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Bergamo segreta

Una “tenda” nel quartiere: alla scoperta della nuova chiesa parrocchiale di Longuelo

Definito da Walter Barbero come “oggetto sfida”, l’edificio riprende l’immagine biblica della “tenda di Dio” realizzata da Mosè all’interno delle case degli uomini

La prima impressione che si ha quando si osserva la chiesa parrocchiale di Longuelo a Bergamo è sicuramente stupore.

La struttura, dedicata a Maria Santissima Immacolata, rappresenta infatti un esempio di modernità e avanguardia in un settore spesso legato a modelli del passato, ripetuti a iosa nel corso dei secoli.

La sua unicità va attribuita all’architetto Giuseppe Pizzigoni che negli anni Sessanta decise di accettare la proposta del vescovo di Bergamo Giuseppe Piazzi puntando su un progetto complicato quanto affascinante che sapesse offrire all’edificio sacro le sembianze di una “tenda nel deserto”.

Come sottolineato nel 1998 da Paolo Belloni sulla rivista “Domus”, il progetto venne concepito da Pizzigoni come “un processo costituito da fasi e momenti eterogenei, relazionati dalla capacità di sintesi del progettista attraverso l’uso sapiente e passionale del disegno” alle quali si accompagnarono però vari problemi legati all’assegnazione dell’intervento.

La prima pietra posata nel 1961 da monsignor Piazzi non segnò infatti l’effettiva apertura del cantiere che dovette attendere due anni per vedere l’effettivo inizio dei lavori affidati all’impresa Gianni Borella, decisa ad affrontare la sfida dopo l’esito negativo delle precedenti aste.

Chiamata a sostituire la vecchia chiesa ormai incapace di contenere un numero di fedele costantemente in crescita, la nuova parrocchiale vide la luce il 29 giugno 1966 quando il vescovo di Bergamo Clemente Gaddi (subentrato nel 1963 a Piazzi) consacrò ufficialmente il fabbricato.

Definito da Walter Barbero come “oggetto sfida”, l’edificio riprende l’immagine biblica della “tenda di Dio” realizzata da Mosè all’interno delle case degli uomini il tutto grazie a “quattro parti identiche, accostate e separate fra loro da due giunti, lungo i piani verticali, longitudinale, trasversale della chiesa” come sottolineato da Pizzigoni nella sua relazione tecnica.

Gli stessi volumi sono a loro volta retti da cinque volte sottili in cemento armato il cui spessore è di sei centimetri e i cui contorni formano “nello spazio un traliccio reticolare” che a sua volta consente di disegnare una tensostruttura la cui immagine richiama una vela o, in maniera simbolica, la cosiddetta “tenda di Mosè”.

Capace di trovare un equilibrio fra la ricerca tecnica e l’esasperazione emotiva attraverso l’utilizzo dei materiali, l’attenzione rivolta alla luce e la scelta dei colori, la struttura offre una sensazione di accoglienza unita al fedele che all’interno può osservare l’ampio bassorilievo dedicato alla Beata Vergine Maria Immacolata progettato da Dietelmo Pievani e posizionato all’interno della vela absidale.

Sotto di esso spicca invece il prezioso tabernacolo in rame dorato, sbalzato e smaltato da Claudio Nani a cui si aggiungono la via Crucis e le vetrate superiori realizzate su cartone dal pittore Mino Marra, autore anche del portone d’ingresso.

Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, la chiesa parrocchiale di Longuelo appare ancora oggi una delle opere più all’avanguardia dell’intero territorio orobico grazie alla genialità di Giuseppe Pizzigoni, capace di riscrivere la storia dell’architettura bergamasca.

Fonti

Giovanni Berera, L’inno di cemento. Beata Vergine Immacolata, Longuelo, Bergamo, Fondazione Adriano Bernareggi, Litostampa Istituto Grafico, 2016

Guya Bertelli, Manuela Brambilla, Matteo Invernizzi, Bergamo. Cent’anni di architettura. 1890-1990, Bergamo, Alcon, 1994

Michela Bassanelli, Maria Cristina Rodeschini, Guida all’architettura di Bergamo 1907-2017, Siracusa, Lettera Ventidue, 2018

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