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Gli anni d'oro del rock

Allman Brothers Band: dal vivo nel ’71 il gruppo di amici non conosce rivali

“At Fillmore East” resta uno disco live più belli di sempre, da possedere, gustare e trattare con cura. Vi terrà caldo nelle fredde notti invernali e rinfrescherà le afose giornate assolate.

Siamo al terzo episodio della serie dedicata al rock targato 1971 dopo i Rolling Stones e i Jethro Tull.

6 luglio 1971 – “AT FILLMORE EAST” degli ALLMAN BROTHERS BAND.

Per la prima volta inseriamo nella lista degli LP che hanno fatto la storia del rock a cavallo tra i ’60 e i ’70 un disco LIVE. Un disco magnifico e fondamentale anche per capire il clima di quegli anni.

Il nome della band deriva dai fratelli Allman, Duane alla chitarra e Gregg alla voce e alle tastiere. Nati a Nashville (Tennesee) si trasferiscono in Florida nel 1957. Sin da ragazzini suonano in vari gruppi; alla fine dei ’60 conoscono Dickey Betts (chitarra) e Berry Oakley (basso) e con loro formano the Allman Brothers Band.

Diventano una comune di musicisti che, con compagne e figli, vivono di musica 24 ore al giorno.

Si aggiungeranno poi Butch Trucks alla batteria e Jai Johanson alle percussioni.

Due chitarre, voce e organo, un basso e due percussionisti. Una vera macchina da guerra.

Tra la fine del 1969 e il 1970 pubblicano due album acclamati dalla critica. Il loro suono è un blues innervato di soul e country, con lunghe parti strumentali che evidenziano la maestria dei musicisti. Nasce il southern rock, che troverà altri seguaci quali Lynyrd Skynyrd e Molly Hatchet.

Dal vivo si superano con improvvisazioni fantastiche di impronta jazzistica.

Duane, nel frattempo, viene convocato alla corte di Derek & the Dominos, alias Eric Clapton per le registrazioni di “Layla” del 1970. Il suo intervento sarà determinante alla riuscita di una delle opere migliori di “manolenta”.

Consapevoli che on stage non hanno rivali, registrano, dai quattro show tra il 12 e il 13 marzo ’71, le tracce live che porteranno alla pubblicazione di “At Fillmore East”. Recentemente ne è uscita una versione esaustiva in box da 6 cd.

Un disco live suddiviso in quattro facciate.

Giù la puntina e parte “Statesboro blues” un bluesaccio tosto di Blind Willie McTell, in cui primeggiano la splendida voce di Gregg Allman e le chitarre di Betts e Duane Allman.

Segue “Done somebody wrong” cover di Elmore James. Solido pezzo ben sostenuto da basso e percussioni. All’armonica la guest star, Thom Doucette, ricama e si insinua tra gli assoli, da applausi, dei due maestri della chitarra blues.

Chiude la prima facciata “Stormy Monday” una tempesta blues di 8 minuti composta da T-Bone Walker. Incipit morbido cui segue un illuminante assolo di organo di Gregg Allman, accompagnato da una band in splendida forma. Assoli di Gibson Les Paul da paura.

La seconda facciata è interamente occupata da “You don’t love me” di Willie Cobbs. Brillante riff iniziale di chitarra, doppiato dall’organo. Seguono 19 minuti ispiratissimi tra chitarre soliste che si intrecciano con l’armonica di Doucette e le tastiere di Gregg che impreziosiscono il mosaico cementato da una ritmica inarrestabile. Capolavoro.

La terza facciata inizia con “Hot ‘Lanta”. Strumentale composto da tutti gli elementi della band, che esalta l’abilità di Gregg Allman all’organo. Improvvisazione jazz molto cool.

Chiude il terzo lato “In memory of Elisabeth Reed”. Storia di una fanciulla con cui il chitarrista Dicket Betts avrebbe consumato qualche attimo di intimità su una tomba al cimitero di Macon (Georgia). Brano jazz rock tra Santana e Miles Davis. Trascinante; caratterizzato da un arrangiamento complesso ed una melodia molto accattivante.

Ultimo pezzo “Whipping post”, un’esplosione di 22 min che occupa interamente la quarta facciata. Richiestissima ai concerti, resta il loro brano più conosciuto.

Una band compatta, elegante e potente, in una jam infinita che vorresti non finisse mai. Splendida.

In seguito gli ABB non riusciranno più a ripetersi a questi livelli. Nell’ottobre del ’71 Duane Allman muore in conseguenza di un incidente con la motocicletta. Stesso amaro destino per Berry Oakley nel novembre dell’anno successivo, a tre isolati da dove era caduto Duane.

Perdono la magia dei giorni migliori, ma continueranno a esibirsi e pubblicare dischi. Prenderanno nuova vita dagli anni ’90, grazie anche all’intervento Warren Haines, magnifico chitarrista, cantante e autore.

Fino alla morte di Gregg Allman nel 2017.

“At Fillmore East” resta uno disco live più belli di sempre, da possedere, gustare e trattare con cura. Vi terrà caldo nelle fredde notti invernali e rinfrescherà le afose giornate assolate. Musica per palati fini, suonata da una band di amici all’apice della forma. Maestria, passione e coesione che trasudano dai solchi del doppio Lp e ne certificano la presenza nell’olimpo del rock.

Dopo l’ascolto di questo live la vostra vita non sarà più la stessa.

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