siamo in carenza di tre unità”, ammette Cosentini. Una quota, quella attuale, raggiunta appoggiandosi in parte ai liberi professionisti e ai medici delle cooperative, “affittati” per coprire i turni a costi più alti e raramente specializzati in emergenza urgenza. Senza dimenticare la preziosa rotazione del personale infermieristico.

“La sproporzione tra la domanda sanitaria e le risorse disponibili è sempre più evidente, ma qui siamo ancora fortunati – precisa Cosentini -. Nei giorni scorsi abbiamo bandito un concorso per 4 posti e si sono presentati in 25. Anche i commissari erano meravigliati. Significa che Bergamo è sempre un polo attrattivo per i giovani, specialisti e specializzandi. Diverso è il discorso per i Pronto Soccorso più piccoli”. Magari lontani dai centri urbani più grandi.

Se al ‘Bolognini’ di Seriate e al ‘Pesenti Fenaroli’ di Alzano Lombardo – pur sempre ricorrendo ai liberi professionisti – la situazione è “numericamente adeguata”, come la definisce il direttore dei Pronto Soccorso dell’Asst Bergamo Est, Filippo Manelli, il discorso cambia per Piario e soprattutto Lovere, dove l’organico è rispettivamente sotto del 20% e 50%. Nel paese del lago d’Iseo sono in servizio 2 medici più una libera professionista part-time, che fa la spola tra Lovere e Seriate, ma ne servirebbero 5.

Per quanto riguarda Seriate, l’organico è composto da 12 medici dirigenti e 7 liberi professionisti (che pesano per 4 a tempo pieno). “Con questi numeri riusciamo a garantire l’assistenza necessaria, ma con l’ampliamento del Pronto Soccorso serviranno inevitabilmente altri rinforzi”, fa presente Manelli. L’attuale struttura, costruita vent’anni fa e tarata su 30 mila accessi all’anno, era arrivata ad accoglierne quasi il doppio. Da qui la necessità – ancora prima del Covid – di provvedere all’ampliamento. Ad Alzano, invece, sono operativi 3 dirigenti medici e 3 liberi professionisti (che pesano per due a tempo pieno). “Nell’ottica di un’azienda multi-presidio come la nostra sono diverse la dinamiche da governare – conclude Manelli -. L’obiettivo sarebbe quello di avere un organico unico, con una quota di personale in grado di ruotare sui vari presidi”.

Sono invece 12 i medici in servizio al Pronto Soccorso di Treviglio, 6 in quello di Romano di Lombardia. Quattro sono liberi professionisti, nessuno proviene da cooperative. Numeri che l’Asst Bergamo Ovest ritiene “insufficienti rispetto ai livelli di servizio che vorremmo fornire alla nostra utenza, peraltro in aumento”. Al fine di diminuire i tempi di attesa, l’azienda socio-sanitaria fa anche sapere di avere emesso in questi giorni un bando di concorso pubblico – in scadenza il 13 giugno – per la copertura a tempo indeterminato di 2 posti di dirigente medico. Già, perché carenza di camici bianchi significa anche tempi d’attesa più lunghi, favoriti dal consistente numero di accessi al Pronto soccorso ormai vicino ai tempi pre Covid.

Ma quali sono le cause che hanno portato a questa situazione? Turni massacranti e stipendi troppo bassi? Scarsi incentivi e scarse possibilità di fare carriera? Stefano Magnone, del sindacato Anaao-Assomed parla di “emergenza annunciata”. “Tra le cause – spiega – vi sono la scarsa attrattività del lavoro, la presenza di strutture spesso insicure e una programmazione dei fabbisogni degli specialisti sbagliata da anni, come la nostra sigla denuncia dal 2011. Ora rimediare è estremamente difficile e le spese – conclude – le fanno i colleghi che spesso lasciano per sfinimento”.

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