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Bergamo

Anziani più protagonisti e meno soli: rinasce il Cupla, il Comitato Pensionati del Lavoro fotogallery

Sanità, lavoro, servizi, digitalizzazione. Sono alcuni dei temi sui quali il Cupla intende lavorare. Partendo però da una consapevolezza che va diffusa a tutta la cittadinanza. Le necessità degli anziani non possono essere uguali per tutti ma vanno differenziate, soprattutto per fasce d’età

Bergamo. “Siamo la nuova generazione di pensionati. Se non ora quando?”. A sentire loro, pensionati non lo sono per niente. Pieni di energia, pieni di voglia di fare da mettere al servizio degli anziani e della comunità. È proprio con questi obiettivi che è stato riorganizzato il Cupla, il Comitato Unitario Pensionati Lavoro di Bergamo.

È stato siglato formalmente mercoledì mattina nella Sala Calegari di Confartigianato l’atto ricostitutivo della sezione provinciale dell’associazione. Nato nel 2008 e attivo fino al 2011, il Cupla è rinato grazie all’adesione delle organizzazioni e dei movimenti dei pensionati di 6 associazioni imprenditoriali dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura della provincia di Bergamo che mercoledì ne hanno sottoscritto il regolamento: Confartigianato Imprese Bergamo, Cna Bergamo, Ascom, Confesercenti, Coldiretti e Confagricoltura.

Il Comitato avrà sede proprio in via Torretta, nella sede di Confartigianato.

“Sono tre le finalità che ci siamo dati – spiega Franco Nicefori, presidente di Cna pensionati e nominato coordinatore di Cupla Bergamo -. La prima è il riconoscimento pieno del ruolo, della funzione e delle caratteristiche dei pensionati. La seconda è rappresentare interessi e bisogni della categoria. E la terza quella di diventare l’interlocutore di enti e istituzioni per migliorare la qualità della vita degli anziani”.

Sanità, lavoro, servizi, digitalizzazione. Sono alcuni dei temi sui quali il Cupla intende lavorare. Partendo però da una consapevolezza che va diffusa a tutta la cittadinanza. Le necessità degli anziani non possono essere uguali per tutti ma vanno differenziate, soprattutto per fasce d’età.

Al centro dev’esserci in ogni caso la tutela della salute. Tra gli obiettivi di Cupla infatti c’è quello di dialogare per una migliore riforma sanitaria. “Il legislatore deve ascoltare e confrontarsi di più con i fruitori. Ripetiamo tutti che bisogna fare sistema, che bisogna lavorare in sinergia e che bisogna usare bene i fondi. Ma una sinergia tra pubblico e privato ad esempio non esiste, o esiste in maniera limitata. Lo dimostra il meccanismo delle prenotazioni, per cui se una persona nel pubblico deve aspettare sei mesi o un anno, va dal privato. Ci dev’essere una situazione in cui qualsiasi persona, pensionato in primis, possa rivolgersi a pari condizioni di velocità ed efficienza sia al settore pubblico sia a quello privato”. Un altro aspetto rilevante riguarda le case di comunità: “Non è previsto il geriatra. Questo significa che una grossa fetta dell’utenza territoriale non ha uno specialista che la possa seguire, se non privato”.

Alla base, quindi, dev’esserci il confronto. “Noi chiediamo un tavolo permanente che coinvolga tutte le regioni e in cui si possa continuamente dialogare e confrontarsi con i pensionati. Anche perché da regione a regione ci sono disparità enormi nei trattamenti. E questo, in una nazione civile e di progresso come ci vantiamo di essere, è un limite da superare”.
Come quello dell’autosufficienza, di cui preoccupa il dato: in Lombardia, oggi, il 15 per cento dei pensionati (circa 400 mila persone) non è autosufficiente. Per questo il Cupla chiede che venga promossa una legge specifica indirizzando le risorse del Pnrr.

Anche in considerazione di un altro dato il tema dell’anziano si dimostra centrale. Le previsioni demografiche affermano che nel 2030 un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni.

Ma per essere protagonisti del futuro bisogna stare al passo con la società del presente. Una società diversa, più digitale e tecnologica, dalla quale anche l’anziano non può più prescindere: “Gli anziani forse hanno capito che la pandemia non è stata tutta negativa. Siamo stati costretti a chiuderci in casa, è vero, ma ci sono stati dati degli strumenti informatici e tecnologici, che ci hanno fatto capire che se volgiamo costruire un futuro migliore dobbiamo sforzarci di utilizzare”.

Per riuscire nell’impresa c’è bisogno anche di una vera rivoluzione culturale. “Un aspetto non valorizzato è cercare di arrivare a un livello di conoscenza e di cultura più alto tra i pensionati. E questo passa anche attraverso il tempo libero. Dobbiamo riscoprire il turismo culturale, che dà conoscenza e tiene attivi”.

Un modo per combattere anche la solitudine, forse la maggiore sofferenza degli anziani secondo Sandro Corti, segretario di Cupla Lombardia: “In futuro ci sarà bisogno di sempre più servizi, ma se questi non generano relazioni, se non generano comunità, pensate che i pensionati vivranno felici? Dobbiamo pensare a costruire una comunità che curi le relazioni. È la solitudine la cosa che più ferisce gli anziani, in un mondo paradossalmente sempre più connesso”.

Bisogna costruire una comunità in cui l’anziano sia davvero protagonista: “C’è una retorica dominante per cui gli anziani sono una risorsa – conclude Corti -, ma quanto poi viene attuato nella vita di tutti i giorni? Non può più bastarci che ci dicano che siamo una risorsa”.

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