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La testimonianza

Fiammetta Borsellino: “Gli errori di 30 anni di indagini? Il segno del cancro dentro lo Stato” video

A Bergamo per il trentennale della strage di via D'Amelio: "Solo i giovani possono diffondere quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso"

Bergamo. Lei, Fiammetta Borsellino, ha fatto della sua vita il simbolo della legalità. Tutto è cambiato, così, drasticamente e drammaticamente, in un battito di ciglia, quando aveva solo 19 anni, con la strage di via D’Amelio.

Un attentato mafioso in cui persero la vita, oltre a suo padre Paolo, anche cinque agenti della scorta. E lunedì 2 maggio, nel trentennale della drammatica vicenda, l’ultima dei tre figli del magistrato che ha fatto la storia della lotta alla mafia insieme a Giovanni Falcone, è arrivata a Bergamo per portare la sua testimonianza ai 250 studenti dell’istituto Natta, concludendo così il percorso “Parole dedicate”, nel corso del quale gli studenti hanno incontrato i testimoni della memoria e dell’impegno civile sui temi della Legalità e della Costituzione, percorso in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale e il Comune di Bergamo. Ed è stata in redazione a Bergamonews, dove l’abbiamo intervistata.

Laureatasi in Giurisprudenza, dopo anni di lavoro al Comune di Palermo in un dipartimento dedito all’attenzione dei più bisognosi, ha scelto di lasciare tutto per portare in giro per l’Italia, soprattutto ai giovani, la memoria di suo padre e la lezione di legalità che lui stesso le ha trasmesso.

“Il mio è un impegno giornaliero, ogni giorno parlo con i giovani, vado nelle scuole perché credo che la memoria sia legata alla pratica dell’antimafia quotidiana e che questa vada coltivata sempre, credo che bisogna riappropriarsi del patrimonio di vita di certi uomini per portare avanti le idee e gli insegnamenti che ci hanno lasciato”.

Investire sui giovani, spiega, “significa investire sul futuro perché, come diceva sempre mio papà, la lotta alla mafia non può essere una mera opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che deve coinvolgere le nuove generazioni perché nessuno meglio dei ragazzi può contrastare il fenomeno e diffondere quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso e perché le mafie, da sempre, si nutrono anche del consenso giovanile”.

“Io credo fortemente nello Stato, nella magistratura e nella giustizia perché questi sono gli unici modi per onorare la morte di questi uomini e fare memoria. Ecco, per me fare memoria vuol dire necessariamente passare attraverso la giustizia che si consegue solo con la ricerca della verità”.

Verità la cui ricerca è ancora in corso, trent’anni dopo, tra nuove e false piste. Un tempo tragico, oscuro e colmo di tensione. Un  depistaggio che non è mai finito. Nuove indagini, processi, ex pentiti che tornano alla ribalta… Un’ombra lunga che ancora non è stata dissolta.

“Il fatto che ci sia stato sicuramente un lavoro fatto male altro non denota che la presenza di un cancro all’interno dello Stato, uguale o comunque simile a quello della mafia. Detto questo voglio anche ricordare che bisogna comunque guardare agli esempi positivi di uomini che hanno creduto fino allo stremo nello stato, fino al punto di fare sacrificio della vita. L’esempio viene anche da molti uomini che lavorano in silenzio, con sobrietà: a loro dobbiamo tendere il volto per credere in quella idea di stato sano che mio padre ha difeso fino al punto di morirne. Lui diceva sempre che lo stato va considerato come un amico e non come un nemico”.

“I concetti di legalità, pace e bene comune vanno sempre coltivati: non bisogna mai cedere alle semplificazioni dicendo che la mafia ha vinto o ha perso, perché non si può ridurre ai minimi termini un discorso così complesso. Sicuramente negli anni le coscienze sono cambiate, ma questo è un fuoco che va tenuto vivo e acceso, una pianta che va nutrita. Bisogna dire ogni giorno, con fatti concreti, il nostro no alle mafie“.

Nel pomeriggio, Fiammetta Borsellino è stata presente, al giardino dei Giusti in via Galgario, insieme alle autorità, alla cerimonia di piantumazione dell’ulivo e svelamento della targa in memoria delle stragi mafiose.

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