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Bergamo segreta

Palazzo Roncalli, una dimora affacciata sulla storia di Bergamo

Passato prima nelle mani della famiglia Albani e successivamente in quelle dei Roncalli, l’edificio ha sempre conservato il suo gusto antico divenendo un passaggio obbligato per coloro che attraversano Città Alta

Un’importante fetta della storia di Bergamo si è decisa fra le stanze di Palazzo Roncalli.

Nella notte tra il 12 e il 13 marzo 1797, alcuni rappresentanti della Repubblica di Venezia si riunirono nelle stanze della dimora nobiliare per firmare il ritiro della Serenissima dalla città orobica e porre fine a un dominio secolare.

Il rapporto fra i lagunari e Palazzo Roncalli è però ben più antico, considerando che la realizzazione dello stesso risale al 1517 quando le autorità veneziane decisero di sfruttare un fabbricato preesistente per costruire la nuova loggia cittadina.

Addossata alle Mura Viscontee e affacciata su Piazza Nuova (ora Piazza Mascheroni), la struttura sarebbe dovuta rientrare nel piano di ricollocazione del nuovo centro cittadino ospitando sotto i propri portici i bandi e le condanne emanate dal Capitano.

Il progetto venne quindi affidato ad Andrea di Giacomo Ziliolo il quale passò il testimone a Francesco e Pietro Cleri detto “L’Isabello” che si occuparono della fase operativa portando a termine i lavori già nel corso del 1521.

A differenza di quanto previsto inizialmente, il nuovo spazio non divenne il centro amministrativo del capoluogo orobico, quanto piuttosto uno spiazzo dedicato ad ospitare il mercato del grano sulla quale affacciavano diverse osterie.

L’aspetto di Palazzo Roncalli è cambiato più volte nel corso dei secoli, complice l’acquisizione nel corso del XVIII secolo da parte della famiglia Sonzogno che provvide a ridisegnare il fabbricato su progetto di Ferdinando Caccia.

Completata nel 1786 da Giovanni Francesco Lucchini, l’opera presenta oggi una pianta poligonale irregolare suddivisa, composta da più fabbricati e suddivisa su tre piani a cui va aggiunto il mezzanino con il tetto a più falde e un cortile interno.

Discorso diverso per la facciata posta su Piazza Mascheroni, dove è possibile individuare una certa simmetria offerta dalle aperture del pian terreno (due rotonde e quattro quadrate) e dal portale d’ingresso ad arco a tutto sesto affiancato a sua volta da due colonne laterali che sorreggono un balconcino.

Al primo piano è invece possibile individuare cinque finestre con cimasa sporgente che si ripetono anche al livello superiore, divise nel mezzanino da quattro varchi quadrati.

I restauri condotti da Francesco Gilardi nel 1981 hanno consentito di rinvenire anche gli affreschi, realizzati con ogni probabilità da Giovanni Busi nel XVI secolo e presenti di conseguenza all’epoca della loggia come testimoniato da alcuni documenti dell’epoca, nei quali si parla de “La loza e la fazzada nova sopra la piazza nova verso la Cittadella fu dipinta da Zuan di Busi Bergamasco”

In essi sono raffigurate due teste leonine, un giovane con uno scettro, una Venere purtroppo molto danneggiata, un suonatore di flauto e due garzoni che spostano sacchi di granaglie.

Sulla sezione di palazzo acquisita nel corso del Seicento dai Benaglio è possibile notare l’affresco della bella Ciprigna, mentre al di sotto dell’impianto decorativo compare un fregio monocromo raffigurante girali fantastici con putti, cavalli e uccelli.

Passato prima nelle mani della famiglia Albani e successivamente in quelle dei Roncalli, l’edificio ha sempre conservato il suo gusto antico divenendo un passaggio obbligato per tutti coloro che attraversano Città Alta.

Fonti

Giacomo G. Bascape e Carlo Peragalli, Palazzi privati di Lombardia, Milano, Electa, 1965

Tosca Rossi, Bergamo urbs picta, Treviolo, Konos, 2009

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