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Arte

A castel rozzone

“Ulisse e Tiziano Finazzi: trame e ordito”, dialogo emozionante tra padre e figlio fotogallery

I seducenti e tattili velluti di Tiziano Finazzi alle pareti, dagli inconfondibili rossi carminio, blu cobalto, grigi perla, verdi Veronese, viola orchidea, ingaggiano un efficace incontro-scontro con le sculture e le installazioni di Ulisse Finazzi, in polistirolo, acciaio, plastica, assemblaggi multi-materici e readymade

Tiziano Finazzi e Ulisse Finazzi, ovvero un dialogo emozionante tra figlio e padre nel segno dell’arte, sono in mostra a Castel Rozzone, negli spazi del Comune, fino a sabato 21 maggio.

L’esposizione giunge al finissage, ma merita una visita sia pure last minute per l’intensità delle opere, per l’eccezionalità del confronto tra generazioni, per la leggerezza dell’allestimento. In una parola, per l’autentica poesia dell’insieme.

I seducenti e tattili velluti di Tiziano Finazzi alle pareti, dagli inconfondibili rossi carminio, blu cobalto, grigi perla, verdi Veronese, viola orchidea, ingaggiano un efficace incontro-scontro con le sculture e le installazioni di Ulisse Finazzi, in polistirolo, acciaio, plastica, assemblaggi multi-materici e readymade.

Si tratta, come sottolinea nel testo critico Beatrice Resmini, di “due discorsi che, pur percorrendo una propria direzione, si riecheggiano a vicenda in un legame affettivo e artistico indissolubile”.

Conosciamo i paesaggi di velluto di Tiziano Finazzi, che non finiscono di emozionare per l’anima pop e “musicale” che li caratterizza, per l’identità eclettica che esprimono all’incrocio delle istanze contemporanee della ricerca visiva, per l’ostinata fedeltà alla “pittura” ribadita nel colore, sia pure senza il tradizionale uso del pennello.

Quasi sconosciuto al pubblico, invece, Ulisse Finazzi, che rappresenta la vera sorpresa di questo evento. Artigiano dotato di notevoli doti manuali e d’intraprendenza, è nativo di Chiuduno (1926-1992) e per tutta la vita ha coltivato un’inesauribile vena creativa, piena di estro e di genio, lavorando indefessamente i materiali più diversi, dando forma a una personale mitologia fervida, ruvida e straordinariamente d’avanguardia. Le opere in plastica degli anni Sessanta, in ferro degli anni Settanta, in spugna e in polistirolo degli anni ’80 riflettono la sua sensibilità nel cogliere indirettamente le suggestioni del panorama artistico di quelle stagioni. Estraneo ai circuiti espositivi locali e al dibattito teorico internazionale dei professionisti dell’arte, Ulisse Finazzi (“che come ogni Ulisse che si rispetti aveva alle spalle la sua Odissea”, ha scritto Giulio Albrigoni) ha coltivato nella privatezza della sua officina l’ossessione di una ricerca espressiva anticonformista, giocosa e visionaria, anticipatrice di stili e movimenti d’arte e design.

Il risultato, nella forma di fantocci mutilati, di gabbie cosmiche, di collage ironici ed esplosivi, di sculture da passeggio, di invenzioni di recupero, è impressionante per la qualità dei pezzi e per l’intuizione delle inquietudini formali contemporanee.

“La sua creatività – ha scritto l’artista Giulio Albrigoni che lo ha conosciuto e apprezzato – travalicava il lavoro con cui manteneva la famiglia e lo spingeva a realizzare quadri e sculture pensate e sentite come strumenti per produrre un significato”, grazie anche alle “suggestioni prodotte e alimentate dai libri e dalle riviste che Tiziano portava a casa: Klee e il surrealismo, Rauschemberg, Jasper Johns, Mario Schifano, la Pop Art e molto altro”.

Fanno da lirico contrappunto alla scabra poetica di Ulisse, le geografie immaginarie del figlio Tiziano, artista – lui sì – dal curricolo d’ambito milanese e internazionale, le cui opere sono il frutto di una ricerca molto coerente perseguita da decenni nel segno dell’esuberanza e della libertà dai trend e dal mercato.

I pezzi più recenti sono trapunti di bottoni e di fessure, pulsano di luce e di materia, ospitano vere e proprie epifanie, seducenti e allusive: piccole finestre sulla natura e sull’arte nella forma di minute fotografie, cartoline, disegni, tracce di vita, che ci sorprendono sulle distese monocrome e iridescenti dei velluti con effetto soft-touch.

Lo spirito di questo evento è riassunto con efficacia dal gallerista Franco Toselli, vero e proprio talent scout dell’avanguardia nella Milano dagli anni Sessanta, da sempre vicino a Finazzi: “Vicino ai binari delle piccole stazioni a volte vedi un giardino di colore viola. Tiziano lavora nel velluto, Ulisse ascolta sirene metal. Ulisse lavora in laboratorio nei dintorni della Valle del Fico per un tentativo di volo anche a motore. La via di fuga è il vero talento. Il velluto di Tiziano è carico di memoria e non ha la banalità del futuro”.

La mostra, dal titolo “Ulisse e Tiziano Finazzi: trame e Ordito”, è aperta nei seguenti orari: venerdì dalle 18.30 alle 20.30, sabato dalle 10 alle 12, dalle 16.30 alle 20, domenica dalle 10 alle 13.

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