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Oriana ruzzini (pd)

I casi Treviglio e Caravaggio: “Tirocinio per medici esperti come fossero neolaureati, perché?”

La riflessione della farmacista e consigliera comunale a Bergamo: "Così è solo un impedimento a curare un numero congruo di pazienti, i cavilli burocratici che ostacolano la logica dovrebbero essere eliminati"

Succede sempre più spesso. “In farmacia arrivano pazienti che non riescono a contattare il proprio medico, o persone che non hanno più il medico di base”. Oriana Ruzzini, farmacista e consigliera comunale a Bergamo del Pd, torna su un tema più che mai attuale.

“Quando il medico c’è – racconta – è oberato. L’attesa per ottenere un appuntamento è di settimane, e se non dispone di una segreteria è complicato anche farsi compilare una ricetta. La prescrizione dematerializzata aiuta, ma non tutti i pazienti hanno un account e la possibilità di ricevere mail. Buona parte della popolazione anziana ha difficoltà anche con gli Sms”.

In Lombardia, a differenza di quanto accade in altre regioni, il paziente deve fornire il codice NRE della ricetta per poter ricevere il medicinale prescritto in farmacia. “In altre regioni – osserva Ruzzini – è sufficiente presentare la carta dei servizi al farmacista che può accedere alle prescrizioni mediche caricate sul fascicolo del paziente. Chissà se, ora che grazie al Pnrr si unificheranno le anagrafi degli assistiti in un’anagrafe nazionale, si riuscirà anche a rendere più accessibile il fascicolo elettronico” (oggi visionabile dall’interessato con lo spid o dal medico di base).

“I racconti più critici, di pazienti letteralmente abbandonati a sé stessi, vengono narrati da chi non ha più il medico di base – continua la farmacista bergamasca -. Il medico va in pensione, non viene sostituito e così l’Ats comunica che in caso di necessità ci si deve rivolgere alla guardia medica”.

Tra i casi più eclatanti che si sono recentemente verificati in provincia di Bergamo c’è quello di Caravaggio, dove sono andati in pensione tre medici. “Ora è subentrata una dottoressa, sostituta, alla quale sono stati assegnati solo 650 pazienti perché deve dedicare il proprio tempo alla formazione in ospedale e svolgere il tirocinio obbligatorio. Peccato che la dottoressa in questione prima di approdare alla medicina di base sia stata medico ospedaliero per vent’anni! Stessa cosa a Treviglio, dove il tirocinante a cui viene imposto di assistere non più di 650 pazienti è un ex primario. Qual è – si chiede Ruzzini – il senso dell’obbligare al tirocinio medici esperti come fossero neolaureati alle prime armi?”.

Secondo la farmacista e consigliera a Palafrizzoni “il tirocinio in ospedale può rappresentare una formazione utile per i neolaureati che scelgono la medicina generale, nel caso di medici con esperienza ventennale è solo un impedimento a curare un numero congruo di pazienti”. Chiude con una riflessione: “I cavilli burocratici che ostacolano la logica dovrebbero essere eliminati attraverso deroghe, nuove leggi e nuove regole, a maggior ragione se si ha a che fare con la salute delle persone in un contesto emergenziale quale è quello della medicina di territorio in Lombardia”.

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