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L'intervista

Nuova vita per i capi vintage: “Ai giovani dico: puntate sulla sostenibilità”

Abbiamo incontrato Daniele Ruggeri, proprietario e ideatore di DannyRuVintage, una realtà giovane e made in Bergamo che vende, personalizza e reinterpreta abiti usati

L’attenzione alla sostenibilità non è mai stata così alta e coinvolge anche la moda. Spopolano mercatini, fiere, negozi e a app in cui comprare abiti che hanno già avuto una vita non solo è possibile, ma anche consigliato. Perché oltre ad aiutare l’ambiente, permette di avere uno stile più originale.

Incuriositi, abbiamo incontrato Daniele Ruggeri, proprietario e ideatore di DannyRuVintage, una bella realtà giovane e made in Bergamo che vende, personalizza e reinterpreta vestiti usati.

Partiamo dalle origini: quando avete cominciato e perché?

Abbiamo iniziato da un piccolo negozio in via Sant’Orsola che ho aperto da solo nel 2017, a 24 anni, con alle spalle diversi mercatini di seconda mano fatti a Milano durante il periodo universitario. La motivazione è stata semplice: passione per il vintage, interesse per la sostenibilità e il “don’t waste”.

Quale è il tuo percorso di studi? Aveva a che fare con quello che fai ora?

Mi sono diplomato in ragioneria, che mi ha aiutato tanto. Mi sono poi laureato in Podologia, che pare non c’entri nulla ma durante gli studi ho realizzato una soletta sostenibile composta da scarti di pellicce rovinate che i nostri calzolai producono ancora… era un segno!

Cosa ti piace tanto del vintage?

Mi piace il fatto che i capi hanno già avuto una storia e sono di qualità maggiore. Il vintage combatte inoltre lo stereotipo secondo cui per scovare pezzi etici e di buona fattura si debba per forza spendere un capitale.

 

DannyRu

 

Vedo che personalizzate i vostri prodotti, come funzionano le modifiche che apportate?

Il mantra è non sprecare niente, per cui spesso il punto di partenza è un difetto da cui ottenere una vera opera d’arte: una camicia con un piccolo buco si può customizzare facendone altri e ricavare qualcosa di unico! Jeans rovinati? Nessun problema, ci facciamo cappelli, gonne e pantaloncini. Il risultato è uno stile in cui prevale un animo rock, ma che si sposa bene anche con altri mood, basta che il tema del passato emerga chiaro.

La vostra mission in breve?

Ecosostenibilità e accessibilità, considerando anche che il target a cui facciamo riferimento è ampio e dunque è importante accontentare tutte le tasche.

In riferimento al target, davvero avete un range così universale?

Sì, vendiamo la t-shirt o l’occhiale da sole al ragazzino, così come la cravatta o la cintura all’uomo di mezza età ma addirittura di terza età.

Ci sono mai state delle difficoltà?

Sicuramente il periodo di quarantena è stato una sfida non facile, ma fortunatamente abbiamo un sito online e altri canali tramite cui vendere. Ci ha aiutato poi il fatto che il vintage, a differenza delle tendenze del momento che passano in fretta, consente di rimettere in circolo ciò che non viene comprato la stagione successiva.

A proposito del Covid, senti che abbia portato a un cambiamento di mentalità?

Assolutamente, abbiamo avuto un incremento delle vendite nonché una maggiore curiosità da parte degli acquirenti sul tema. Certo, il tipico bergamasco è una persona restia davanti alle novità, ma l’interesse verso questo mondo sta aumentando.

 

DannyRu

 

Vi appoggiate anche agli influencers? Cosa ne pensate?

È capitato, sì, crediamo che impattino ormai profondamente le scelte d’acquisto e sia giusto coinvolgerli, una pubblicità positiva da parte loro è importante. Scegliamo persone che abbiano a cuore argomenti connessi alla sostenibilità e che ci rispecchino.

Influencer grande o influencer meno seguita, quale è il futuro?

L’influencer con numeri più piccoli ha solitamente una credibilità maggiore e un seguito più affezionato. Per noi un valore aggiunto è ovviamente essere del posto!

Tu e il personale siete molto giovani, è una scelta?

Non propriamente, però possiamo dire che prima di tutto ci si diverte di più e poi vogliamo lasciare un’impronta soprattutto alle nuove generazioni, quindi ci interessa comunicare da giovani ai giovani.

Cosa consigliereste proprio ai clienti più giovani?

Ai giovani suggeriamo di puntare quanto più possibile sulla sostenibilità perché rappresentano il futuro e di non farsi troppo condizionare dai contenuti social che spingono a fare tantissimi acquisti non duraturi.

 

DannyRu
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