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Tecnologia

I segnali GPS anticipano i sismografi nell’individuazione degli tsunami

Secondo uno studio la rete satellitare potrebbe diventare strumento per segnalare e individuare eventuali catastrofi naturali come terremoti e tsunami

Tutti conosciamo la rete satellitare GPS come uno strumento utile per la navigazione e la mappatura dei tracciati auto. È però da poco stata scoperta una funzione estremamente utile che questa tecnologia può assolvere in maniera estremamente efficiente: l’individuazione degli tsunami.

Questo almeno è quanto è stato dimostrato da uno studio effettuato da alcune università del Giappone in collaborazione con lo University College London.

I segnali della rete GPS potrebbero dunque diventare strumento per segnalare e individuare eventuali catastrofi naturali come terremoti e tsunami.

Riassumendo quanto emerso dalla ricerca, i sistemi GPS attualmente usati durante la navigazione navale e per i supporti alla guida in auto, bici, moto, e più in generale per chiunque decida di spostarsi e sfruttarli, sono in grado di individuare le cosiddette “onde distruttive” dallo spazio e lanciare eventualmente segnali di allarme con tempistiche più ristrette rispetto a quanto accade con i sismografi.

Scopriamo di più insieme agli esperti di MisterGadget.Tech.

Come nasce uno tsunami

Le onde distruttive, più semplicemente conosciute come tsunami, si formano nel momento in cui l’acqua dell’oceano viene scossa da un terremoto, da eruzioni vulcaniche oppure da valanghe lungo le coste.

Una volta ricevuto lo “scossone”, le onde, man mano che si avvicinano alla costa e alla terra aumentano di dimensioni, forza e velocità, arrivando quindi ad essere veri e propri pericoli mortali per le città costiere.

Come fa il GPS a riconoscerli

Nel momento in cui si viene a formare un’onda di grandi dimensioni, si genera un effetto a catena in direzione dell’atmosfera. Questo perchè l’aria mossa dal mare, sale verso il cielo creando un’onda acustica capace di raggiungere la ionosfera, quindi di percorrere circa 200 km oltre la superficie terrestre, aumentando inoltre di intensità.

Questa onda acustica, nel viaggio, acquista talmente tanta potenza da riuscire a modificare la densità degli elettroni nella ionosfera: un’alterazione della composizione che influenza a sua volta i segnali radio che i satelliti GPS inviano ai ricevitori terrestri.

Arriviamo ora al punto focale della ricerca: gli studiosi sono stati capaci di sviluppare una soluzione in grado di interpretare nel modo corretto i cambiamenti nei segnali radio del GPS, e rilevare la presenza imminente di uno tsunami.

Come funziona oggi il rilevamento

Attualmente, la rilevazione degli tsunami si basa prevalentemente sull’attività sismica: si tratta di una modalità poco precisa e sicura poiché una volta che viene rilevato un terremoto, gli esperti possono avvisare di un possibile pericolo, senza però indicare in maniera precisa le tempistiche, la forza e le altre caratteristiche del fenomeno.

E questa mancanza di specificità nel rilevare tsunami è pienamente dimostrata anche da alcuni terribili fatti accaduti nella storia. Prendiamo ad esempio lo tsunami che nel 2011 travolse il Giappone con conseguenze drammatiche: in quel caso gli esperti giapponesi sottostimarono la grandezza delle onde, prendendo contromisure inadeguate, a causa anche del tardivo allarme. Azioni errate da imputare principalmente alla poca precisione delle informazioni utilizzate per analizzare il fenomeno.

Ecco perchè l’utilizzo della rete GPS potrebbe essere una soluzione rivoluzionaria ed incredibilmente utile, ad un costo basso ed accessibile a tutti.

Oltre alla precisione, un altro punto di forza di questa soluzione è sicuramente il basso costo economico e l’affidabilità.

Purtroppo ancora non è possibile individuare a partire da quando questa tecnologia possa diventare lo standard operativo.

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