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L'incontro

Cent’anni di Pasolini, Walter Siti a Bergamo: “Un totale distruttore, ma che voleva essere amato”

Uno dei maggiori esperti di Pier Paolo Pasolini è stato ospite a Bergamo Next Level per un talk dedicato al centenario della nascita dell’autore

Bergamo. “Se fosse vivo ora penso si sarebbe buttato su Instagram e su Facebook. Gli piaceva discutere con la gente. Però credo anche che dopo un mese se ne sarebbe allontanato. Perché non sopportava quella che lui chiamava l’irrealtà, e siccome i social sono il mondo dell’irrealtà per eccellenza, ne sarebbe stato disgustato”. A cento anni dalla sua nascita Pier Paolo Pasolini sarebbe ancora oggi un personaggio provocatorio, divisivo, scandalizzante. È l’immagine che ne dà il grande scrittore Walter Siti, uno dei maggiori esperti di Pasolini e ospite martedì a Bergamo Next Level per un talk dedicato al centenario della nascita dell’autore, nel 1922. Siti, che ha dialogato insieme ai docenti Marco Antonio Bazzocchi dell’Università di Bologna – altro esperto di Pasolini – e Marco Belpoliti dell’Università di Bergamo, ha portato una rilettura dell’artista tratta dal suo ultimo libro Quindici Riprese, 50 anni di studi su Pasolini.

Un titolo che richiama i round del pugilato e un corpo a corpo con l’autore. Lo stesso che Pasolini ha avuto nei confronti della vita, come nel rapporto con la sua omosessualità. “Mi sono occupato per cinquant’anni di Pasolini ma ho smesso per una decina d’anni perché sentivo che mi stava facendo male. Sentivo che l’interesse maggiore che nutrivo nei suoi confronti, quello legato alla sua omosessualità, mi stava schiacciando con il senso di colpa che lui ha sempre avuto verso di sé. Non è mai riuscito a riconoscere che l’omosessualità fosse in lui stesso, la percepiva come un peso che gli stava sulle spalle, che gli era imposto da qualcun altro e che addirittura aveva derubricato a una cosa ereditaria”.

Anche dopo cinquant’anni di lavoro e di studio, la figura di Pasolini non smette mai di aprirsi a nuove interpretazioni: “È molto cambiata la mia idea di Pasolini. Mettere le mani tra le sue carte ti cambia l’idea di lui. Fin dall’inizio si ha l’impressione di essere di fronte a uno scrittore bulimico, con una fame incredibile di prendere tutta la realtà con le sue opere, ma anche con un discreto delirio di onnipotenza”.

Cent’anni di Pasolini, Walter Siti a Bergamo Next Level

Poeta, regista, giornalista, paroliere e molto altro. Un artista eclettico. “Era un pazzo. Parliamo di un autore che a 25 anni aveva già progettato un’edizione delle sue opere complete; che nel 1965 inizia a pubblicare opere volutamente non finite; che ha il progetto per una Divina Commedia dei suoi giorni, la Divina Mimesis, ma che si ferma solo al secondo canto; un autore che pubblica una poesia e pure tutti i rifacimenti di quella poesia. Come se gli interessasse di più mostrare se stesso mentre lavora che l’opera finita”.

Pasolini è stato soprattutto un artista e un uomo dall’animo tormentato. “Fra gli scrittori del Novecento, si ha l’impressione che sia uno dei più letterati. Era molto più letterato di Sciascia o di Primo Levi per esempio. E contemporaneamente però sentiva molto forte l’impotenza della letteratura, incapace di afferrare la realtà. Viveva spesso di auto correzioni. A un certo punto della sua vita sembrava posseduto dalla disperazione, e al contempo però afferma una sua vitalità che non si fermava mai. Era allo stesso tempo una persona che voleva morire ma che sapeva che vivere era la cosa che riusciva a fare meglio. È stato un distruttore totale, ma che voleva essere amato”.

Da Petrolio a Teorema, da Accattone a Salò o le 120 giornate di Sodoma, sono tantissime le opere che restano di Pasolini. Eppure nessuna, secondo Siti, lo rappresenta davvero in toto, forse come conseguenza del suo assumere molteplici pose: “È come se ogni sua opera fosse una freccia che indicava quello che avrebbe potuto fare, ma di nessuna era mai contento. Da una parte lo si sente più vicino proprio per queste sue forme di scontentezza e di debolezza, dall’altra aveva un’astuzia nel capire quello che andava in quel momento. Riusciva a essere anticonformista e scandaloso dicendo cose mainstream, cercando di intuire dove tirasse l’aria. È stato uno scrittore controcorrente, ma che stava sempre nel posto giusto”.

Al centro delle sue opere sempre un’aspra critica delle convenzioni della società borghese e un’attenzione agli ultimi: gli emarginati, il sottoproletariato, gli emigrati. Pasolini è stato molte cose. Ma una forse non lo è stato, secondo Siti: “Non è stato un vero narratore, perché non riusciva a entrare nella psiche delle persone. La sua stessa gli pesava troppo”.

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