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Serie a

Atalanta, niente impresa col Milan: l’Europa appesa a un filo

Servirà un confronto schietto, prima tra allenatore e società (con parecchi dirigenti nuovi) e poi anche con i giocatori. Per rifondare serve il coraggio di mettere in atto scelte forti

L’Atalanta esce sconfitta dal Meazza. Davanti a 75.000 spettatori l’impresa non riesce e sfuma nel secondo tempo. Perché bisogna essere molto chiari: per la Dea di adesso battere il Milan attuale, a San Siro, sarebbe una gigantesca sorpresa. Niente di sorprendente, perciò, tutto secondo i pronostici. E per l’Europa si fa durissima.

Dopo il calo clamoroso che ha caratterizzato tutto il girone di ritorno le aspettative per questo match per quanto riguarda i nerazzurri non erano alte, anzi.

Proprio per questo la prestazione non è stata nemmeno raccapricciante. Il problema non è tanto aver perso con un Milan lanciato verso lo scudetto, semmai il vero cruccio è perdere punti su punti in continuazione con Verona, Torino, Salernitana, Cagliari, Sassuolo specialmente in casa, tra le mure che definire amiche è un eufemismo.

La gara del Meazza non vedeva Palomino e compagni partire come favoriti, la squadra di Gasperini non ha brillato (ormai da almeno 4 mesi non luccica più), ma non ha nemmeno fatto una brutta figura al cospetto di una formazione davvero forte e motivata.

Una partita sostanzialmente in equilibrio, con pochissime occasioni da una parte e dall’altra, rotta da due grandi ripartenze rossonere che si son rivelate letali. Prendere gol in questo modo per la Dea è ormai consuetudine e abitudine, figuriamoci quando si hanno di fronte velocisti dal calibro di Leao e Theo Hernandez ai quali basta un colpo di genio per accendersi e trafiggere. I padroni di casa dimostrano maturità e nonostante non siano precisissimi dal punto di vista tecnico (ma la Dea non ne approfitta minimamente), mettono in cassaforte altri tre punti fondamentali, quasi decisivi.

Sugli episodi arbitrali ormai sembra un motivetto che si ripete ed è innegabile che abbiano inficiato sulla stagione degli orobici. Il primo gol del Milan nasce da un evidente fallo commesso ai danni di Pessina. Al Var Irrati soprassiede e non richiama Orsato.

Anche Gasperini ormai è rassegnato, lo si vede dalla reazione in panchina e nelle interviste post-partita: sul campo ascolta il direttore di gara e ne prende atto con tranquillità. Proprio lui, che di solito si agita e martella gli arbitri, si è veramente messo l’anima in pace. In conferenza poi si esprime in modo altrettanto pacato: “Poteva essere fallo, ma Orsato è credibile, quindi lo si accetta”.

Tornando al campo ora tocca aspettare gli esiti delle sfide di Fiorentina e Lazio per sperare. In caso di vittoria dei Viola a Genova e di pareggio di Sarri a Torino, la corsa all’Europa League si chiuderebbe con una giornata d’anticipo. Altrimenti tutto potrà ancora essere in gioco nell’ultimo turno.

In ogni caso il futuro si avvicina, Gasperini è stato ancora criptico nel rispondere alle domande sui propri stimoli, la società oltre a pronunciarsi con un “Gasp a vita” o “Per noi è intoccabile” non è andata oltre. Servirà un confronto schietto, prima tra allenatore e società (con parecchi dirigenti nuovi) e poi anche con i giocatori. Per rifondare serve il coraggio di mettere in atto scelte forti.

TOP E FLOP

Gasperini non snatura troppo la squadra, non propone la difesa a 4 ma mantiene De Roon basso a fare il terzo di difesa, lasciando nuovamente in panchina Demiral. In molti criticano al tecnico la scelta di non partire dal primo minuto con Zapata: vero che l’ingresso del colombiano è stato positivo (sue le migliori chances con un colpo di testa e una conclusione ravvicinata deviata da Maignan), ma viste le ultime uscite del numero 91 tutt’altro che brillanti e considerato che Muriel aveva il piedino caldo con 5 gol in 6 partite, la scelta dell’allenatore non appare così folle e insensata.

Altro discorso la scelta di riproporre ancora Hateboer: insistere su un giocatore che non apporta di fatto più nulla alla squadra diventa masochismo a livelli estremi. Zappacosta e Maehle (che aveva ben figurato a La Spezia) non sono degli Hakimi sulla fascia, ma un pizzico di spinta e di intraprendenza in più rispetto al semplice passaggio all’indietro dell’olandese la mostrano.

C’è da discutere anche sulla posizione di Koopmeiners: detto che l’olandese può ricoprire tutti i ruoli in modo assolutamente dignitoso, pare che la posizione prediletta sia più avanzata rispetto a quella vista a San Siro.

Oltre al già citato Hateboer tra i bocciati di San Siro anche Pasalic, non così incisivo come le ultime uscite, e i subentranti Malinovksyi e Boga: il primo, ancora schierato sulla destra, da una palla persa fa scaturire il 2-0, l’ucraino invece in una situazione pressoché identica perde palla, si fa ammonire e chiude anzitempo la stagione in quanto diffidato.

LE PAGELLE

Musso 5,5
De Roon 6
Palomino 7
Djimsiti 6 (Demiral SV)
Hateboer 5 (Scalvini SV)
Freuler 6
Koopmeiners 6
Zappacosta 6,5
Pessina 6 (Boga 5)
Pasalic 5,5 (Malinovskyi 5,5)
Muriel 5,5 (Zapata 6+)

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